venerdì 9 ottobre 2015

Recensione - GLI ANGELI DEL BAR DI FRONTE di Elena Genero Santoro

Oggi vi presento il romanzo di Elena Genero Santoro, autrice che ho già avuto il piacere di ospitare nel mio blog.
Avevo già conosciuto il talento di Elena con il precedente romanzo "Un errore di gioventù" e oggi mi riconferma la sua bravura con "Gli angeli del bar di fronte".
Cio che amo di questa autrice è la sua capacità di trattare tematiche ostiche con estrema naturalezza, proponendo interessantissimi spunti di riflessione.
Le opere della Santoro non sono mai scontate o improvvisate e qui sta la sua forza e il mio immenso rispetto per il suo lavoro. 











SINOSSI: Chiara, italiana e Paula, rumena. Due giovani voci in una Torino autunnale e desolata. Due ragazze che vivono di lavori umili. Chiara serve ai tavoli di un bar malfamato, Paula fa la badante in nero. Tra di loro, un gruppo di ragazzi rumeni che ha tutta l’aria di essere una banda. Una sera, quello che pare essere il capo, Vic, salva Chiara da un tentativo di stupro da parte di due di loro. Chiara vorrebbe sporgere denuncia, ma Vic, che è tanto affascinante quanto ambiguo, le chiede di non farlo, in cambio della sua protezione. Nel frattempo l’ingenua Paula sogna l’amore, ma ripone tutte le sue speranze nell’uomo più sbagliato che ci possa essere. Un romanzo contro i pregiudizi e contro la violenza, che ha il sapore di una fiaba moderna. 








TORINO. Chiara è una giovane donna che frequenta l'università, intrattiene una relazione a distanza con un fidanzato assente e, nel tempo libero, lavora in un bar situato in periferia. E' una ragazza volenterosa, decisa a non gravare sulle spalle della madre affetta da problemi di depressione, intenzionata a laurearsi e costruirsi una vita tutta sua. Tra i frequentatori del bar in cui lavora ci sono alcuni rumeni capeggiati da Vic, un giovane che attira le attenzioni di Chiara, malgrado la banda di cui pare essere il leader.
Paula, invece, è una rumena romantica e sognatrice che fatica ad ambientarsi. Lavora come badante e colf, si tiene impegnata per tutto il giorno tentando di sbarcare il lunario e restare in Italia assieme al fratello, componente della "banda" di Vic.
Le vite di Chiara e Paula scorrono su due binari paralleli, destinati a incrociarsi in una Torino che sa trasformarsi in un incubo, dove niente è come sembra e gli amici possono facilmente diventare nemici.

In questo romanzo sono tantissime le cose da dire. Partiamo dalla narrazione che si fonda su due POV distinti: quello di Chiara e quello di Paula. Si alternano, capitolo dopo capitolo, narrandoci di due donne profondamente diverse, sia per estrazione sociale che per abitudini, ma fondamentalmente simili.
Questo libro è sorprendente perchè, pur narrando di due vite differenti, affronta le stesse tematiche e ce le mostra da due angolazioni diverse.




'L'aria lassù era fresca e frizzantina e mi sferzava il viso, e il panorama, sotto il sole e con pochissima foschia, era spettacolare. Eravamo sulla cima del mondo, e tutto il resto pareva lontano milioni di chilometri e milioni di anni luce. C'eravamo solo io, il sole e la natura. E c'era Vic ... In quella circostanza lui aveva completamente cessato di essere per me "il rumeno". Era un ragazzo cresciuto nella mia città, e come tale molto più simile a me di tanti altri miei amici.'






La caratterizzazione dei personaggi è ammirevole, come sempre. Si susseguono una girandola di "voci" straordinarie, prime fra tutti quelle dei clienti del bar in cui lavora Chiara. La Santoro inserisce un impressionante realismo nel descrivere questi abitudinari: dal proprietario del locale, uomo discreto e silenzioso che non si espone nè giudica il prossimo, all'anziano taciturno che consuma il suo bicchiere ogni giorno alla stessa ora, alla giovane in stato interessante decisa a dare il nascituro in adozione non appena avrà partorito la sua creatura. 
Oltre a questi personaggi che incarnano alla perfezione un surrogato della nostra società, non posso non citare Vic, l'immigrato, che con la sua eleganza e intelligenza conquisterà Chiara, infilandosi a poco a poco tra le pieghe del suo cuore. Questo è un personaggio complesso che riserverà molte sorprese al lettore: un uomo che si scopre lentamente e che insegna come l'apparenza spesso inganni, ma non voglio esprimermi oltre, per non generare spoiler. Una menzione va anche alla citazione dei personaggi marginali che si collegano al precedente romanzo di Elena: un'idea che ho molto apprezzato e consiglio, qualora sorgesse in voi curiosità, di leggere "Un errore di gioventù" per conoscere meglio questi protagonisti.

Attraverso Vic e Paula, la Santoro affronta l'importante tema dell'immigrazione, puntando la lente d'ingradimento sul significato di tale condizione e sull'ignoranza dilagante nella nostra società. 'Immigrato' è sinonimo, il più delle volte, di 'delinquente' e questa è, effettivamente, la strada che molti imboccano, ma spesso è un sostantivo affibbiato loro dai falsi stereotipi a cui la società ci ha abituato.
L'autrice ci fa riflettere sulla delinquenza, sulle cause di determinate scelte di vita, non sempre libere ma obbligate. Punta l'obiettivo, spiegandoci le condizioni di vita in Romania: il divieto di aborto, la questione del debito estero, l'esportazione della produzione agricola, il raziamento del cibo, la mancanza di riscaldamento, il raziamento dell'agrucoltra che portò a radere al suolo più di cinquecento villaggi e costretto seimila persona a trasferirsi.
Tante sono le sfumature da apprendere sull'argomento per comprendere una condizione molto più drammatica di quella che crediamo di conoscere. 

 




'Che cos'era Vic, così gentile e ammodo, un ladro galantuomo? Perchè indubbiamente lui era diverso dagli altri, aveva tutto un altro stile, aveva un che di raffinato, e poi sembrava ragionevole. Perchè un tipo come lui, che conosceva l'educazione, che parlava un italiano impeccabile, si era unito in un qualche "affare" con quella marmaglia?'






L'ambientazione del romanzo è interessante in quanto mette a confronto due mondi: quello italiano e quello rumeno.
Torino non è solo una città che scorre sullo sfondo, ma diviene parte integrante del testo, un cuore che pulsa ed emerge dalla scenografia. Attraverso il personaggio di Vic scopriamo una città magica e suggestiva, piena di misteri da svelare e affascinanti scorci in cui dimenticare il presente. 
Allo stesso modo ci offre anche un quadro di una Romania come non la conosciamo, dall'importante contesto storico e culturale.

Le altre tematiche affrontate sono: la violenza carnale, la depressione, l'amicizia, il coraggio, i rapporti famigliari e la condizione di 'badante'.
Proprio su quest'ultima vorrei focalizzare l'attenzione: paradossalmente ho sentito molto vicino lo stile di vita di Paula rispetto a quello di Chiara. Paula ci mostra la condizione di vita di una badante costretta a orari massacranti, sfruttata, che svolge un lavoro il più delle volte mal retribuito, ci mostra il bisogno di lavorare di queste ragazze anche "in nero", ci racconta il rapporto con padroni non del tutto benevoli che, anche di fronte a problemi personali,  pretendono zelo e puntualità, ci parla della sfiducia verso 'lo straniero' e le ripercussioni che spesso si verificano a fine collaborazione. Elena ci fa comprendere più da vicino il lavoro che svolge una badante, come lo svolge e il divario esistente tra padroni e dipendenti.
Un'altra tematica da evidenziare è quella sulla condizione della donna espressa dai personaggi di Chiara e Paula: due ragazze sole, costrette a lavorare e a sentire una profonda mancanza materna (Chiara avendo una madre assente perchè affetta da depressione, Paula per la distanza che la separa dalla mamma rimasta in Romania).
L'autrice affronta anche il tema della maternità attraverso le due protagoniste e quello della passione vista come 'atto d'amore' contrapposto a quello della 'violenza carnale'. Due modi di affrontare il sesso nel medesimo istante, due vite che d'improvviso scorrono sullo stesso binario, catturate dal fuoco di due diversi obiettivi.
Molto interessanti anche il prologo e l'epilogo di questo romanzo: l'autrice ci tiene per mano dall'inizio alla fine narrandoci una storia dal sapore dolce-amaro in cui scavare sotto la superficie per arrivare alla verità. 




'Io che sognavo baci e carezze, che bramavo tenerezza e dolcezza, durante il mio primo rapporto sessuale avevo preso botte e strattoni. Io che desideravo un principe, mi ero imbattuta nel lupo.'

 



"Gli angeli del bar di fronte" è la storia di due donne, di due stili di vita, di due voci in una Torino magica, che dovranno affrontare due cammini impervi. Due ragazze divise dalla società ma più simili di quanto credano.
E' la storia di un amore romantico e delicato, di un sentimento osteggiato dal pregudizio e da una giustizia che pare non arrivare mai.
Due mondi a confronto, due lati di una stessa medaglia, in una vicenda tutta al femminile che racconta di coraggio e di sofferenza, di apparenza e di "agnelli" mascherati da "lupi". 
Consigliatissimo agli amanti del romance con lievi sfumature di thriller, a chi vuole leggere un romanzo che tratta temariche sociali importanti senza scadere nel 'luogo comune'.
Elena Genero Santoro è una garanzia e non delude! Attendo il suo prossimo lavoro! 

'Noi italiani dimenticavamo che, a suo tempo, eravamo stati degli immigrati terribili.'








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