lunedì 31 ottobre 2016

INTERVISTA A MARGOT VALOIS



Ciao Margot, benvenuta nel mio blog. Partiamo dal tuo pseudonimo, perché questa scelta?

Perché la regina Marguerite - Margot - de Valois era una donna favolosa, di grande carisma e carattere, anche se è passata alla storia per le sue relazioni sessuali ambigue (tra l’altro molte delle quali inventate di sana pianta). Lo pseudonimo lo preferisco al nome che hanno scelto per me quando sono nata, proprio perché l’ho scelto io e mi si addice.

Hai trascorso l’infanzia nella libreria di tuo nonno, a Parigi, cosa ricordi di quel periodo? Possiamo dire che grazie a quei momenti la scrittura è entrata in te?

Ho dei ricordi stupendi legati a Parigi e a nonno. Rivivo ancora quei momenti e quando mi serve l’ispirazione per scrivere, ripenso alle mie giornate passate tra i libri.

Hai qualche autore che consideri tua Musa?

No, non ho un autore che amo in particolare. Amo leggere tutto e di tutto. Forse il più completo, per suggestioni, ricerca e trame, è Victor Hugo, ma ti direi una bugia se ti dicessi che è il mio autore prediletto. Leggo molti romanzi storici e i classici francesi, sui quali mi sono formata. Non ho però un romanzo preferito

Vivi a Swiss Cottage (Londra), hai mai pensato di ambientare uno dei tuoi romanzi in questa meravigliosa città?

Londra mi ispira moltissimo e Swiss Cottage è un quartiere che adoro. Ci sto pensando, ammetto. Mi piace molto l’atmosfera vittoriana, alla Dickens per intenderci. Ma sai che mi ci hai fatto pensare tu per prima con questa domanda? Forse era già insito in me il desiderio di scrivere su Londra, e tu mi hai fatto scattare la classica scintilla.

La passione per il romanzo storico scorre nelle tue vene. Parlacene.

Non potrei scrivere altro, Linda. La storia mi appassiona e non posso farne a meno, anche per le letture.

Esordisci nel 2015 con “Memorie di una cortigiana”, daccene un assaggio!

Citerò un piccolissimo passo del romanzo, se me lo concedi. Perché parla più di me. È il momento in cui la madre della protagonista, le dà dei consigli su come intraprendere la carriera di prostituta:

[...] Gli uomini sono ingenui. Fai credere loro di amarli e di sospirare ogni notte al loro ricordo. Lancia segni inequivocabili d’amore e vedrai. Crederanno subito che muori per loro e che sei perduta, non sarai mai di nessun altro. Mostrati pudica durante il banchetto, mai sfacciata. Ma a letto diventa quello che vogliono e quello che sei: una puttana. [...]

E nel 2016 esce “Cecilia di Ripanera”. Cosa troveranno i lettori al suo interno?

Cecilia è una vera eroina, costretta a diventare adulta troppo presto suo malgrado e ad assumere grandi responsabilità. Ma lei non rientra né nel prototipo di bella senza cervello, né della figlia succube determinata a portare avanti l’eredità di famiglia. 



https://www.amazon.it/Cecilia-di-Ripanera-Margot-Valois-ebook/dp/B01H7P4MJU/ref=sr_1_1?s=digital-text&ie=UTF8&qid=1477748907&sr=1-1&keywords=9788893231138



Qual è stato l’input per questo romanzo?

La storia, mia grande ispiratrice. Non aggiungerei altro.

Quali tematiche affronti e quale messaggio vuoi trasmettere?

Le tematiche che affronto sono varie, come per esempio il rapporto tra Chiesa e Massoneria. Ma parlo soprattutto di donne. Le storie delle donne forti mi hanno sempre affascinato e quindi forse inconsciamente mi sono ispirata a loro per scrivere di Cecilia. Vorrei che passasse questo messaggio: noi donne siamo una forza della natura!

La fusione tra fatti reali e inventati è perfetta in questo romanzo. Quanto tempo dedichi alla ricerca?

Ti ringrazio, Linda. Sono felice che tu me lo chieda. Ho spulciato in diversi archivi e mi sono divertita a fare domande a chi ne sapeva più di me. È un argomento che mi interessa molto, il rapporto tra Chiesa e Massoneria, così non ho esitato ad approfondire un po’ ovunque ma soprattutto nelle biblioteche e negli archivi.

I tuoi romanzi sono stati entrambi pubblicati con Compagnia Aliberti Editore, consiglieresti questa casa editrici ai tuoi colleghi?

Di sicuro! Io mi ci trovo benissimo. Sono seri e professionali e mi hanno sempre saputo dare ottimi consigli nei momenti in cui ho dubbi e perplessità.

Hai qualche altro progetto in cantiere?

Sto scrivendo molto. Ma soprattutto sto facendo ricerche in questo periodo per il seguito della Cortigiana e per un altro romanzo storico.

È stato un grandissimo piacere ospitarti nel mio blog. In bocca al lupo per tutto!

Grazie mille, Linda! Il piacere è stato tutto mio e… crepi il lupo!

Per seguire Margot     MARGOT VALOIS






venerdì 28 ottobre 2016

Quel libro nel cassetto - PIRATI: LE ROTTE DA EVITARE di Stefania Bernardo

Ecco al consueto appuntamento con #quellibronelcassetto dedicato ai consigli per gli autori emergenti e non.
Oggi parlemo di un argomento molto amato e dibattuto che è stato spesso utilizzato dagli scrittori per i loro romanzi e lo faremo con un'Ospite Speciale e cara amica: STEFANIA BERNARDO.
Stefania ha esordito nel 2013 con il romanzo storico La stella di Giada,  è autrice di romance storici e d'avventura. Socia ordinaria di EWWA, attualmente sta frequentato un corso per Correttori di Bozze e Editor. E' una delle amministratrici del Facebook Group Io leggo il romanzo storico ed è stata relatrice del corso "Come nasce un romanzo" nella biblioteca civica di Banchette.




Con Stefania parleremo di PIRATERIA.
Chi non si è lasciato stregare dal pirata selvaggio e violento che nasconde un animo nobile? Chi non ha amato leggere di cappa e spada, di galeoni e bottini, di tesori segreti e avventure che profumano di mare e arrembaggi?
Ma come ci si documenta? In quali errori è facile incappare parlando di pirateria? Ce lo spiega Stefania Bernardo in questo interessantissimo articolo.




PIRATI: LE ROTTE DA EVITARE



Rum, sciabole, pappagalli, vestiti colorati, occhi guerci e uncini. È senz’altro questa l’idea che vi salta in mente quando sentite nominare la parola “pirati”. Buontemponi dalla risata facile, dagli abiti sgargianti e la pancia piena di rum, tipi simpatici, adatti per lo più ad avventure per bambini o perfetti per diventare uno strumento milionario nelle mani di Walt Disney. Oppure uomini romantici e coraggiosi come il Corsaro Nero o Sandokan, adatti per un romanzo d’amore.
Sono questi i primi clichè con cui si scontra chi decide di scrivere di pirati, ma se è vostra intenzione creare un romanzo ambientato nel diciottesimo secolo, con un contesto storico e personaggi veritieri, bisogna tenere a mente che la pirateria può risultare molto più insidiosa di quanto si pensi.
Basta una differenza di un paio di decadi per farvi prendere un grosso granchio. Henry Morgan e Barbanera erano due capitani carismatici e pieni di fascino, ma si muovevano in epoche diverse.
Henry Morgan apparteneva al diciassettesimo secolo, periodo di corsari e “Fratelli della Costa”, attenzione, infatti, agli appellativi: corsaro non è un sinonimo di pirata. Il primo era investito dal proprio governo da una lettera di corsa, che lo autorizzava ad attaccare i nemici della nazione; il secondo, invece, agiva di propria iniziativa, libero da qualsiasi vincolo, considerato un criminale da tutte le autorità e destinato a finire sulla forca, se catturato. 

Un altro mito da sfatare è l’idea che tutti i capitani fossero dotati di navi maestose e imponenti. L’abbinamento pirata – galeone è naturale, ma sbagliato, retaggio dei colossal di Hollywood e di qualche serie tv recente. Questo tipo d’imbarcazioni erano ormai in disuso e sostitute dal più sinuoso e veloce vascello. Inoltre, non tutti i pirati avevano a disposizione un veliero grande e con numerosi cannoni, la maggior parte navigava su piccoli sloop che contenevano una decina di uomini. Imbarcazioni adatte a navigare tra le secche e le insenature dei Caraibi, e in grado di offrire una buona via di fuga dalle navi della marina.
Pochi sono stati i capitani al comando di velieri grandi e maestosi: Barbanera con la sua Queen’s Anne Revenge e Roberts, con la Royal Fortune. Due imbarcazioni dotate di quaranta cannoni, in grado di essere veloci e letali allo stesso tempo.
Una nave di queste dimensioni andava di pari passo a una ciurma adatta a governarle, e quindi solo i comandanti più famosi, spietati e di successo, si potevano permettere una potenza di fuoco simile. Non a caso, il nome di Barbanera ancora oggi è sinonimo di arrembaggi spietati e bottini sontuosi.
Un altro mito da sfatare è proprio quello del bottino che si accompagna al famigerato tesoro sepolto. Il traffico di oro e argento era in mano a spagnoli e portoghesi che, consci dei pericoli, muovevano le grosse quantità di questi preziosi in flotte scortate da imponenti navi da guerra.
Mettere le mani su una di quelle imbarcazioni era tutt’altro che semplice ma non impossibile. Roberts lo dimostrò con il suo attacco a una flotta portoghese, ma di certo non era un obiettivo semplice da ottenere o un’impresa facile da ripetere. Più comodo era mettere le mani su oro e argento approfittando del naufragio di queste flottiglie, recuperando il possibile dai relitti arenati.
Accaparrarsi oro e preziosi era perciò considerato il colpo della vita, un ottimo escamotage per una trama d’avventura, ma che non dovrà essere considerato come la norma. Il bottino ordinario di ogni pirata era costituito dalle decine di navi mercantili che dalle Indie Occidentali trasportavano qualsiasi tipo di merce in Europa. Tabacco, cotone, zucchero… merci che non luccicavano come l’oro, ma che valevano comunque molto. Bastava rivenderle e trasformarle in monete sonanti che venivano spese nel giro di una notte, senza bisogno di seppellirle.
Per farlo non occorreva un segreto porto di contrabbando, ma una qualsiasi città costiera dei caraibi. I pirati erano mal visti dalle autorità, ma le Indie Occidentali erano un misto di culture, un luogo ancora selvaggio, in cui si alternavano la civiltà e la foresta, gli indigeni e gli europei. Lontano dalle autorità delle nazioni a cui appartenevano, le colonie si erano create delle regole diverse, molto meno rigide e basate sul commercio. E i pirati, spesso, permettevano di arricchirsi in maniera veloce e sicura. Persino molti governatori erano in combutta e compiacenti, basti pensare a Charles Eden, che diede rifugio a Barbanera. 

Altro dettaglio importante, e mai da sottovalutare: la ciurma. Sotto il Jolly Roger si univano uomini di diverse nazioni, ex – schiavi liberati, mulatti, creoli, dettagli da non scordare quando si va a descrivere gli uomini che si occupavano di un veliero pirata.
Inoltre non si trattava di pirati che ascoltavano gli ordini del capitano senza proferire parola. I rapporti tra il comandate e la propria ciurma erano molto delicati persino per i pirati più temerari. Era la ciurma che eleggeva il capitano, il quartiermastro, il nostromo, e tutti loro potevano essere sollevati dall’incarico da un voto.
Il comandante aveva il potere assoluto solo durante gli arrembaggi e gli scontri, tutto il resto delle decisioni andavano prese di comune accordo con il resto degli uomini. Più il capitano era carismatico, più aveva possibilità di farsi ascoltare e di mettere in pratica ciò che riteneva più giusto, ma non erano infrequenti, nemmeno nelle ciurme di Barbanera o Roberts, tentativi di spodestare il comando, di minarlo, di creare fazioni interne e dissapori. Altro ingrediente per una trama interessante e ricca di colpi di scena.
Bisognerà poi avere una buona infarinatura di termini nautici, capire come si muoveva un veliero, valutarne la velocità, come farlo muovere in un arrembaggio, cosa occorreva fare durante una tempesta, ma conviene comunque spiegare al lettore cosa sta accadendo ed evitare di scadere nel tecnicismo.
Il capitano pirata si esprimerà con un linguaggio adatto, ma il lettore avrà bisogno di capire, senza trovarsi una sciorinata di termini nautici o pagine e pagine di descrizione dell’azione in corso.
Ricordatevi poi che i velieri erano fatti di legno, badate a come utilizzate lanterne e pipe, bastava poco per scatenare un incendio. Un semplice dettaglio può fare la differenza. Un esempio: attenti a quando maneggiate i cannoni, questi andavano assicurati con pesanti cime, in modo da non farli muovere. Immaginate un pezzo d’artiglieria libero di ondeggiare durante la navigazione: finirebbe con lo sfondare una delle pareti.
I covi, le isole deserte, le città dei pirati, tutte cose utili in un buon romanzo, ma anche qui, attenti a non fare confusione. La Tortuga era l’isola dei Fratelli della Costa, in uso nel diciassettesimo secolo e soppiantata in quello successivo da Nassau, le Bahamas sono state per decenni un luogo privo di legge e istituzione, dove facevano porto i pirati per riposarsi e godere di ogni piacere, ma solo fino al 1718, anno dell’arrivo del Governatore Rogers.
Era facile poi, per ogni capitano, avere una proprio covo o insenatura in cui rifugiarsi, le isole maggiori erano per lo più disabitate e i Caraibi offrivano una vasta scelta di isole deserte e rigogliose, sconosciute dalle mappe. 

La pirateria del diciottesimo secolo è un contesto storico ricco di spunti per una storia. Non a caso, i pirati, ancora oggi, sono figure che evocano fascino e avventura, ma per muoversi bene in questo scenario occorre conoscerlo e contestualizzarlo.
Create quindi protagonisti coerenti: se volete un capitano pirata il cui nome è sinonimo di terrore, dovete costruirgli un carattere adatto e un passato di azioni che lo hanno portato a crearsi una certa fama.
Le donne non sono bandite, era considerato di malaugurio averle a bordo, ma Anne Bonny e Mary Read ci raccontano una storia molto diversa. Parte integranti della ciurma, hanno combattuto a fianco degli uomini, quindi non fatevi scoraggiare se volete portare un’eroina a bordo, basta, come al solito, caratterizzare e creare una trama che giustifichi la presenza di una donna in un contesto di soli uomini e in un epoca in cui le donne erano sottomesse. 

                                                                                                                                                    Stefania Bernardo Scrittrice





1. NON SONO TUTTI JACK SPARROW: se stai scrivendo un romanzo di ambientazione storica, ricordati che i pirati non erano simpatici come quelli della Walt Disney.

 
2. ATTENTO AL CODICE: ogni capitano creava il suo per gestire al meglio i rapporti con la ciurma, e non decideva mai tutto da solo, anzi. Crea il giusto equilibrio tra carisma, disciplina e democrazia.

3. IL BOTTINO E' UTILE MA NON ESSENZIALE: utilissimi per una trama d’avventura, sentiti libero di mettere al centro della storia un bottino lussuoso, ma ricordati che non era la norma.
4. CONTESTUALIZZA LA VIOLENZA: Un pirata poteva appropriarsi della nave solo issando il jolly roger e senza sparare un colpo, contestualizza l’uso della violenza in base al personaggio che stai creando. Tra il santo e il diavolo ci sono diverse sfumature.

5. A OGNI PIRATA IL SUO JOLLY ROGER: ogni capitano pirata aveva una bandiera nera personalizzata, una propria firma. Bastava issarla e le vittime capivano immediatamente a chi si trovavano di fronte. Non dimenticare questo dettaglio.

6. RUM Sì, UBRIACHI NO: l’acool, al contrario dell’acqua, poteva sopportare i lunghi viaggi in mare senza marcire, ma veniva diluito. Le ciurme ubriache, in caso di attacco, hanno fatto tutte una pessima fine, tienilo a mente!

7. OGNUNO HA IL PROPRIO RUOLO: il capitano non faceva tutto da solo. Era affiancato dagli ufficiali. Quartiermastro, nostromo, ufficiali di rotta, ognuno di loro aveva un compito e lo stesso valeva per la ciurma. Pirati sì, ma con ordine.

8. PIRATI NON LORD: i tuoi personaggi dovranno avere un lessico adeguato. Parolacce e bestemmie intramezzavano ogni loro discorso, ricordatelo e crea il giusto equilibrio nei dialoghi.

9. LA NATURA PUO' ESSERE INSIDIOSA: ti muovi in un contesto caraibico. Non dimenticarti di uragani e tempeste, foreste e barriere coralline. 

 
10. CHARLES JOHNSON E' IL TUO MIGLIORE AMICO: prima di imbarcarti, leggi storia generale dei pirati di Charles Johnson, raccolta di biografie dei principali pirati realmente esistiti, pubblicata tra il 1722 e il 1724. Un resoconto autentico che ti sarà, molto, molto utile…

giovedì 27 ottobre 2016

Segnalazione - A OGNI COSTO di Anisa Gjikdhima

Oggi vi presento il romanzo di Anisa Gjikdhima dal titolo "A ogni costo", primo capitolo della serie "Moya".
Ho già avuto il piacere di ospitare l'autrice in occasione della sua trilogia "Madness" per YouFeel -Rizzoli e oggi torno a parlarvene molto volentieri per questa nuova uscita.
Ma andiamo a conoscerlo più da vicino!








SINOSSI: Per Alexander Volkov, mafioso russo di trent’anni non esiste il rifiuto. Mai avrebbe immaginato che una dolce ragazza Spagnola, gli avrebbe scombussolato la vita. Un colpo di fulmine, o meglio dire, uno scontro. Crystal ha appena compiuto diciotto anni, ed è in occasione di una festa in suo onore che conosce il misterioso Alexander. Ancora deve scoprire il mondo, e un uomo come lui non è di certo ciò che cerca nella vita. I due fanno scintille dal primo momento che i loro occhi si scontrano, e quando tutto sembra essere svanito, l'uomo prende una decisione importante che cambierà le loro vite per sempre. Lui la vuole a ogni costo, non importa quanto rischia, lei deve essere sua. Inizia cosi una storia tra amore e odio. Il diavolo e l’acqua santa.









Eccovene un assaggio!











L'AUTRICE: Anisa Gjikdhima ha iniziato a scrivere racconti sul web prima di pubblicare il suo primo romanzo “Bello ma dannato”. Sogna di poter emozionare i lettori come accade a lei leggendo altri autori e, soprattutto, sogna continuamente storie da scrivere.

mercoledì 26 ottobre 2016

Segnalazione - IL BARONE DELL'ALBA di Stefano Valente

Oggi vi presento un'uscita interessante.
Oggi conosciamo insieme "Il Barone dell'Alba" di Stefano Valente.
Ma andiamo a sbirciare da vicino!




SINOSSI: La fine del ’700: il Grand tour del barone borbonico Francesco Antonio si trasforma ben presto in una rocambolesca sequenza di avventure cui fanno da sfondo l’Italia e il Mediterraneo dei pirati barbareschi, la Sicilia e Malta, fino all’Egitto delle antichissime divinità teriomorfe e dei loro orripilanti misteri.Sulle tracce di un enigmatico ritratto di donna trafugato dalla dimora del Cardinale de la Caravela, il barone di Santamaria di Calòria percorrerà i mari e gli Stati, in compagnia di preti avventurieri e bestemmiatori, di sbirri negromanti dall’ambigua bellezza, braccato dai sicari della Chiesa e dalle spie del «Catapano» di Doràntia: l’ex inquisitore, «il porruto» Nicolás Deseado. Rapimenti, duelli, le prime esperienze dei sensi.Dalle sabbie del deserto africano al ritorno – attraverso le segrete e i roghi dell’Inquisizione –nella città dorata dove ogni cosa ha avuto inizio.La Storia si fonde con l’Immaginario. Le lingue, le parlate e i dialetti si amalgamano nella narrazione torrenziale, senza soluzione di continuità, delle alterne venture. Sfilano tableaux ricchissimi e
vivaci di luoghi; comparse e personaggi mai del tutto decifrabili, ciascuno col proprio insospettabile segreto. E soprattutto scorre davanti ai nostri occhi il racconto della Notte che incalza invano il Mattino e le sue rivelazioni: poiché sa che, quando infine li avrà raggiunti, non sarà in grado di riconoscerli. Verità e Finzione, Ragione e Follia, Voce e Silenzio, si danno convegno per raccontare una vita.






Eccovene un assaggio!








L'AUTORE: Stefano Valente, glottologo e lusitanista, è studioso delle lingue e letterature ibero-romanze. Tra i suoi titoli: il romanzo storico "Del Morbo – Una cronaca del 1770"(Serarcangeli, 2004, Premio Athanor); il thriller esoterico "Lo specchio di Orfeo"(Barbera, 2008) tradotto anche in Portogallo(O Espelho de Orfeu, Ésquilo Edições), "La serpe e il mirto"(1978) ovvero "Il tempo secondo Aguilar Mendes"(Parallelo45 Edizioni, 2013); il giallo fantascientifico "Il delegato Poznan è stanco"(DeAgostini/Libromania, 2014) e la space opera "Sensei delle Stelle"(Amazon, 2015). 
Nel 2013 ha vinto il premio 'Linguaggi Neokulturali' con l’inedito "Di altremetamorfosi", primo su 2046 romanzi, nel quale affronta da nuovi punti di vista la tematica della “pericolosità” e del rifiuto della diversità. 
La sua narrazione “gioca” a incrociare i più diversi generi letterari, con una scrittura colta, attenta ai vari livelli di linguaggio. Per lui scrivere è «la fatica di addomesticare un animale indomabile: la meraviglia».
LINK UTILI:
FACEBOOK FANPAGE AUTORE: https://www.facebook.com/StefanoValenteWriter/
FACEBOOK FANPAGE LIBRO: https://www.facebook.com/Il-Barone-dellAlba-1595685237394290/?fref=ts
YOUTUBE: https://www.youtube.com/channel/UCaHvFAH3u162PlZPnq9Yv7w

martedì 25 ottobre 2016

Segnalazione - DOLLHOUSE di Bianca Rita Cataldi

Oggi vi segnalo un'uscita molto interessante.
Torna a trovarmi Bianca Rita Cataldi, amica e collega che stimo per l'umanità e l'Arte che la contraddistinguono.
Oggi conosciamo da vicino "Dollhouse" secondo capitolo della serie "Riverside", ma andiamo a sbirciare!








SINOSSI: Riverside, Regno Unito. Dopo il traumatico risveglio in una realtà parallela che non le appartiene, Amabel riesce suo malgrado ad ambientarsi, trovandosi finalmente a suo agio tra i suoi allievi della Lucretius Grammar School, l’amabile collega Rachel e l’impertinente Damian, un suo giovane alunno che è anche il suo unico contatto con la realtà dalla quale proviene. Benché si stia ormai abituando all’insolita situazione, Amabel è comunque costretta a continuare le sue ricerche al fine di comprendere i motivi di ciò che le è accaduto e trovare un modo per tornare a casa. Intanto, l’incubo della bambola dai capelli rosa torna a visitarla dopo sei anni di silenzio. Come Amabel scoprirà ben presto, il segreto dei suoi incubi affonda le sue radici in un’antica favola slava della quale dovrà conoscere ogni aspetto per capire la complessità della sua situazione. Tuttavia, qualcosa trama nell’ombra e Amabel dovrà stare all’erta: è sufficiente un solo errore per spezzare per sempre l’equilibrio e far precipitare Riverside nella rovina.






Eccovene un assaggio!







«Era una sensazione che apparteneva ad Amabel e, al tempo stesso, era fuori di lei; era terribilmente simile a un ricordo, ma possiamo ricordare qualcosa che non abbiamo mai vissuto?»










L'AUTRICE: Bianca Rita Cataldi è nata nel 1992 a Bari dove ha conseguito la laurea magistrale in Filologia Moderna e si sta attualmente diplomando in pianoforte. È editor, correttrice di bozze e formatrice. Finalista al Premio Campiello Giovani 2009, ha esordito nel 2011 con il romanzo "Il fiume scorre in te" edito senza contributo da Booksprint Edizioni. Il suo secondo romanzo "Waiting room" si è classificato finalista del Premio Villa Torlonia 2012 ed è stato pubblicato nel 2013 da Butterfly Edizioni, conquistando nel 2015 il primo posto del Premio Letterario Internazionale Maria Messina. Da agosto 2015 è in tutte le librerie "Isolde non c’è più" Les Flâneurs Edizioni, menzione speciale al Golden Book Awards 2016. È socia ordinaria del Movimento Internazionale Donne e Poesia e ha contribuito alla fondazione del portale logokrisia.com

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