venerdì 29 gennaio 2016

Recensione - LA MIA CANZONE PER TE di Monica Portiero

Oggi vi presento il romanzo d'esordio di Monica Portiero, autrice che ho già avuto il piacere di ospitare nel mio blog.
Ho già recensito Monica in passato e, ora, torno a parlarvi di lei dopo la lettura di un romanzo sorprendente dal titolo "La mia canzone per te".




 




SINOSSI: La folla è in attesa, i fan in delirio attendono che la sua figura eterea compaia sul palco. Le struggenti note della canzone Uccidimi li fanno ondeggiare a ritmo, i loro corpi sudati e stretti l'uno all'altro sono lì per lei. Poi un assolo di chitarra mentre il suo corpo cade con un tonfo sul palco lasciando i suoi spettatori basiti. "Qualcuno semplicemente constata: 'Le hanno sparato. Hanno sparato a Jamie Parker'". Nel mondo vacuo in cui Jamie resta sospesa in attesa del risveglio, rivede la sua vita e il vuoto lasciatole dalla madre si riempie della solitudine di un mondo di successo ma povero di affetto vero. La paura si impossessa di lei mentre in lontananza sente il pianto di una donna che turba quel silenzio che le dà pace. Non deve essere facile per una ragazza accettare la sofferenza e scoprire che sei solo un business, e che chi ha voluto la tua morte ti ama e che con quel gesto vuole solo ridarti la libertà. Un romanzo struggente e colmo di fragilità in cui il lettore diventa complice della giovane protagonista tenera e piena di speranza allo stesso tempo, abilmente manovrata e relegata a vivere in solitudine come molte star del nostro tempo.








Il libro si apre su un palcoscenico, stiamo per assistere a un concerto e la Star indiscussa è lei: Jamie Parker. E' solo un'adolescente ma la fama la accompagna. La cantante va in scena e, tra la musica che impazza e l'acclamare della folla, accade qualcosa di imprevisto: Jamie si china su se stessa e sviene. Il delirio raggiunge massimi livelli. E' esploso un colpo di arma da fuoco e l'obiettivo era proprio Jamie, ma ancora più strabiliante è la mano che ha impugnato l'arma: si tratta di Amanda, la figlia del'imprenditore della Star.
Perchè Amanda le ha sparato? Jamie morirà? Cosa si nasconde dietro un gesto all'apparenza dettato dalla follia?

Questo è un esordio che conquista, fatico a considerarla un'opera prima per la sorprendente attualità e le doti innate che la Portiero mostra in queste poche pagine.
La scrittura è fluida, scorrevole. Il libro si divora in meno di un'ora, la narrazione è corale e si alternano vari punti di vista, primi fra tutti quelli delle due protagoniste: Jamie e Amanda.
Monica ci fa entrare dentro la testa dei personaggi, rivelando ansie, paure e segreti. L'incipit è paralizzante, il realismo di cui è intriso penetra sotto la pelle. Ci sentiamo davvero davanti a un palcoscenico, attorniati da fans eccitatissimi, l'attesa di vedere comparire la cantante è snervante, le luci ci abbagliano, la musica chiude le nostre orecchie e lo spettacolo ci ipnotizza.
L'ambientazione si arrichisce del pathos che caratterizza le scene, colpisce la perfezione delle descrizioni relative alle notizie trasmesse dai giornali e dai telegiornali. Una perfetta istantranea del nostro tempo, del meccanismo dei Media di bombardare i telespettatori di informazioni filtrate.




 
'La sua voce era più grande di lei. Jamie cantava, imparando a piangere sul palco, tra una nota e l'altra, vibrado come un arco, seria e impegnata, con il pubblico che le faceva da madre e da padre, da sorella, da fratello.'






La caratterizzazione dei personaggi è completa, stupisce che Monica ci sia riuscita in così poche pagine, ma è tutto al punto giusto senza esagerazioni e ostentazioni.
Ciò che domina questo testo è il confronto. Le protagoniste, pur provenendo da mondi opposti, sono unite da un denominatore comune: la solitudine, rappresentata dalla metafora di una gabbia in cui sono costrette a vivere, che sia quella dorata del mondo dello spettacolo o quella nebulosa della propria anima.
I genitori delle protagoniste sono anch'essi in contrapposizione. Il padre di Jamie, divenuto manager dal niente, è un uomo che non aveva nulla e tutto quello che ha guadagnato lo deve alla figlia, è un individuo che non vuole rinunciare al benessere a costo di sacrificare la felicità della sua bambina. E poi abbiamo il padre di Amanda, interessato a difendere il buon nome della figlia ma per i motivi sbagliati: le sue preoccupazioni si fondano sull'apparenza e la reputazione più che sull'apprensione per la salute mentale della ragazza.
Monica punta la lente d'ingradimento anche sulle madri delle due protagoniste. La mamma di Jamie è una donna sola, in miseria, fuggita da casa, ma non esiterà a sfidare tutto e tutti pur di riabbracciare la figlia, pur di rivederla e sincerarsi delle sue condizioni di salute. In contrapposizione, abbiamo la madre di Amanda: una donna che ha tutto e, nonostante la possibilità di stare accanto alla figlia, preferisce starle lontano, sembra detestarla, asuefatta dal potere della ricchezza.




'L'uccellino gorgheggia; il suo è un trillo dolce, ma così disperato. E poi di colpo c'è solo silenzio. La bestiola relcina il capo, si affloscia. Muore. E Jamie scuote la testa affranta. Lei e il cardellino sono molto simili. Cerca aiuto, grida, ma nessuno la sente. La sua è una richiesta inascoltata.'





 

Le tematiche trattate sono: le dinamiche famigliari, il succeso che dà alla testa, l'adolescenza con le sue luci e ombre, l'omidio-suicidio, la solitudine, l'abbandono, l'inferno di essere una Star con tutti i pro e i contro e la libertà.
La Portiero, con occhio disincantato, alza un grido di protesta contro la società dominata dai Media, contro chi tende a innalzare valori effimeri, materiali, relegando nell'oblio ciò per cui vale la pena vivere e morire.
"La mia canzone per te" è la storia di due ragazze allo sbando, di un'amicizia costruita sui mattoni della solitudine e dell'infelicità. Due vite ingabbiate che sognano una rinascita, ne odorano il profumo e sono disposte a tutto per ottenerla. E' un romanzo dove la morte è sinonimo di cordiale contro il dolore.
Il profumo di libertà domina le pagine e si tinge di nero, tra personaggi che sembrano staccarsi dal mondo di carta dell'autrice e colpi di scena che accompagnano Jamie nella sua battaglia per la vita e Amanda nella sua lotta per una rinascita agognata e incompresa.
Consigliato a chi vuole scoprire una penna non indifferente, a chi ama le storie contemporanee venate di mistero e di inquietante realismo.
Consigliatissimo!

'Sono un idolo. Sono un personaggio. Non sono reale. E non posso fare niente. Solo Cantare.'

mercoledì 27 gennaio 2016

Segnalazione - LE ANIME BIANCHE di Frances Hodgson Burnett (Traduzione italiana a cura di Annarita Tranfici)

Oggi vi segnalo un'interessante uscita che riguarda Annarita Tranfici, autrice che ho già avuto occasione di recensire in occasione del suo racconto "I due volti di Nuova Delhi".
Oggi torna nel blog in veste di traduttrice del romanzo "Le anime bianche" di
Frances Hodgson Burnett.
Ma andiamo a conoscerlo più nel dettaglio.





SINOSSI: Ysobel è una ragazzina timida e minuta che non ha mai conosciuto i genitori e vive, assieme ai tutori Jean Braidfute e Angus Macayre, in un castello dall’aspetto austero immerso nella desolata brughiera scozzese. Fin dall’infanzia, la bambina mostra di essere dotata di un particolare “dono” che la rende diversa da tutti gli altri bambini; ella ha il “potere di vedere oltre le cose” e di entrare in contatto con le anime dei defunti, ormai libere dalle sofferenze e dalle paure dell’esistenza. “Le anime bianche” (“The White People” nella versione originale) è un romanzo breve in cui la celebre autrice dei ben più conosciuti “Il piccolo Lord” (1886) e “Il giardino segreto” (1911) presenta, attraverso gli occhi della propria protagonista, le sue personali considerazioni circa ciò che attende l’uomo dopo la morte. Si tratta di un racconto carico di motivi gotici, di verità e saggezza, in cui emergono non soltanto il talento narrativo dell’autrice ma anche alcuni dettagli che rimandano al personale rapporto con il suo primogenito e con la religione. 

DOVE TROVARLO: http://www.amazon.it/anime-bianche-white-people-Eris-ebook/dp/B019PR7IZS/ref=sr_1_1?ie=UTF8&qid=1451900533&sr=8-1&keywords=le+anime+bianche 








Eccovene un assaggio! 


[...] Nessuno eccetto me sarebbe in grado di descrivere quanto fossi felice. Sembrava così naturale che fosse lui l’uomo che aveva colto la profondità del dolore di una povera donna sconosciuta. Quanto avevo amato quel suo modo pacato di mettersi a nudo! Ad un tratto mi resi conto che non avrei dovuto avere paura di lui. Avrebbe capito che non potevo fare a meno di essere timida, che era solo la mia natura, e che se mi esprimevo in modo maldestro, le mie intenzioni erano sicuramente migliori delle mie parole. Forse avrei dovuto provare a dirgli quanto i suoi libri fossero stati importanti per me. Lanciai un’occhiata attraverso i fiori ancora una volta e vidi che mi stava guardando. Riuscii a malapena a crederlo per un secondo, ma lo stava facendo. I suoi occhi – i suoi splendidi occhi – incontrarono i miei. Non riesco a spiegare perché fossero tanto meravigliosi. Penso fosse per la loro chiarezza, e perché scorgevo in loro una sorta di grande interesse e comprensione. A volte le persone mi guardano spinte dalla curiosità, non perché siano veramente interessate. [...]




L'AUTRICE:   Autrice americana di origini inglesi, Frances Hodgson Burnett (1849-1924) ebbe una carriera lunga e produttiva. Scrisse ben 55 titoli, 5 diventati best-seller e 13 trasformati in spettacoli teatrali. Sebbene sia maggiormente ricordata per i libri per bambini, tra i quali spiccano Il piccolo Lord, La piccola principessa, e Il giardino segreto, Frances Hodgson Burnett ha firmato anche libri per adulti, tra cui si annovera un romanzo che ebbe un notevole successo,That Lass o' Lowrie's. L'autrice nacque a Manchester, in Inghilterra, il 24 novembre 1849, ma quando suo padre morì nel 1865, emigrò con i fratelli e la madre nelle campagne del Tennesse. Allora sedicenne, l'unica educazione che le era stata impartita era quelle delle insegnanti dell'istituto femminile che aveva frequentato in Inghilterra, anche se trascorreva buona parte del suo tempo a leggere e a provvedere personalmente alla propria formazione. Per contribuire al sostentamento economico della famiglia, la ragazza tentò di avviare una scuola privata, esperienza che però non ebbe positivo riscontro. Successivamente provò a vendere alcune delle storie che aveva scritto a un giornale locale. Si trattava di pezzi talmente ben scritti, che il direttore della "Godey's Lady's Book", la rivista a cui aveva presentato i racconti, dubitò della loro originalità. Non sembrava possibile che una ragazza così giovane del Tennessee potesse scrivere una storia del genere per una rivista femminile inglese. Alla fine, due storie furono accettate e presentate ai lettori: Hearts and Diamonds, apparso nell'estate del 1868, e Miss Carruther's Engagement, pubblicato l'anno successivo. Nel 1870, Burnett e la sua famiglia si trasferirono a Knoxville, in una casa chiamata "Vagabondia", la quale ispirò il suo primo lavoro lungo, pubblicato a puntate con il titolo Dolly nel 1873 sul "Peterson's Magazine". Poco dopo, la madre dell'autrice morì. All'età di 20 anni, ella si ritrovò a essere il capofamiglia, e continuò a scrivere storie per riviste femminili (pubblicandone anche cinque o sei al mese) e a garantirsi così un reddito. La donna sposò il dottor Swan Moses nel 1873 e un anno dopo nacque il loro primo figlio, Lionel. Nel 1875, la coppia si trasferì a Parigi, dove venne alla luce il loro secondogenito, Vivian. Nonostante la gravidanza e la maternità, la scrittrice continuò a produrre libri al fine di garantire il sostegno finanziario della famiglia. Nel 1876 pubblicò il suo primo romanzo, That Lass o' Lowrie's, diviso in puntate apparse sul mensile "Scribner". L'opera, che racconta la storia di una donna indipendente che vive in una cittadina inglese, fu ben accolto e pubblicato in Inghilterra solo poche settimane dopo la sua uscita in America. Un critico del "New York Herald" dichiarò che "non vi fosse scrittore vivente (uomo o donna) che aveva il potere drammatico di cui la signora Burnett disponeva nel raccontare una storia" e che il giorno in cui il suo primo romanzo vide la luce fu un giorno "memorabile nel mondo della letteratura". Grazie a quella pubblicazione la sua popolarità di scrittrice - sia negli Stati Uniti che in Inghilterra - crebbe rapidamente. Nel 1877 l'autrice si trasferì a Washington DC, e nei successivi cinque anni pubblicò numerose opere, che conobbero anche un notevole successo di critica. Tra queste si ricordano: Surly Tim and Other Stories (1877), una raccolta di racconti; Haworth's (1879), sulla vita industriale nel Lancashire; Louisiana(1880), storia della figlia di un contadino; A Fair Barbarian (1881), sulla vita di una giovane donna americana nell'Inghilterra rurale; Through One Administration (1881), contenente osservazioni sulla vita a Washington. Nonostante il successo, gli impegni familiari, sociali e lavorativi influenzarono non poco le condizioni di salute dell'autrice, la quale era spesso malata e soffriva di crisi depressive. Anche il suo matrimonio fu turbolento. A partire dal 1884, la coppia iniziò a vivere separatamente, arrivando a divorziare nel 1898. Sebbene Frances Hodgson Burnett sia stata un'eccellente ed eclettica autrice di libri di vario genere, il suo nome resta legato alla narrativa per l'infanzia. Il critico Phyllis Bixler riconosce il talento e la superiorità prosastica che caratterizza i libri per bambini realizzati dall'autrice, sottolineando quanto essi siano in grado di "divertire un bambino e spesso anche un lettore adulto anche a un secolo di distanza, una longevità inusuale per la narrativa per bambini". La sua ultima apparizione pubblica risale alla presentazione del film ispirato al suo capolavoro Il piccolo Lord. Morì il 29 ottobre 1924 a Plandome, nello Stato di New York.






LA TRADUTTRICE: Napoletana di nascita, Londinese d’adozione, sono laureata in Lingue e letterature moderne. Lavoro come editor e traduttrice freelance, in particolar modo di testi letterari. Collaboro in veste di copywriter a vari magazine online e nel tempo libero mi dedico ad attività di blogging e alla stesura di romanzi e racconti brevi.

lunedì 25 gennaio 2016

INTERVISTA A MASSIMILIANO BELLEZZA



Ciao Massimiliano, benvenuto nel mio blog. Raccontaci qualcosa di te.

Ciao Linda, innanzitutto grazie per avermi ospitato nel tuo blog. Un piacere. 
Su di me ho poco da dire. Sono un tecnico aeronautico, che vola più che altro con la testa. Scrivere è la mia passione più profonda. Ho iniziato tardi a prendere la penna, 25 anni, e avevo ancora un’idea abbozzata di ciò che significava. Mi piace cantare: mi metto davanti a Youtube e mi lancio. Forse i vicini mi lancerebbero volentieri fuori dalla finestra, ma questa è un'altra storia. E poi leggere. Con il tempo (e la vecchiaia) è diventata sempre più una mia fedele compagna di riflessioni e crescita.

Quando si accende in te la scintilla della scrittura e dove trovi il tempo per scrivere?

La scintilla mi si può accendere un po’ ovunque. Quando accade, sento il bisogno pulsante di prendere un notes o anche un semplice foglio, poca importa, in modo da annotare il flash per non dimenticarlo. Poi a casa lo riporto sul pc. Il tempo? Tasto dolente. È dura facendo un lavoro a tempo pieno. I fine settimana o, meno frequente, quando rientro dalla giornata lavorativa.

Hai qualche autore che consideri tua Musa e quanto c’è di loro nei tuoi testi?

Nessuno in particolare. Nel senso che mi sento di aver preso spunto da vari autori: Stephen King, Kathy Reichs, anche Donato Carrisi, Robin Cook e Wulf Durn. C’è, nel mio piccolo qualche barlume di stile.
Un aneddoto, sul romanzo che sto edificando: l’influenza dell’ultima lettura "Il gioco di Gerald" mi sta avvolgendo e avverto il giovamento di tale esperienza.
Alcuni lettori hanno evidenziato parallelismi tra il filone esistenziale, il suo stile, e il mio "Destino crudele". Questo accostamento mi ha inorgoglito moltissimo, sempre però mantenendomi ancorato con i piedi a terra e capendo la strada ancora da percorrere per avvicinarmi anche soltanto a questi autori. Una precisazione: qui le letture sono divenute 'bagaglio' dopo. Singolare.

Hai partecipato anche a diversi concorsi letterari tra cui ricordiamo “Gran Giallo Città di Cattolica”, “La Giara” e “Il Festival delle Lettere” di Milano. Cosa ricordi di queste esperienze? I concorsi servono a un autore?

Poco o nulla. I concorsi non hanno lasciato una traccia significativa tra i miei ricordi. Sono stati esperienze da inserire e un modo per mantenere vivo il filo della scrittura; non addormentare il cervello, tenendolo a riposo da nuove storie.

Di te dichiari: “Scrivere mi fa entrare in situazioni lontane dalla mia vita quotidiana, essere chi desidero; posso ferire, combattere, deludere senza i rammarichi, il dolore dell’esistenza reale.” Approfondiamo questa dichiarazione. 

Nei miei romanzi non parlo di vite che abbiano anche solo lambito la mia. E meno male aggiungo! Parlo di situazioni drammatiche, di esistenze anche ai limiti. Mi piace calarmi in queste vesti (sarà morboso, forse anche grottesco), abitare la mente quando è fuori controllo. Il tutto saltando dentro e fuori dalla realtà senza scottature. Un modo per evadere dall’ordinario, per quanto cruento.

Il tuo esordio avviene nel 2010 con il romanzo “Destino crudele”, successivamente uscito anche in seconda edizione. Di cosa si tratta?

È un dramma adolescenziale. Il protagonista, Max Di Marco, ha compiuto da poco i suoi diciotto anni. Cresciuto in un ambiente familiare in cui la figura del padre era assente, è spesso scontroso e respinge chi dimostra di tenere a lui. Oltre a questo dovrà fare i conti con un dramma che si ripete, con la cecità della vita che talvolta, arida, dilania l’esistenza. Attorno a questa drammatica vicenda ruotano l’amicizia, l’amore: i suoi amici e il suo rapporto travagliato con Amanda, di cui è innamorato; la madre, Teresa, a cui vuole molto bene. Los Angeles fa da sfondo.

Nel 2012 pubblichi il thriller “Quando cala il buio”. Daccene un assaggio.

Allora vi propongo un estratto.

[...] Si lava le mani di fretta ma il volto è incredibilmente rilassato, per nulla toccato da ciò che ha appena fatto. Indifferente. Mette un paio di guanti in lattice, ripulisce l’arma, lavandola e asciugandola a fondo. Controlla gli abiti per appurare se è macchiato di sangue. Il suo volto si mostra ora nello specchio. Lo guarda quasi con rimpianto. Inizia a togliere brandelli di posticcia pelle umana, evidenziando così profondi segni che gli deturpano il viso, la conseguenza di un gioco perverso a cui gli imposero di partecipare, era lui infatti l’oggetto di scherno. Da allora odia i suoi coetanei e il rancore crebbe nei confronti dei bambini, degli adolescenti. La sua vita non fu più la stessa, denigrato ed emarginato.
“Mi hanno trasformato in un mostro”, rimugina furente.
Osserva ancora le sue deturpazioni per qualche lungo minuto, massaggiandosi le gote lentamente, gli è tuttora incredibile il fatto di non provare alcun dolore a quel tocco. [...]

E nel 2015 esce il prequel “Anima dannata”. Cosa troveranno i lettori al suo interno?

Vi troveranno la vita del serial killer che ha perseguitato i giovani e ingenui protagonisti del primo thriller "Quando cala il buio".  Tutta la sua esistenza costellata di odio e di paura. Fino al momento in cui esploderà. Ma lo farà a più riprese. Buona lettura!


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Quali tematiche affronti e quale messaggio vuoi trasmettere nel libro?

Affronto il tema del degrado psicologico, la patologia del disturbo dissociativo di personalità che può arrivare a estreme conseguenze, spesso determinato da vicissitudini traumatiche.  Non esiste un messaggio celato o più marcato. Io racconto una storia. La deviata impronta educativa che definisce i comportamenti schizoidi e li traghetta per mano ed è rea di ciò che possiamo diventare, quando si spinge al limite (ma anche meno), è l’unico monito che mi sento di manifestare come messaggio.

Qual è stato l’input per “Anima Dannata”?

Il lettore. È il lettore che mi ha spinto a scrivere questo prequel. E gliene sono grato. Mi ha fatto crescere come autore e quindi gli devo molto.

Il thriller sai come gestirlo e sai come innestare la “paura” nel lettore. Come nasce questa tua attitudine?

Grazie per il complimento! Sensazioni, il modo di interpretare ciò che potrebbe accadere; la metrica che sviluppa uno stile, ne delinea gli effetti e le suggestioni. Basta con queste frasi sconnesse. A volte non lo so neppure io!

Hai sperimentato sia il self-publishing che la casa editrice. Quale preferisci tra loro?

Sono diversi. Ho detto una banalità, lo so. Preferisco la casa editrice, anche se mi è stata utile l’esperienza self publishing. Mi ha fatto crescere, però l’ho trovata pesante, per alcuni intoppi personali. Forse dovrei ripeterla, ora che conosco meglio come funziona. E, in effetti, ti dà più autonomia. Insomma il futuro è incerto e la preferenza resta ambigua per me: entrambi hanno pregi e difetti.

Hai qualche altro progetto in cantiere?

Il terzo capitolo di "Quando cala il buio – Anima dannata". Ho iniziato a lavorarci. Stay tuned!

È stato un piacere ospitarti nel mio blog. In bocca al lupo per tutto!

Anche a me ha fatto piacere essere qui, grazie ancora per l’ospitalità. E viva il lupo!
Un 'in bocca al lupo' anche a te!

Per seguire Massimiliano QUANDO CALA IL BUIO E POI? LA STORIA - MASSIMILIANO BELLEZZA


https://www.youtube.com/channel/UC7zeWoZcoawAT5WQGikNCjQ

sabato 23 gennaio 2016

Quel libro nel cassetto - IL ROMANCE STORICO EROTICO secondo LAURA GAY

Oggi, per l'appuntamento mensile con la rubrica #quellibronelcassetto, dedicata al mondo degli autori emergenti e non, affrontiamo un genere applaudito, discusso e amato: L'EROTICO.
Questo non sarà l'unico approfondimento per questo interessante argomento, iniziamo con un'autrice importante e lo facciamo dedicandoci al ROMANCE STORICO EROTICO.
Ho scelto questo connubio perchè più volte mi sono imbattuta in discussioni tra autrici e tra lettori/autrici sull'argomento.
C'è chi considera i due generi (erotico e storico) incompatibili. Oggi ne parliamo insieme a un'autrice che stimo molto: LAURA GAY.




Laura si  è distinta negli anni per i suoi romanzi di qualità, ha all'attivo numerosi romance storici, time-travel, erotici e romantic suspense. Dall'esordio nel 2008 con il romanzo "Edmond e Charlotte - Le scelte dell'amore" non si è più fermata, è inoltre curatrice della collana erotica "Senza Sfumature" (Delos Digital) e collaboratrice dei blog "La mia biblioteca romantica" e "Insaziabili Letture".
Ma lasciamo a lei la parola ora!




Ciao Laura, benvenuta nel mio blog. Definiamo innanzitutto il concetto di “letteratura erotica”.

Ciao Linda, grazie per avermi accolta. Dunque, per letteratura erotica si intende tutta quella produzione letteraria che ha come temi principali la sessualità e l’amore fisico, ma anche la seduzione e la sensualità. Il romanzo erotico deve innanzitutto produrre eccitazione sessuale nel lettore, questo è il suo scopo primario.

Voglio affrontare con te l’erotismo nel contesto storico, più volte dibattuto e criticato. Sfatiamo la diceria che i due generi non si possano accostare.

Alcuni sono convinti che l’erotismo sia poco credibile se inserito in un contesto storico, perché nelle epoche passate le donne non vivevano liberamente la propria sessualità e via dicendo. Niente di più sbagliato. L’erotismo è sempre esistito, sarebbe assurdo sostenere il contrario. Proviamo a pensare al "Decamerone" del Boccaccio, o andando ancora più indietro nel tempo, alle commedie di Plauto o ancora alle poesie di Catullo, per non parlare dei versi erotici di Pietro Aretino. Insomma, chi sostiene queste teorie non conosce la storia e la letteratura come dovrebbe. Naturalmente, per scrivere un buon romanzo erotico di ambientazione storica è necessaria un’ottima documentazione sul periodo affrontato. Per esempio, non potremmo ambientare la nostra storia nel 1800 e pretendere che una giovane di buona famiglia, ancora vergine e vissuta nella più totale ignoranza dell’amore fisico, come spesso accadeva all’epoca, si comporti e si esprima come una cortigiana. Ma di qui a dire che non si possa ambientare un romanzo erotico nel XIX secolo ce ne corre! A quei tempi esistevano anche le cortigiane o le popolane, di sicuro più smaliziate delle dame del bonton. E c’erano mogli e vedove che intrattenevano relazioni illecite e che vivevano la sessualità appieno, pur cercando la più totale discrezione. Ne abbiamo parecchi esempi in letteratura. Quindi, sfatiamo pure questo mito!

Romanzi come “Jane Eyre” di Charlotte Bronte sono passati alla storia per essere stati, forse, i primi con una dose di erotismo che andava controcorrente. Sei d’accordo?

Be’, sicuramente romanzi come “Jane Eyre” o come “Cime tempestose” hanno costituito per l’epoca in cui sono stati scritti una grande innovazione. Anche perché frutto della fantasia femminile, cosa piuttosto straordinaria per quei tempi. Naturalmente, affrontano l’erotismo in maniera molto velata, ma sono comunque romanzi passionali, in cui l’attrazione fisica ha la sua importanza.

Allo stesso modo, Jane Austen ed Elizabeth Gaskell sono considerate autrici capaci di inserire un forte erotismo senza far sfiorare mai i protagonisti. Dicci la tua.

Concordo. Decisamente. Anche perché, a mio parere, un buon romanzo erotico non deve necessariamente mostrare scene di sesso esplicito, o comunque non basta il sesso a fare di un romanzo un buon erotico. È necessaria soprattutto la tensione erotica tra i personaggi. Tensione che non si esprime solo attraverso la sessualità, bensì attraverso le parole, gli sguardi. Se un’autrice è in gamba, è in grado di accendere nelle lettrici una fiamma ardente, anche senza far mai sfiorare i suoi protagonisti. E la Austen e la Gaskell, sono maestre in questo.

L’erotismo nel genere storico è stato ampiamente affrontato nel contesto storico. Autrici come la Woodwiss sono considerate quasi spregiudicate e capaci di alzare relativamente la temperatura nelle lettrici. Perché, dunque, c’è ancora tanta discriminazione al riguardo? 


Perché? Io credo soprattutto perché questo tipo di letteratura è scritta dalle donne per le donne. E in una società ancora prettamente maschilista come la nostra questo non è accettabile. Insomma, se un uomo scrive un romanzo in cui ci sono scene di sesso esplicito scrive alta letteratura. Se lo fa una donna, è letteratura di serie B. Francamente, lo trovo un po’ assurdo.

Alcune lettrici, amanti dei romanzi ottocenteschi e cresciute con la Austen, considerano un abominio inserire scene di sesso in un romanzo storico perché non attinente al contesto. La tua riflessione?

Credo di aver già risposto a questa domanda. Posso solo aggiungere che alcune lettrici hanno ancora una mentalità ristretta e non sono pronte a leggere scene con sesso esplicito. È questione di gusti. Però trovo sbagliato addurre come scusa il fatto che un romanzo erotico non sarebbe credibile in un contesto storico, per i motivi elencati sopra.

Autrici che scrivono romance nel 1800 Vs. Autrici che scrivono romance ambientati nel 1800. Una differenza importante. Perché ci sono autori e lettori tuttora convinti che un’ambientazione ottocentesca debba bandire le scene di sesso? I dogmi della società che non vedevano di buon occhio le Donne Autrici e ne vietavano scene troppo esplicite sono ancora quelli di una volta?

Evidentemente, questi dogmi ancora non sono stati banditi dalla nostra società. Se una donna scrive scene di sesso esplicito si storce il naso, a maggior ragione se scrive uno storico. Ma come ho detto prima, la sessualità esisteva anche nell’Ottocento. Esistevano le relazioni extraconiugali. Esistevano le cortigiane. E un uomo e una donna facevano l’amore esattamente come lo facciamo oggi, oserei dire per fortuna. E il fatto che una scrittrice come la Austen non si sia mai azzardata a descrivere una scena erotica, in quanto all’epoca sarebbe stato inconcepibile, non significa che al giorno d’oggi non si possa fare. Siamo nel XXI secolo. Le donne dovrebbero essere un po’ più emancipate! 

 
Quando il confine tra erotismo e pornografia si fa sottile?


L’erotismo, a mio parere, diventa pornografia quando l’atto sessuale di riduce a meri gesti meccanici. Ma questo confine è di per sé molto sottile.

Quanto è importante l’ambientazione in un erotico storico?


Secondo me dipende molto dai gusti e dallo stile dell’autrice. Mi spiego meglio, se il romanzo è in primis un erotico, la sua finalità principale è quella di produrre eccitazione sessuale nel lettore. L’ambientazione può essere appena accennata oppure dettagliata, a discrezione dell’autrice. Quello che conta è la documentazione. Se decido di scrivere un romanzo erotico di ambientazione storica, devo conoscere il periodo che vado ad affrontare. Non ci sono santi. Anche se non ho intenzione di descrivere minuziosamente l’ambientazione, devo conoscerla. Altrimenti, si rischierebbe di cadere in errori grossolani o risulteremmo poco credibili, un po’ come ho spiegato in una delle prime domande.

Un’ultima domanda più soggettiva: che cos'è erotico per te in un romanzo?

Per me è erotica la seduzione. La sensualità. La tensione sessuale tra i personaggi. Mi piacciono anche le scene di sesso esplicito, se ben descritte e non volgari, ma prima di ogni cosa in un buon romanzo erotico devono esserci gli elementi citati sopra. E purtroppo, quando devo valutare un manoscritto, mi accorgo che spesso queste caratteristiche mancano. Molte autrici sono convinte che basti piazzare una scena di sesso esplicito per creare un erotico, e non è così. 





1. SAPER CREARE TENSIONE EROTICA: Non basta saper descrivere ottime scene di sesso per scrivere un buon erotico. È necessario riuscire a creare tensione erotica tra i personaggi.

2. NESSUNA VOLGARITA': Erotismo e pornografia non sono la stessa cosa. Evitate la volgarità, in favore della sensualità.

3. DOCUMENTAZIONE STORICA: Non crediate, poiché state scrivendo un erotico, che non sia necessario documentarsi sul periodo storico da voi trattato. La documentazione è importante.

4. CREDIBILITA': Cercate di essere credibili. Sempre. Create personaggi realistici e trame che abbiano un filo logico. Studiate la psicologia dei personaggi, se necessario.

5. E' NECESSARIA UNA TRAMA: Non basta una sequela di scene erotiche, è necessaria una trama. I personaggi devono avere uno scopo, una meta da raggiungere. Serve un incipit, uno sviluppo e una conclusione.

6. CURARE LA FORMA: Grammatica e tecnica sono importanti. Non trascuratele pensando che basti emozionare. Nessuno si emoziona se un testo è scritto male.
7. NO AI CLICHE': Cercate di essere originali, se non nella trama (ormai sono tutte inflazionate), nel vostro modo di raccontare, di descrivere i personaggi. Trovate una vostra dimensione, un vostro stile.

8. IL CONFLITTO: Non dimenticate che deve esserci un conflitto all’interno del romanzo. Un impedimento, un contrasto, un problema da risolvere. Senza problemi il lettore si annoia. Tenetelo a mente.
9. CURARE IL FINALE: Il finale deve essere credibile, non tirato per i capelli o troppo frettoloso.
10. UMILTA': Siate umili. Imparate da chi ha più esperienza di voi e non impuntatevi se qualcuno vi fa notare un errore. È dagli errori che si impara. Se non c’è umiltà, non c’è crescita.