mercoledì 30 novembre 2016

Anteprima - POTREI AMARTI di Ester Ashton

Oggi sono molto contenta di recensire in Anteprima il nuovo romanzo di Ester Ashton dal titolo "Potrei amarti", primo capitolo della serie "Marines Sex and Love".
Conoscevo già l'autrice e il suo stile impeccabile, ma non ero preparata al fiume di emozioni che riserva questo suo nuovo lavoro.
Andiamo a conoscerlo da vicino!








SINOSSI:Cassandra Miller è una donna che in passato è stata ferita nel profondo e tutto ciò le ha condizionato la vita. Un tormento interiore che l'ha resa insicura nell'accettare il suo corpo e restia nel donare il suo amore. Ma la sua vita è destinata a cambiare proprio quando conosce Logan Mitchell e l'apatia in cui è vissuta va inesorabilmente in frantumi. Lui è un marines, bello come il peccato ma pericoloso per i suoi fragili sentimenti: perché Logan non sa cosa sia l'amore. Qualcosa però è destinato a cambiare, perché quando i sentimenti subiscono il fascino seducente dell'amore, l'unica cosa da fare è lasciarcisi trasportare. Una battaglia di emozioni contrastanti che porterà entrambi a fare degli errori e delle scelte impossibili. Lui lotterà per la missione più importante della sua vita.... Lei dovrà affrontare una lotta tra i demoni del passato e il suo cuore...









NEW YORK - Cassandra è una giovane donna con qualche problema di sovrappeso, lavora alla Seduction e divide il suo tempo tra la migliore amica Eveline, il fratello Sam e la sorella Jacklin. Dotata di un fascino invidiabile, nasconde un segreto: ogni qualvolta incontra il cognato Logan non riesce a dominarsi; il giovane si è infilato in punta di piedi nel suo cuore e ha scatenato in lei il desiderio di migliorarsi sia fisicamente che psicologicamente.
Ora, Cassandra è una donna diversa, più sicura di se stessa e più curata nell'aspetto fisico, ma coltiva ancora il sogno che, un giorno, Logan possa accorgersi di lei. Lui è bello e irraggiungibile e pare fare coppia fissa con la seducente Eden; come potrebbe interessarsi alla cognata "cicciotta" e un po' troppo ordinaria?
Il destino, però, si sa, segue sentieri inaspettati e tutto sta per cambiare; la miccia della brama sta per accendersi, decisa a sconvolgere i sensi e delineare un sentiero popolato di ansie, paure e sentimenti insospettati.

La caratterizzazione dei personaggi è assolutamente perfetta. Cassandra, la protagonista, è quanto di più vicino a una donna reale. Non ci troviamo di fronte a una modella da copertina, alla solita bella e dannata con le forme al punto giusto, che sa sempre cosa dire e come dirlo. Lei è una ragazza con qualche problema di linea e una scarsissima autostima, che ha lottato per riuscire a perdere peso ed entrare in una taglia 48. Cassandra è dolce, romantica, sognatrice, all'indomani di una storia che l'ha avvilita e precipitata nell'insicurezza; acerba in fatto di esperienze sessuali, eppure desidera il cognato con tutta se stessa, senza inibizioni.
Logan è il protagonista maschile, uno dei migliori incontrati finora, il classico "maledetto". E' un Marine e, quando non è impegnato in missione, torna da Adam, il fratello, sposato con Jackline, sorella di Cassandra. Un uomo che brucia di passione, un bastardo abituato a ottenere ciò che vuole dalle donne senza sforzarsi troppo, vista la sua avvenenza fisica; condivide il letto con la bella Eden ma per puro sfizio ed è inspiegabilmente attratto da Cassandra. Allo stesso tempo, ne è intimorito, lei non è la solita donna da prendere e buttare, ed è capace di scatenare in lui fantasie e una brama impossibile da domare, unita a un istinto di protezione e di gelosia che rasenta la follia. Logan lotterà contro questo sentimento, ci si opporrà con tutte le sue forze, deciso a non soccombere al fascino di una tale straordinaria creatura.
Altri due personaggi molto positivi e interessanti sono rispettivamente Ethan, l'amico e collega di Logan, ed Eveline, la migliore amica di Cassandra. I due incarnano il tema dell'amicizia e della complicità. Eveline è l'amica per eccellenza, sempre presente, sempre pronta a difendere e cullare Cassandra, a consigliarla e a fare il tifo per lei. E poi abbiamo Ethan che, in quanto a fascino, si contende lo scettro con Logan. Lui non è il classico antagonista, è conturbante, attraente ma profondamente rispettoso. 
Riguardo a quest'ultimo personaggio, ho particolarmente apprezzato la scelta dell'autrice di mostrarci una Cassandra vulnerabile al suo fascino, anche in presenza di Logan. L'ho trovato pertinente e perfettamente realistico, perchè noi donne abbiamo occhi per guardare, esattamente come gli uomini. Credo poco ai romanzi in cui il protagonista maschile è l'unico "re" della vicenda e all'eroina che non vede e non sente nulla tranne che per lui. L'uomo e la donna sono carne e sangue, ed Ester sviscera a fondo la questione.
E poi abbiamo Sam, il fratello di Cassandra, che gioca un ruolo chiave nel romanzo. E' una sorta di angelo ed eroe solitario, di cavaliere pronto a difendere la sorella con le unghie e con i denti. L'istinto di protezione lo domina e cercherà di essere un buon consigiere sia per la sorella che per l'amico Logan.
David, pur comparendo in poche scene, è il personaggio negativo del romanzo; responsabile di parte delle insicurezze di Cassandra, appartiene al suo passato e ne ha condizionato inevitabilmente il presente. E' viscido e arrogante, con nessun rispetto verso l'altro sesso, deciso a prendere senza chiedere e a usare le donne.








'La volevo come non mai. In quel momento ciò che provai non sarei riuscito a descriverlo. Mi sentii perduto, sull'orlo di un baratro senza fine. Per un momento percepii Cassie tendersi e trattenere il fiato.Ero concentrato solo su di lei, sul suo profumo, sul suo corpo che era stretto contro il mio.'








La scrittura è fluida e si fonda su due pov; è sempre soprendente ammirare la capacità di Ester di calarsi nel ruolo maschile, ci riesce alla perfezione con una naturalezza da fare invidia. I capitoli di Logan sono meravigliosi, forse più che quelli di Cassandra.
L'ingrediente principale del testo è l'erotismo, protagonista sensazionale; la tensione è alle stelle, perno e motore della vicenda. Considero l'autrice una maestra di questo genere, possiede una capacità assoluta di descrivere il desiderio senza scadere nel ripetitivo e nello scontato.
Il sesso è mostrato in tutte le sue sfumature. L'autrice ci propone il sesso "malato" offerto da David e dalla sua attrazione negativa, volta a soddisfare il suo ego; il sesso fine  se stesso incarnato da Logan ed Eden, e il sesso che nasconde un sentimento come quello che unisce Cassandra e Logan.
Ciò che mi ha colpito particolarmente è la descrizione della "prima volta" di Cassandra. Praticamente perfetta la descrizione della paura del partner nello scoprire di avere a che fare con una "vergine", l'arrendevolezza di lei è squisita, la menzione di usare una "protezione" che non tutti i romance inseriscono. Ingredienti, questi, che rendono la scena fortemente realistica, priva di romanticismo e congrua al personaggio maschile interessato. Una "prima volta" vera e tangibile come il dolore, amara come la delusione.





'Come sarei sopravvissuta a quel dolore devastante?
Al tormento di vederlo ancora e sapere di averlo avuto tra le mie braccia solo per una notte?
Alla paura di non riuscire a vivere una vita senza di lui e reprimere i sentimenti e l'emozione che mi suscitava? '






I temi trattati sono: il sesso nelle sue sfacettature, la paura di amare, il sacrifico e l'autostima. Proprio su quest'ultimo tema vorrei soffermarmi: l'autrice punta la lente d'ingrandimento sulle insicurezze e sul bisogno di accettarsi, prima di poter superare qualsiasi altro ostacolo. Amarsi prima di amare.
E' un romanzo che non definirei assolutamente il classico romance; le dinamiche di cui è intriso il testo procurano un pugno allo stomaco difficile da dimenticare, penetrano sotto la pelle, come il finale assolutamente imprevedibile che ci lascia con un preludio di ciò che ci attende nel secondo imperdibile volume di questa serie.
Stupisce la verità di questo libro, perché non siamo di fronte a una favola rosa; i personaggi sbagliano, soffrono, feriscono, sono vivi, umani esattamente come noi. La realtà trasuda dalle pagine e colpisce dritto al cuore.









'Il mondo ben definito che conoscevo, da quando l'avevo guardato tempo prima, non esisteva più. Si era così capovolto, che a volte mi sembrava di essere una nave in balìa di una tempesta, che fronteggiava le onde pur di rimanere in equilibrio.
Non riuscivo più a riconoscere l'uomo che ero.'









"Potrei amarti" è il primo capitolo di una saga che si annuncia scoppiettante. 
Una donna che sogna l'amore, incurante delle conseguenze; un uomo che ha  una folle paura di amare; una passione bruciante che prosciuga, la forza del destino che si mescola al potere del sesso e, sullo sfondo, una New York dominata dai lustrini delle feste sfavillanti e dal sudore che impregna letti sfatti.
Un romanzo che racconta il bisogno di amare senza risparmiarsi, un'intensa riflessione sulla forza dei sentimenti e delle pulsioni. Un'istantanea di una storia d'amore non convenzionale che dilania anima e mente.
Consigliatissimo agli amanti del genere romance, dell'erotico, del romanzo sentimentale; a chi vuole calarsi in una storia vera, puntuale, praticamente perfetta.
Un'autrice che sconvolge con la sua verità fatta di carne, sangue, istinti e sentimenti. Una penna indimenticabile da cui c'è solo da imparare.
L'erotico non è per tutti, lo dirò sempre, ma di sicuro è per Ester Ashton! Credetemi sulla parola e correte a regalarvi una storia assolutamente fantastica.
Aspetto il seguito con impazienza e vi assicuro che lo aspetterete anche voi!

'Attesi che finalmente mi baciasse, che desse sfogo a quel desiderio, a quella passione che brillava nei suoi occhi e che sapevo ero stata io a provocargli. La percepivo tra i nostri corpi, potente, bastava che posasse la sua bocca sulla mia e avrebbe creato quella scintilla.'







martedì 29 novembre 2016

Segnalazione - NON ASPETTERO' CHE TE di Alessandra Paoloni

Oggi sono felicissima di ospitare nuovamente la mia carissima Amica Alessandra Paoloni in occasione dell'uscita del suo nuovissimo lavoro, un romance erotico dal titolo "Non aspetterò che te" che non mancherò di recensire.
Andiamo a conoscerlo da vicino!








SINOSSI: Clarissa, costretta a partecipare alla festa in maschera organizzata dal suo capo, non vede l’ora di tornarsene a casa, quando a un certo punto la serata prende una piega inaspettata: un uomo misterioso celato dietro la maschera del Fantasma dell’Opera la seduce come nessuno ha mai osato fare. Sconvolta e sorpresa, Clarissa si chiede chi sia l’affascinante e audace sconosciuto, senza riuscire a darsi una risposta. Almeno fino a quando non scopre che Lorenzo, un suo vecchio compagno di classe del liceo, lavora nella sua stessa azienda. Proprio quando il mistero sembrerebbe risolto, al lavoro iniziano a verificarsi alcuni inspiegabili incidenti… Cosa nasconde Lorenzo? Quella nuova e improvvisa attrazione, riaccesa a distanza di anni, basterà per salvarli entrambi? O il tempo è destinato ad avere la meglio sul sentimento? 










Eccovene un assaggio!








[...] «Tu ti stai innamorando di me? Io sono sempre stato innamorato di te. Lo ero anche quando non mi guardavi nemmeno in faccia perché avevi paura che qualche tua amica ti prendesse in giro. Ho convissuto con questo sentimento, senza mai esternarlo, per anni. E sono ancora vivo. Come vedi si può anche amare, tacere e continuare a sopravvivere.» [...]











L'AUTRICE: Alessandra Paoloni è nata a Tivoli, l'11 marzo del 1983. Coltiva fin da bambina una passione quasi viscerale per la scrittura e la lettura, pubblicando fin da giovanissima poesie e racconti su riviste e giornali locali. Esordisce come scrittrice con la raccolta poetica “Brevi monologhi in una sala da ballo di fine Ottocento” (2008), cui seguono i due romanzi fantasy “Un solo destino” e “Heliaca la pietra di luce” entrambi editi con la 0111 Edizioni. Si ripresenta al pubblico nell'aprile del 2012 con il nuovo romanzo “La Stirpe di Agortos” (pubblicato con lo pseudonimo di Elisabeth Gravestone e ora fuori commercio). Arriva seconda, con il racconto “La Prova”, al concorso indetto dal blog “Club Urban Fantasy”, la cui antologia è disponibile sia in edizione cartacea che digitale.
Esce nel novembre 2012 il paranormal fantasy “La discendente di Tiepole” (ora fuori commercio e presto disponibile in una nuova versione).
Il suo racconto "In fuga per ricominciare" è stato selezionato dal Writer Magazine di Franco Forte e comparirà nell'antologia "365 Storie d'Amore".
E' tra i vincitori del concorso “On the Road: diari di viaggio” indetto dalla Libro Aperto Edizioni con il racconto “Sulla strada per la fine”.
Pubblica con la Libro Aperto Edizioni il lungo racconto paranormal romance "Oltre l'oscurità" in edizione digitale.
Il suo racconto "La cura" viene inserito nella raccolta antologica digitale "La prima volta" edita dalla Triskell Edizioni ed è disponibile gratuitamente sul sito della casa editrice stessa.
Dal maggio 2013 è possibile scaricare da amazon la nuova versione dei “Brevi monologhi in una sala da ballo di fine Ottocento” al prezzo irrisorio di 0,99 €.
Nel settembre del 2013 pubblica in ebook la prima parte della saga fantasy/romance/erotica dei Wendell, “L'esilio del Re” a cui seguirà “Il tempo di Luther”, uscito nel dicembre 2013 (disponibili attualmente solo su amazon in versione digitale).
Il breve racconto “L'estate del Professore” fa parte della raccolta antologica “365 giorni d'estate” della Delos Books.
Nel marzo del 2014 pubblica su amazon il lungo racconto erotico “È te che aspettavo”, opera arrivata seconda al concorso della Sperling Privè della casa editrice Sperling & Kupfer, balzato quasi subito in testa alla classifica di letteratura erotica. Il 17 Giugno dello stesso anno, per la collana “Senza Sfumature” della Delos Books, è uscito il breve racconto erotico “L'amante del boia”.
Nel settembre 2014 torna a pubblicare in autoedizione il romanzo di genere romance contemporaneo “Ti regalo l'Amore”, opere selezionata e acquistata dalla Newton Compton Editori che ripubblica il romanzo in edizione cartacea il 30 Giugno 2016 con il titolo "Le infinite probabilità dell'amore". Sempre per la Newton Compton, il 15 giugno esce la novella "Doppio di cuori", prequel del romanzo. Torna con il breve racconto erotico “Non aspetterò che te”, targato ancora una volta Newton Compton Editori, il 29 Novembre del 2016.

lunedì 28 novembre 2016

Le autrici EWWA - INTERVISTA A SARA DI FURIA



Ciao Sara, benvenuta nel mio blog. Raccontaci qualcosa di te. 

Ciao! Grazie infinite per l’accoglienza! Ho trentotto anni, sono sposata e ho una piccola peste con le treccine di otto anni. Abito a Brescia, città famosa per la permanenza dei Longobardi e insegno nella scuola secondaria di secondo grado. Scrivo da quando ho memoria, e il mio sogno fin da bambina è sempre stato far trovare sotto l’albero di Natale alla mia mamma un mio libro pubblicato. Sono cresciuta a pane e Jessica Fletcher, la protagonista del telefilm “La signora in giallo”. Amo gli animali in modo viscerale e infatti casa mia è uno zoo. Ho avuto gatti, criceti, conigli e ora anche un cane, un cotton di nome Elvis. Alleviamo con cura le bestioline che passano dal nostro giardino quali ricci e ranocchie. In pratica all’appello mi manca solo “l’elefante e i due leocorni” e da casa mia son passati tutti. Mi piace suonare il pianoforte che ho studiato per cinque anni e spero, un giorno, di poter insegnare anche a mia figlia ad amare la musica classica.

Il diploma in studi classici, la laurea in Scienze della Formazione, seguita da quella in Scienze Religiose e l’impiego come insegnante. Come si è accesa in te la scintilla della scrittura?

La voglia di scrivere non è nata in seguito ai miei studi, ma c’era già prima. Ricordo che Santa Lucia, che a Brescia porta i regali a tutti i bambini nella notte tra il dodici e il tredici dicembre, mi regalò la mia prima macchina da scrivere, una pesantissima Olivetti in ghisa con l’inchiostro a rullo che ovviamente conservo ancora. Avevo sette anni. Gli studi fatti in seguito mi hanno offerto di certo più spunti per le mie storie e più opportunità di approfondimento, ma la miccia credo sia innata in ogni scrittore. Non c’è un momento in cui si inizia. Scrittore lo si è, non si diventa. Anche se c’è sempre comunque molto da lavorare.

Racconto Vs. Romanzo chi la vince?

Adoro i romanzi, ma mi sono cimentata anche nei racconti. All’inizio, lo confesso, sottovalutavo gli autori di racconti. Scioccamente pensavo “scrivo romanzi, cosa vuoi che sia stendere un racconto”. Poi la partecipazione a dei concorsi che imponevano un limite massimo di battute ai testi in concorso mi ha dato la possibilità di mettermi alla prova. Ho così scoperto che è molto più difficile scrivere un racconto. In poco spazio devi creare una trama attendibile, personaggi con carattere ben definito e dare ritmo al tutto. Insomma, se nel romanzo puoi prenderti tutto lo spazio che vuoi per dare vita alla tua storia, nel racconto non è così. Tutto si complica. Preferisco scrivere romanzi, ma ammiro molto chi si dedica al racconto.

Nella tua carriera letteraria hai partecipato e vinto diversi concorsi letterari. Possono aiutare realmente un emergente? Li consiglieresti?

Assolutamente sì. Ma chiariamo bene. Vincere concorsi non serve per “fare carriera”, aiutano l’autore a misurare le proprie capacità. Mettersi in gioco in una gara dove c’è concorrenza qualificata è un primo passo verso il miglioramento del proprio lavoro. Non sottovalutiamo poi il fatto che un buon piazzamento  apre le porte verso nuovi contatti nel mondo editoriale. Si ha l’opportunità di incontrare altri autori, ascoltarne i consigli, confrontarsi. E tutto questo può solo aiutare a crescere.

Nel 2009, esordisci con il saggio “Spes ultima dea. La spiritualità nera nel canto gospel” e nel 2011 l’urban fantasy “Niccolò Spirito - Quando le ombre svelano chi sei”. Dacci un assaggio di questo libro.

A “Niccolò Spirito” sono particolarmente affezionata. È stato il mio primo vero “romanzo” e l’ho scritto in un momento buio della mia vita, un periodo in cui anche io ho dovuto affrontare il mio lato oscuro. Scrivere, buttando sulla carta ciò che mi inquietava, mi ha aiutato a prendere la giusta distanza dai miei problemi e a considerarli con più neutralità. Insomma è stato terapeutico. Non a caso tutta la trama si snoda attorno al tema dei sette peccati capitali e a come poter superare ciò che sembra essere innato nell’uomo: l’inclinazione a fare il male. Ho scelto di ambientarlo nella Venezia di fine ‘700 dove il ruolo della maschera era preponderante così come in realtà lo è adesso. Ne indossiamo tante, diverse, tutti i giorni e non ce ne rendiamo conto.

Con questo romanzo vinci il Premio Nazionale “Magia Urbana 2012” e il premio “Miglior Trama” al concorso nazionale “Golden Books Awards 2016”. Cosa ricordi di queste esperienze?

Il Premio “Magia Urbana” è stato il primo e solo concorso in Italia per romanzi di genere urban fantasy.  Ricordo di aver mandato le copie senza sperarci troppo. “Chi non risica, non rosica” mi ripetevo. La vittoria è stata quindi del tutto inaspettata e soprattutto mi ha dato l’occasione di conoscere la Presidente di giuria, Fabiana Redivo, signora incontrastata del fantasy italiano. Da allora, non ho più potuto fare a meno di lei. Fabiana mi ha aiutata a crescere, romanzo dopo romanzo. E continua a farlo tuttora, per mia fortuna.  
Per quanto riguarda il “Golden Books”, rimasi a bocca aperta quando mi dissero che i testi arrivati in concorso erano circa trecento e i premi in palio soltanto dieci. Tra le dieci statuine, desideravo fortemente portare a casa quella relativa alla Miglior Trama perché ero, e sono, convinta che un buon libro parta da lì. Se di base non c’è un’idea valida e ben orchestrata, il romanzo potrà anche essere perfetto sotto l’aspetto stilistico, ma resterà sempre un libro mediocre, che non rimarrà nei ricordi del lettore. Sul treno che da Napoli mi riportava a casa, me la coccolai tutta. Le parole “Miglior trama” erano incise sulla statuina.

Nel 2013 esce il romanzo “I segreti di Kane Town” che guadagna il premio di merito al Concorso Internazionale “Montefiore 2014” ed entra nella rosa dei finalisti al Concorso Nazionale “Giovane Holden 2014”. Di cosa si tratta?

“Kane Town” è un paranormal romance e racconta di una bambina che, crescendo, deve fare i conti con la sua vera natura. Vuole essere un monito a non giudicare chi è diverso e ad accettarsi e amarsi per ciò che si è. Nel romanzo ci sono molti personaggi fantastici quali unicorni, sirene e un furetto albino di nome Merlino che è il narratore. Il tutto vuole essere un mio modesto contributo alla dea pagana “Fantasia” affinché non mi abbandoni mai. Sono orgogliosa del piazzamento ottenuto al concorso “Giovane Holden” perché nessun fantasy italiano si era mai qualificato nella rosa dei finalisti degli ultimi anni.

Nel 2015 pubblichi il romanzo gotico “La Regina Rossa”. Cosa troveranno i lettori al suo interno? Quale messaggio  e tematiche affronti in questo libro?

In primo luogo troveranno la Londra vittoriana, la vera protagonista di tutta la storia. Già questo basta a riempire le righe di fascino. Scopriranno aspetti legati alla negromanzia e a una Regina mai dimenticata, Anna Bolena. Ma il fulcro centrale punta alla denuncia di una società maschilista che opprime e tenta a soffocare la voglia d’indipendenza femminile. La mia eroina combatterà per tutte le donne del suo tempo e per quelle a venire. Personaggi senza ombra, travestimenti, morti misteriose e inquietanti fanno da contorno a una trama già di per sé molto ricca. Alcuni hanno paragonato lo stile usato nella "Regina Rossa" a quello di Jane Austen. Un onore per me!


https://www.amazon.it/Regina-Rossa-Sara-Di-Furia-ebook/dp/B00Y3KOT5K/ref=sr_1_1?ie=UTF8&qid=1478860250&sr=8-1&keywords=sara+di+furia



Qual è stato l’input per “La Regina Rossa”?

Anna Bolena e la sua triste storia. La maggior parte delle persone la ricorda soltanto come colei che ha separato la Chiesa Inglese da quella di Roma, che ha complottato alle spalle del re e molto altro di poco piacevole. In realtà è una donna che è stata usata, manipolata dagli uomini della sua famiglia per il raggiungimento dei loro scopi personali. Una donna vittima del suo tempo. Ho voluto così scrivere una storia che invece la valorizzasse e che ne spiegasse l’operato. Un mio omaggio a una donna coraggiosa.

Sei dell’associazione EWWA. Di cosa si occupa nello specifico e la consiglieresti ai tuoi colleghi?

È un’associazione per scrittrici donne che abbiano all’attivo almeno due pubblicazioni, ma anche per altre figure che ruotano attorno all’universo dei libri. Lo scopo per cui è nata è per creare una rete di solidarietà letterario-creativa tra le autrici. In un mondo editoriale che spesso viene paragonato a “un mondo di squali dove il pesce grosso mangia quello piccolo senza alcun problema di coscienza”, il confronto e l’appoggio invece sono alla base delle intenzioni di tutto ciò che EWWA compie. Conferenze, scambio di contatti, e molto altro aiutano chi ne fa parte a districarsi meglio nella matassa complicata dell’editoria.  Mi piace dire che l’associazione aiuti a “non sentirsi sole”. Appartenenza consigliatissima ovviamente!

Qualche altro progetto in cantiere?

Negli ultimi due anni ho cambiato un po’ genere letterario. Ho terminato un romanzo gotico-thriller inanellato alla vicenda famosissima di Jack lo Squartatore. Attualmente è in valutazione. Ho invece appena iniziato un thriller storico ambientato nella Madrid di fine ‘700 intrecciato alla singolare figura del famoso pittore spagnolo Goya. Insomma sono piacevolmente vittima dei secoli passati.

È stato un piacere ospitarti nel mio blog. In bocca al lupo!

Il piacere è stato mio! Felicissima di avervi potuto parlare un po’ di me… Non dico “crepi il lupo” perché lo adoro!

Per seguire Sara  SARA DI FURIA

venerdì 25 novembre 2016

Quel Libro nel Cassetto - ALLA CONQUISTA DEL WESTERN di Patrizia Ines Roggero

Per l'appuntamento con #quellibronelcassetto oggi affronteremo un'ambientazione molto interessante e ampiamente utilizzata dagli autori, e lo faremo con un'Ospite Speciale e cara Amica: PATRIZIA INES ROGGERO.
Patrizia Ines Roggero ha esordito nel 2008 con Sono solo un marinaio. Autrice di romance storici, è una delle fondatrici del Facebook Group Io Leggo Il Romanzo Storico e Socia di EWWA.
Collabora con il sito Farwest.it in qualità di articolista ed è corretrice di bozze.




Con Patrizia parleremo del WESTERN.
Come affrontare questo tipo di ambientazione all'apparenza "semplice"? Come gestire i ruoli dei personaggi e le dinamiche in questo particolare contesto? Quali errori non commettere e quali linee guida da seguire?
Se pensate che il Western sia fatto solo di bei Cowboy in sella a destrieri, ranch e lazzi, leggete questo interessante articolo, potreste ricredervi.




ALLA CONQUISTA DEL WESTERN



Trapper, pionieri, cercatori d’oro, cacciatori di taglie, comancheros, ranger, cowboy, nativi, scout, sceriffi, cacciatori di bisonti, operai della ferrovia, fuorilegge, pistoleri, prostitute... Queste sono le figure principali del West, quelle che ne hanno scritto la storia. Alcune, esaltate dal mito, sono giunte a noi con le più colorite sfumature che il tempo gli ha dipinto addosso, e ciascuna ha la sua collocazione negli anni e nel territorio dell’epopea western. Non metteremo quindi un ranger nel Montana, perché questo è un corpo di vigilanza esclusivo del Texas, così come non metteremo un comancheros in una zona lontana dalla Comancheria, ossia quel territorio appartenente ai Comanche che, circa fino al 1875, si estendeva tra gli attuali stati del New Messico, Texas, Colorado, Kansas e Oklahoma. 

L’epopea western segna un percorso storico che attraversa quasi tutto il XIX secolo e che ha inizio con l’acquisto della Louisiana nel 1803. Prima, infatti, la porzione di America compresa tra il Mississippi e le Montagne Rocciose era sotto il dominio francese, una terra perlopiù selvaggia, abitata quasi unicamente da tribù di nativi. La giovane storia di questo territorio è la vera difficoltà che s’incontra nel cimentarsi in un romanzo western. Noi europei dobbiamo infatti scrollarci di dosso l’idea che abbiamo delle città e dei luoghi ottocenteschi nostrani e immedesimarci in una regione vastissima, con una densità di popolazione molto bassa e costituita perlopiù da uomini. Le donne erano una rarità ai tempi della colonizzazione dell’Ovest, per questo si ricorreva spesso alle mogli per procura, tramite annunci sui giornali dell’Est.

Le città nascevano e morivano nel giro di un battito di ciglia, questa è un’altra difficoltà che s’incontra durante la stesura del romanzo. Prima di mettersi a scrivere, è bene quindi fare un’accurata ricerca sui luoghi che si vogliono toccare, perché potrebbe capitare di menzionare una città ancora non fondata o non più abitata. Si deve tenere conto anche delle distanze che dividevano tra loro i centri abitati e, soprattutto, questi ultimi dai ranch e dalle fattorie. Spesso, almeno nei primi anni della colonizzazione, non era tutto a portata di mano e queste persone vivevano davvero isolate in luoghi molto distanti dalla civiltà alla quale tornavano poche volte l’anno, giusto il tempo di fare provviste.

Se ambientiamo un romanzo nei territori montani all’inizio del XIX secolo, incontreremo di certo un trapper o mountain man, primi esploratori del West e cacciatori di pellicce. Sebbene già esistenti alla fine del XVIII secolo, è nel primo trentennio del 1800 che la loro figura prende davvero risalto. Il nostro trapper sarà un abile cacciatore, magari con una moglie indiana che si occupa delle faccende domestiche e della concia delle pelli. Quasi un ibrido tra bianchi e nativi, perché di questi ultimi aveva assunto parecchi usi utili a sopravvivere in quei luoghi. Vestirà abiti di pelle e indosserà quasi sicuramente un cappello di pelliccia. Lo muniremo di un paio di cavalli e muli con i quali farà ritorno alla civiltà solo in occasione dei raduni di trapper, dove venderà i frutti della caccia. Ma, come per tutta l’epopea western, bisogna fare attenzione alle date, perché già nel 1830, con il crollo dei prezzi delle pellicce di castoro, non più così richieste nell’Est e in Europa, questi personaggi spariranno e si dedicheranno ad altri impieghi. Grazie alla conoscenza che avevano del territorio, molti di loro diventeranno guide per i pionieri e per l’esercito, molto utilizzate nelle guerre indiane.

Il mito dei cowboy, come siamo abituati a vederli nel film e nei libri, nasce molto presto, anzi si può dire che siano stati i cowboy stessi a creare l’alone di eroismo che ha accompagnato queste figure nell’immaginario collettivo. Risalgono infatti agli anni ottanta del XIX secolo, epoca d’oro dei cowboy, alcune canzoni in cui vengono raccontate le gesta eroiche d’impavidi bovari con pistole fumanti pronte a sparare in difesa dei più deboli. Tutto questo venne poi alimentato dal Wild West Show di Buffalo Bill, che portò in giro per il mondo il mito dei mandriani del Far West e in seguito trovò la sua consacrazione nelle pellicole hollywoodiane.
Cappello a tesa larga, sigaretta in bocca, fazzoletto al collo, guanti, cosciali di pelle, il lazo, la frusta e l’immancabile cinturone con due Colt estratte sempre con abilità al primo torto subito. Il cinema ci ha regalato cowboy abituati a sollazzarsi nei saloon, tra giocate a carte, sparatorie e prostitute... be’, non era proprio così. Va sempre ricordato che il cowboy, come suggerisce il nome stesso, è un uomo che viveva appresso e alla mandria e ciò comportava un’esistenza fatta di fatica e privazioni. Di solito erano ragazzi tra i 18 e i 25 anni e la loro vita era molto meno rocambolesca di quanto si possa pensare. Passavano la maggior parte del tempo in sella a un cavallo, nei pascoli o lungo le piste che conducevano ai mercati di bestiame, tra freddo, neve, pioggia, caldo torrido, indiani ostili e coloni che non vedevano di buon occhio il passaggio delle mandrie nei pressi delle loro proprietà.
Va bene dipingere il nostro cowboy con gli elementi che lo fanno apparire un eroe romantico, ma non dimentichiamo chi erano davvero questi personaggi... uomini abituati alla vita nella prateria. Una buona caratterizzazione lo renderà di certo più vero e accattivante. 

I nativi sono uno tra gli elementi fondamentali del West, ma è anche un argomento molto complesso. Va sempre ricordato che vi erano numerose tribù, differenti tra loro per lingua, usi e rituali. Non tutti gli indiani erano abili cavalieri, alcune tribù non hanno nemmeno mai abbracciato la cultura del cavallo. Non tutti gli indiani erano nomadi o cacciatori, non tutti vivevano nelle tende (tipì o tepee).
Ad esempio, un capo Lakota non indosserà un copricapo con corna di bisonte tipico dei Comanche, così come un capo di questi ultimi non indosserà un copricapo con piume d’aquila (almeno fino agli anni settanta dell’Ottocento, quando iniziò la contaminazione culturale tra le tribù e i Comanche presero gli usci di alcune altre entità tribali).
Le tribù stanziali erano più progredite e si adattarono meglio alla cultura dei bianchi, le tribù nomadi, proprio a causa di questo loro perpetuo vagare al seguito delle mandrie di bisonti, ebbero uno sviluppo più lento che le rese cruente e primitive, anche per questo diedero del filo da torcere a pionieri e soldati.

Un mito da sfatare è quello che i soldati con i fucili sono sempre stati in vantaggio sui pellerossa. Ciò in Texas accadde in un secondo momento, quando i ranger presero in uso le Colt che, fino al 1843 erano considerate un’arma poco pratica, e le usarono contro i Comanche. Prima di allora, i fucili a colpo singolo, lunghi, scomodi e imprecisi se si combatteva in sella, non valevano nulla contro le frecce di questo popolo che a cavallo era imbattibile. Nel tempo in cui un soldato ricaricava la propria arma, un guerriero Comanche riusciva a scoccare almeno cinque frecce centrando il proprio bersaglio.
Se vogliamo raccontare di una carovana in viaggio verso l’Ovest, anche qui dobbiamo fare i conti con il territorio. Si muovevano su piste ben precise, in gruppo, su carri coperti, tra polvere, sole, pioggia e freddo pungente. Descrivere un viaggio di questo tipo deve esaltare le difficoltà che queste persone vivevano, la loro tenacia nel voler andare avanti in una terra in cui spesso erano i primi bianchi a mettere piede, e il senso di unione tra le famiglie.
Uno degli errori più comuni è quello di collocare alberi, e quindi far costruire dimore in legno o accendere falò, nel bel mezzo della prateria. Qui il legname era quasi inesistente, non si vedeva un albero per miglia e miglia. Il fuoco si accendeva usando sterco di bisonte e le case si costruivano con zolle di terra. Con l’incremento della popolazione, ovviamente questo cambiò, l’uomo modificò la natura, piantò alberi, fece giungere il legno da altri luoghi, ma i pionieri non avevano altro che zolle di terra e sterco di bisonte.
Se qualcuno moriva durante il viaggio verso l’Ovest, il suo corpo veniva sepolto proprio sulla pista, in una buca profonda e ricoperto di terra. I carri che vi passano sopra avrebbero compattato il terreno ed evitato che gli animali selvatici dissotterrassero il cadavere e ne facessero scempio. Perché non dobbiamo dimenticarci che il West era abitato da grossi felini, orsi, coyote, lupi, aquile... a seconda del luogo ci si poteva imbattere in questi feroci carnivori. 

Il cavallo è il protagonista indiscusso dell’epopea western. Senza di lui non ci sarebbe stato nulla di tutto ciò e deve avere risalto all’interno di un romanzo con tale ambientazione. Mustang, Quartier Horse, Appaloosa... le razze vanno approfondite così come la loro storia, perché sono razze giovani come la terra che le ha viste nascere ed è facile incappare in un errore! Va ricordato che il cavallo è stato reintrodotto in America dagli spagnoli nel XV secolo, ma ci mise parecchio a entrare nelle culture dei nativi che, fino ad allora, usavano i cani come animali da soma. Stessa cosa vale anche per le mandrie di bovini e ovini. Furono gli europei a portarle in America, e va ricordato quando si parla di Nativi, perché non tutti avevano familiarità con questi animali. 

Patrizia Ines Roggero








1. ATTENZIONE AL CAPPELLO: Si associa il West allo Stetson, il tipico cappello a tesa larga, ma lo Stetson risale solo al 1865, periodo in cui inizia la vera e propria epoca d’oro dei cowboy, che terminerà nel 1887 circa, con la fine del pascolo libero e l’arrivo del filo spinato.

2. USA LA PISTOLA GIUSTA: Il connubio West/Colt sorge spontaneo, questa pistola venne però brevettata nel 1836 dal ventiduenne Samuel Colt e prodotta dal 1838 in un’azienda del New Jersey, ma fino al 1843 nessuno sembrava volerla, la giudicavano elegante ma poco funzionale. Inoltre, i revolver a retrocarica erano poco diffusi prima del 1873.

3. IL WINCHESTER NON E' IL SOLO FUCILE DEL WEST: Il Winchester è il primo che di solito salta alla mente, ma il primo modello risale a metà Ottocento.

4. A OGNI TRIBU' LE SUE TRADIZIONI: Ogni tribù ha i suoi usi e costumi, la sua lingua e i suoi territori di caccia. Sono popoli che vivono nel rispetto della natura, la venerano e le sono riconoscenti, questo è un tratto che va sempre messo in risalto, così come la loro spiritualità.

5. APPROFONDISCI LE RAZZE: Fare attenzione alle razze di bestiame e cavalli. West spesso non è solo Longhorn e Mustang.

6. RICORDATI DEI CANI: Anche i cani hanno il loro ruolo, sia come aiuto per cowboy e pastori, sia come elementi delle tribù indiane.

7. RISPETTA I PERSONAGGI ED EVITA I CLICHE': Meglio non creare delle caricature; il cowboy che pensa solo a sbronzarsi e sparare in aria, l’indiano che parla solo per aforismi. Va bene giocare con i cliché, ma senza esagerare.

8.LA RICERCA E' FONDAMENTALE: Troverai molto utile Farwest.it, dal quale si può accedere al suo forum di appassionati. Google Earth è un occhio aperto sui luoghi in cui vogliamo far muovere i personaggi, ma attenzione: il West di oggi è diverso da quello dell’Ottocento, ad esempio, ci sono laghi artificiali e boscaglia dove un tempo c’erano solo prati, non farti trarre in inganno!

9. LA MEDICINA DEL WEST ERA POVERA DI RISORSE: La lontananza dai centri abitati comportava anche la rinuncia alle risorse mediche basilari. Erbe curative, cauterizzazione delle ferite, amputazione, non vi era molto di più.

10. LEGGI E STUDIA: Sono molti i libri che ci raccontano la conquista del West, ma ti consiglio questi: dal punto di vista degli indiani abbiamo “L’impero della Luna d’estate” e “Seppellite il mio cuore a “Wounded Knee”. Dal punto di vista dei bianchi troviamo “Un fischio nella prateria” e “Una Lady nel West”, consiglio quest’ultimo perché è la raccolta di lettere scritte da Isabel Bird alla sorella durante un viaggio in Colorado nel 1873 e offre la visuale in tempo reale di quei luoghi per com’erano davvero.