lunedì 28 aprile 2014

INTERVISTA A DEBORA BRUNI



Ciao Debora, benvenuta nel mio blog. Raccontaci qualcosa di te.

Ciao Linda, sono una “ragazza” di 43 anni nata in provincia ma adesso residente a Ferrara, città che adoro con tutti i suoi pregi e difetti. Sono sposata con l’uomo più bello del mondo e non ho figli per scelta. Mi sento sempre inquieta, in cerca di nuovi progetti e passioni a cui dedicarmi. Mi incuriosiscono le persone, i loro comportamenti, “leggere” fra le righe dei loro atteggiamenti, i retaggi culturali e antropologici a cui inconsapevolmente aderiscono. Giusto per farti un esempio, mi sono resa disponibile ad andare, in nome e per conto dell’azienda per cui lavoro, ad incontrare alcune classi delle scuole superiori per cercare di trasformare l’autobus una vera e propria community in cui gli studenti agiscano come attori principali. Insomma, cerco di tenere occupato il criceto che gira sulla ruota della mansarda (leggi: cervello! ;) )

Il diploma all’Istituto Magistrale e l’impiego come 'Conducente di Linea' sulla rete di trasporto pubblico urbana ed extraurbana del bacino di Ferrara. Dove trovi il tempo per dedicarti alla scrittura?

Tasto dolente questo! Sono rimasta molto “scossa” (in tutti i sensi e come in tanti) dal terremoto del maggio 2012 e ho sofferto per oltre un anno di insonnia. Scrivevo in quelle lunghe notti, ma passata l’insonnia ho finito il tempo. In realtà “scrivo” di continuo. Durante il noiosissimo turno di guida, mentre sono in coda o mentre aspetto che il semaforo diventi verde, osservo ciò che mi circonda, lo racchiudo in una bolla e ci gioco fino a fine turno, inventando trame, descrivendo personaggi inesistenti ma che magari sono nati da un dettaglio visto per strada o a bordo. Il vero nodo del “tempo della scrittura” è essere sempre stritolata tra le maglie della quotidianità, che mi lascia ben poco spazio per dare poi seguito a queste bolle creative.

Sei anche un’appassionata lettrice. Quali sono i tuoi autori preferiti e qual è il libro da cui non ti separeresti mai?

In realtà sono una lettrice compulsiva e anche un po’ “isterica” nelle scelte: vado da Feltrinelli e compro quello che c’è in sconto, quindi leggo veramente di tutto, anche cose terribili che faccio fatica a portare a termine. Adoro Pirandello, sul quale ho scritto una tesina alle superiori e grazie alla quale vinsi un viaggio premio in Sicilia. Mi piace molto Giorgio Faletti, che secondo me scrive e de-scrive quasi come fotografasse le sue trame e i suoi personaggi. Da lì al non separarmi mai da un libro il passo è veramente lungo. Di sicuro, durante il viaggio di un mese negli States che sto organizzando, “On the road” di Kerouac  verrà con me! Ricordo con tenerezza il primo libro che ho letto: il regalo della prima comunione di una cara amica di mia mamma, “Jolanda, la figlia del Corsaro Nero” di Emilio Salgari. Quel libro ha cominciato a farmi visitare posti lontani, a farmi vivere avventure impossibili e soprattutto a farmi capire che leggere è vivere, desiderare, sperare, sognare, soffrire, comprendere, immedesimarsi, andare in tempi futuri e passati, tornare al presente, essere uomo o donna, cambiare ruolo nella società.

Che coincidenza! Anch'io lessi il libro di Salgari da piccola e ne conservo un bellissimo ricordo. 
“L’ambizione è l’ultimo rifugio del fallito.” Questa tua citazione m’incuriosisce. Approfondiamola.

Probabilmente ho scelto questo aforisma per creare un alibi alle mie scelte di vita non sempre conformiste: avevo un lavoro ben pagato e con possibilità di carriera, ma che mi ha stancato. Ho scelto un lavoro “a cervello spento” e senza possibilità di miglioramento, “sconvolgendo” la tranquillità di amici e parenti andando apparentemente contro corrente. Quindi ho deciso che l’ambizione, la smania carrieristica, le arrampicate sociali e tutto quel che ne consegue non fanno per me. In realtà tutti quelli che si danno un gran daffare per scalare le gerarchie aziendali e lavorative mi fanno quasi pena.

Dal 2005, collabori con la rivista del Circolo dopo-lavoro-aziendale, come “inviata speciale”,  curandone  testie grafica. Di cosa si tratta?

E’ una rivista che circola nelle provincie di Bologna e Ferrara, ha una tiratura di 5.000 copie e viene distribuita a tutti i dipendenti TPER e alle “autorità” dei due territori (assessorati, uffici mobilità, enti locali, associazioni di categoria, ecc.) In questo spazio editoriale ho trovato il modo per raccontare, senza polemizzare e senza giudicare, la vita di chi quotidianamente guida un mezzo pubblico a chi lo fa e a chi, pur non facendolo, incide pesantemente su chi il mezzo lo guida e lo usa.

Nel maggio 2013, esordisci con la raccolta di racconti “Linea Circolare – Vizi e virtù del grande popolo dei trasporti pubblici”. Cosa troveranno i lettori al suo interno?

I lettori troveranno i “migliori”  (migliori secondo il mio editore!) racconti usciti sulla rivista di cui sopra e anche tanti inediti. E’ una mia parziale biografia, in sostanza trenta “scatti fotografici” che narrano del piccolo mondo di chi ha un piccolo ruolo in un piccola città. 


https://www.facebook.com/DeboraBruniLineaCircolare?fref=ts



Com’è nata l’idea per questa raccolta e quali tematiche affronti?

L’idea è nata per caso: il solito “un amico di un amico conosce un editore di Ferrara” con tutti gli et cetera conseguenti. 
Le tematiche, pur con spirito ironico e apparentemente semplice, sono tante: dal disagio sociale di chi porto in giro, alla complicità di un attimo con un utente sveglio, all’amore per la mia città che percorro in lungo e in largo, alla passione per la natura. Credo che un lettore distratto possa scambiarlo per un libro sciocco, ben diverso dall’essere un libro semplice!

Il tuo edito ha riscosso molta curiosità. Tra le varie presentazioni, quella tenuta alla Libreria Feltrinelli di Ferrara ha visto la partecipazione, come accompagnatore musicale,il noto Andrea Poltronieri. Raccontaci di quest’esperienza.

Come suggerivo prima, mi piace uscire dai soliti percorsi e anche per le presentazioni è stato lo stesso, con la complicità del mio editore che praticamente mi da il via libera su tutto. La direttrice di Feltrinelli Ferrara è una mia conoscente e buona amica di Poltro. Non ha fatto altro che abbinare due momenti promozionali in uno: mentre Poltro leggeva (peraltro caratterizzandolo molto bene) brani del mio libro, pubblicizzava anche il suo cd appena uscito. In questo modo ho potuto “sfruttare” una celebrità locale a costo zero.

“Linea Circolare” è entrato anche in carcere per l'incontro con l’autrice “Dietro le sbarre”. Parlacene. 

E’ stata una esperienza intensa, di cui faccio fatica a riparlare senza farmi scappare il magone.

Alle ore 9,15 mi presento in guardiola, mi fanno firmare una autocertificazione, mi requisiscono i telefonini, fotocopiano un mio documento di identità, perquisiscono la borsa.

Arrivano le educatrici, arriva un agente di polizia penitenziaria, arriva Licia Vignotto, arriva Luisa Martini della biblioteca Bassani di Barco, arriva Maria Fadda dell’associazione “Amici della Biblioteca Ariostea”, arriva la mediatrice culturale. Insomma il “parco esterni” è completo e partiamo. Porte che si chiudono dietro di noi, porte che mai contemporaneamente si aprono davanti a noi. Decliniamo cognome e numero di tessera visitatore all’ennesimo posto di guardia. E poi siamo dentro.

L’area pedagogica è brutta, squallida e poco accogliente. Poi noto i poster e capisco: è un modo per far sembrare questa zona diversa dalle altre; il risultato estetico lascia a desiderare ma apprezzo il tentativo.

Ci accomodiamo noi esterni, poi arrivano i detenuti. In una processione di “Buongiorno” che mi ricorda tanto la disciplina imposta dalla mia anziana maestra delle scuole elementari, prendono ordinatamente posto.

Non resisto: li scruto e cerco i segni della colpa, del peccato, del rimorso, della cattiveria innata. Non li trovo.

Dopo un inizio un po’ legnoso l’atmosfera si rasserena, mi crogiolo nel calore di avere davanti dodici veri lettori del mio libro. Hanno appunti, riferimenti, citazioni. Mi inorgoglisco!

Neppure le poche critiche negative, peraltro sollecitata da me e ben motivate, riescono a scalfire l’emozione che mi provoca “subire” il giudizio di uomini che dei giudizi altrui devono avere una ben strana opinione.

Mi chiedono dettagli tecnici sugli autobus, mi chiedono perché ho scelto di fare l’autista, mi chiedono perché scrivo, mi chiedono come mi è venuta l’idea di pubblicare un libro, mi chiedono se quando lavoro percepisco situazioni di pericolo, mi chiedono talmente tante cose che non ricordo né le risposte né le domande, con buona pace del mio proposito di prendere appunti.

Dopo quasi due ore di colloquio proficuo e a tratti allegro l’incontro ha termine.

L’ultimo intervento in extremis mi lascia senza fiato: “Fuori non ho mai letto un libro. Adesso leggo e ho cominciato a scrivere dieci, anche quindici pagine al giorno. Quando scrivo sono libero”

Non resisto e porgo la mano a queste persone che hanno, seppur forzatamente, aperto il loro mondo ad una “di fuori” e che con modi un po’ scarni ma educatissimi e rispettosi delle regole mi hanno accolto.

Ascolto rapita il racconto del detenuto-bibliotecario che mi spiega come il suo lavoro di “quando era fuori” lo aiuti nell’immane opera di catalogazione che sta portando a compimento ora.

Dopo un'esperienza che umanamente non posso che definire positiva, esco dal carcere di Ferrara. Ho presentato "Linea Circolare" ad alcuni reclusi. Il successo di partecipazione attiva dei detenuti mi permetterà di essere una “apripista” per altre presentazioni di autori che vorranno entrare in questo strano mondo.

Ho trovato persone disponibili ad ascoltare, con un vivace senso critico e con un inspiegabile – per me - senso dell'umorismo e dell'autoironia.

Ho trovato persone che hanno sbagliato e che stanno pagando, ma lo stanno facendo consapevoli che il loro lavoro in carcere potrà essere utile anche ad altri.

Ho trovato guardie carcerarie con volti truci o con volti aperti e sorridenti, ma sempre consapevoli dell’onere della loro mansione.

Ho trovato educatrici che lavorano con i detenuti per offrire loro una opportunità che forse prima non hanno saputo o voluto cogliere.

Ho trovato persone che vivono in un non-luogo che concede a noi "fuori" la falsa certezza che i cattivi siano dentro.

Ho trovato persone!

E un’altra presentazione insolita è stata quella di Pontelagoscuro, dove la ProLoco ha organizzato letture tratte dai tuoi racconti addirittura sopra una corriera. Unincontro particolare e molto stimolante. Dacci un assaggio di quella serata.

A Pontelagoscuro è stato magnifico: dopo un oltre un mese di tentativi TPER, per fumose motivazioni burocratiche, non mi consente (neppure pagando) di usare un autobus. Mi tocca noleggiarlo dalla concorrenza privata! Arrivo in piazza Ponte, corriera parcheggiata, autobus illuminato da faretti, i volontari della proloco al lavoro sul vin brulè… insomma tutto perfetto. Giovanni Pecorari, presidente della ProLoco, si dedica alla lettura: è un istrione nato, in assoluto il lettore che preferisco. La corriera traballa mentre il pubblico (che la riempie del tutto) ride grazie all’interpretazione di Giovanni. Credo di essermi meritata la cittadinanza onoraria di Pontelagoscuro che tutti scambiano per periferia di Ferrara, ma che invece mantiene tutte le caratteristiche di un paesino di provincia.

Alcuni racconti sono stati tradotti anche in braille e letti da alcuni non vedenti durante la cena di gala dell’Unione Italiana Ciechi ed Ipovedenti della provincia di Ferrara. Cosa ricordi di quell’esperienza?

In realtà sono stati tradotti solo due racconti che hanno come protagonisti due dei non vedenti che portiamo in giro in autobus. 
Uno di questi, Marco Trombini è un caro amico che conosco da più di vent’anni: è stato mio allievo, mi compagno di sindacato, mio passeggero… Insomma una presenza costante nelle mia vita. Marco è anche il presidente dell’Unione Ciechi di Ferrara, si è occupato della traduzione in braille, ha organizzato questa serata e ha trovato i due lettori dei miei racconti. Vedere le loro mani correre veloci e sicure su quei puntini in rilievo, sentire uscire le mie parole da persone che non conoscevo ma che mi hanno accolta come una di casa…  Veramente emozioni forti. E poi la serata si è chiusa con la mia solita boutade di goffaggine: accompagnando una coppia di non vedenti al binario in stazione per prendere il treno chi può essere franata rovinosamente giù per le scale? Ovviamente io, non certo i cosiddetti “disabili”!

Hai qualche altro progetto in cantiere di cui vuoi metterci a parte?

Per adesso mi accontento di promuovere il mio libro in giro per Ferrara e, perché no, anche nelle città limitrofe. Il prossimo evento sarà un AperiLibro, quindi prosecco e stuzzichini mentre si chiacchiera del mio testo. Poi spero in settembre di presentarlo al Liceo Carducci, la mia vecchia scuola magistrale. In programma anche un tè letterario, gestito da una associazione culturale di cui fa parte le mia profe di latino (per la serie “A volte ritornano”). E magari negli States potrei conoscere un editore interessato alla traduzione. Cito James Bond: mai dire mai! A parte questo, sto cercando il tempo di lavorare a quello che in realtà è il mio primo libro, ma che se vedrà mai la tipografia sarà destinato ad essere il secondo: un lavoro molto più intimo, faticoso, introspettivo e a tratti cattivo, ben diverso da quello già pubblicato.

E’ stato un piacere ospitarti nel mio blog, in bocca al lupo per il tuo lavoro!

E’ stato un onore per me stordire i lettori del blog con le mie parole! Crepi il lupo, ma solo se cattivo!


Per seguire Debora  DEBORA BRUNI "LINEA CIRCOLARE"




giovedì 24 aprile 2014

LA CASA SFITTA di Dickens, Gaskell, Collins e Procter

In occasione del terzo appuntamento con l'Agenzia Letteraria Jo March, vi presento la terza uscita della Collana Atlantide, dal titolo "La casa sfitta" di Charles Dickens, Elizabeth Gaskell, Wilkie Collins e Adelaide Anne Procter.




QUARTA: Mute testimoni di relazioni umane, le mura di una casa custodiscono nel silenzio i segreti degli uomini che le hanno abitate. Eppure certe case hanno assorbito così profondamente il loro contenuto, che esso si palesa all'esterno in tutto il suo inquietante aspetto. Nido, o prigione? Quale mistero avvolge la casa sfitta che ossessiona la signora Sophonisba? Cosa si cela dietro le persiane scorticate e il fango che oscura i vetri dai quali nessuno parrebbe più affacciarsi? Due investigatori speciali tenteranno di mettere pace nel cuore della loro prediletta: il fedele Trottle e il premuroso Jarber si sfideranno a colpi di manoscritti, di senili e tenere scenate di gelosia, e di coraggiose sortite nella casa. Mettetevi comodi: un regista d'eccezione come Charles Dickens ha scritturato i migliori autori sulla piazza per svelare, attraverso un intreccio impeccabile e una scrittura potente che lasciano semplicemente senza fiato, l'arcano della perturbante casa sfitta.





Si tratta di una produzione letteraria a otto mani, partorita dalla mente di Dickens. Una collaborazione con grandi autori, vere e proprie icone del Romanzo Classico, che ripropongono il loro stile immutabile su queste pagine. Quattro autori di indiscusso talento che intrecciano le penne e, curiosamente, anche le loro vite dentro e fuori dal testo.
Protagonista del progetto letterario è una casa sfitta che, con le sue finestre dissestate e la struttura pericolante, si rende inospitale anche all'acquirente meno critico. Un'abitazione che cela segreti ed esistenze ancora impregnate tra le sue pareti, una dimora che diviene teatro di tragedie, amori non corrisposti ed eventi drammatici.
Il romanzo è composto da cinque racconti. Si apre con l'introduzione di Dickens e Collins che ci presenta la signora Sarah, curiosa dirimpettaia trasferitasi da poco. La donna, osservando la casa sfitta, noterà qualcosa di strano oltre il battente, la curiosità la farà da padrone al punto da spingerla a impiegare il servitore Trottle e l'amico Jarber in alcune indagini.
Da qui, il secondo racconto ad opera della Gaskell, già apprezzata nel'opera di indiscusso valore "Nord e Sud". L'autrice narra le vicende di una coppia di coniugi che abitarono la casa sfitta, il cui passato torna a bussare alla porta conducendoli inevitabilmente a risvolti drammatici.
Segue poi il racconto di Dickens su un altro inquilino della casa, un servo itinerante e, successivamente, il componimento poetico della Procter che, con fluidità e padronanza di linguaggio, narra il tormento di una donna a causa delle rinunce amorose, rinunce che, sembrano, non avere mai fine. E raggiungiamo il culmine della storia con il racconto di Collins che svelerà ciò o chi si nasconde nella casa sfitta.
La conclusione della vicenda avviene con un racconto curato ancora da Dickens e Collins, i due autori accompagnano il lettore introducendolo nella storia e, allo stesso modo, lo salutano sempre tenendolo per mano.








 'Ho sentito parlare, come tutti del resto, di case infestate dagli spiriti: ma ho avuto la mia personale esperienza di uno spirito infestato da una casa, perchè davvero quella casa infestava il mio.'









"La casa sfitta" è un lodevole esempio di come coniugare abilmente mani, menti e penne differenti senza sfociare nel flop o in un componimento disgiunto ed eterogeneo.

Un 'idea geniale, a mio avviso, tinteggiato da toni cupi e misteriosi. Non nascondo di aver provato un brivido in più di un'occasione con la penna di Collins, pur apprezzando tutti e quattro gli stili; una menzione va alla Gaskell e alla sua scrittura indimenticabile. 

Descrizioni accurate, personaggi realistici e un'ambientazione che sfuma nel gotico. Il profumo del classico d'autore che è gioia per occhi, cuore e mente.


Recensione pubblicata sul web-magazine Pink Magazine Italia e presente nella Rassegna Stampa della casa editrice.




mercoledì 23 aprile 2014

Segnalazione - I PASTICCIOTTI di Francesca e Cecilia Buraschi

Oggi vi segnalo un'uscita molto interessante per i più piccoli e non solo!
Conosciamo le avventure di una famiglia tutta speciale: I Pasticciotti, raccolte in tre editi spassosi.
Prossimamente avrò il piacere di ospitare nel mio blog le autrici, ma andiamo a conoscere più da vicino questa simpatica famiglia!



I PASTICCIOTTI E I DOLCI DI BABBO NATALE
SINOSSI: Il Natale è ormi alle porte e i Pasticciotti lavorano senza sosta, preparando panettoni, pandori e biscotti di ogni forma e colore. In bottega la gente va e viene, attirata da un delizioso profumo di dolci natalizi.
«C'è una lettera per voi!», urla il postino facendosi largo tra i tanti clienti che affollano la pasticceria. «E sembra provenire da un paese lontano: Rovaniemi, Finlandia».
«Rovaniemi??», domanda Papà Babà perplesso, mentre apre la busta. «Ma... quella è la citta di Babbo Natale!», aggiunge Crostatina incredula, ispezionando il timbro dell'ufficio postale.
«Credo proprio che tu abbia ragione, figlia mia», dice Papà Babà, mentre Mamma Meringa e Caramello si avvicinano per leggere il contenuto della strana missiva.. 


DOVE SCARICARLO:  http://www.amazon.it/Pasticciotti-dolci-Babbo-Natale-ebook/dp/B00ACMM3F6/ref=sr_1_1/276-3832863-0315166?s=digital-text&ie=UTF8&qid=1398182180&sr=1-1



I PASTICCIOTTI E LA TORTA DEL RE
SINOSSI: La famiglia Pasticciotti gestisce la miglior pasticceria della città.
Papà Babà e Mamma Meringa hanno due figli, Caramello e Crostatina, che fin da piccini hanno appreso dai genitori tutti i segreti dell’arte pasticcera, dimostrando un’innata passione per la preparazione dei dolci.
Oggi, per i Pasticciotti, è una giornata importante: il Re di Regnodorato ha ordinato una torta per festeggiare la nascita dell’erede al trono che, secondo le previsioni dei maghi di corte, sarà un bel maschietto.
Per questo, il Re ha richiesto una torta a tre piani, interamente ricoperta di glassa azzurra e ripiena di miele millefiori, il preferito dalla Regina. 


DOVE TROVARLO:  http://www.amazon.it/I-Pasticciotti-torta-del-Re-ebook/dp/B00A01DJ5C/ref=sr_1_3/276-3832863-0315166?s=digital-text&ie=UTF8&qid=1398182180&sr=1-3




I PASTICCIOTTI E IL LUPO
SINOSSI: Da qualche settimana, gli abitanti del villaggio di Montilassù vivono nel terrore: un grosso lupo si aggira famelico tra le montagne e di notte fa strage di galline, pecore, agnelli e vitellini. I villeggianti sono disperati, perché il cibo scarseggia. Senza più galline, chi coverà le uova? E senza mucche, chi farà il latte? Per non parlare di carni e formaggi, preziosi alimenti per tutta la comunità montana.
Il timore più grande, però, è che il lupo, divorati tutti i capi di bestiame, prenda di mira i bambini del villaggio... Il sindaco di Montilassù le ha provate davvero tutte per catturare il lupo, ma la bestia è così pericolosa che intere squadre di veterinari e zoologi, dopo averne studiato il comportamento, sono scappati a gambe levate, senza concludere alcunché.
“Non ci resta che...prendere il lupo per la gola!”, dice il sindaco ai cittadini. “Per questo, ho convocato qui in paese i più famosi cuochi del mondo. Quella bestia è molto golosa di dolci e ho pensato che potremmo fargliene trovare alcuni fuori dalla sua caverna. Il lupo non resisterà e...gnam! Si papperà tutto in un sol boccone! E con la pancia piena, cadrà in un sonno profondo. 


DOVE TROVARLO:  http://www.amazon.it/I-Pasticciotti-Lupo-Francesca-Buraschi-ebook/dp/B00AUKCSYG/ref=sr_1_2/276-3832863-0315166?s=digital-text&ie=UTF8&qid=1398182180&sr=1-2



Eccovene un assaggio! 

La famiglia Pasticciotti gestisce la miglior pasticceria della città.
Papà Babà e Mamma Meringa hanno due figli, Caramello e Crostatina, che fin da piccini hanno appreso dai genitori tutti i segreti dell’arte pasticcera, dimostrando un’innata passione per la preparazione dei dolci.
Oggi, per i Pasticciotti, è una giornata importante: il Re di Regnodorato ha ordinato una torta per festeggiare la nascita dell’erede al trono che, secondo le previsioni dei maghi di corte, sarà un bel maschietto.
Per questo, il Re ha richiesto una torta a tre piani, interamente ricoperta di glassa azzurra e ripiena di miele millefiori, il preferito dalla Regina. [...]



LE AUTRICI
 
FRANCESCA BURASCHI: Nata a Copparo il 13 febbraio 1983, nel 2006 si è laureata con lode in Giurisprudenza presso l’Università di Ferrara. Nello stesso anno ha iniziato a collaborare con la cattedra di Diritto Penale dell’ateneo ferrarese, dove ha frequentato il dottorato di ricerca in comparazione giuridica e storico-giuridica, conseguendo il titolo di PhD nel 2012. Nel 2010 ha superato l’esame di avvocato. Dal 2011 lavora in Banca Fideuram.
 
CECILIA BURASCHI: Nata a Copparo il 17 aprile 1986, nel 2011 si è laureata con lode in Ingegneria gestionale nell’Università di Bologna, discutendo una tesi interamente elaborata presso la Technical University of Denmark. Nello stesso anno ha intrapreso un tirocinio formativo presso la multinazionale Berco SpA, dove tuttora si occupa di assicurazione qualità.
PER SEGUIRE LE AUTRICI:  http://pasticciotti.it/

venerdì 18 aprile 2014

INTERVISTA A ILARIA GOFFREDO



Ciao Ilaria, è un grande piacere ospitarti nel mio blog. Raccontaci qualcosa di te.

Ciao Linda, grazie per l’ospitalità e un saluto ai followers del blog. Che dire di me? Ho 27 anni, sono sposata e ho due bambini. Di giorno sono una mamma a tempo pieno, mentre di notte, quando i piccoli dormono e il mondo è silenzioso, mi dedico a due delle mie passioni più grandi: leggere e scrivere. Non riesco difatti a concentrarmi se ci sono distrazioni e chiasso. Mi piace cucinare e provare sempre nuove ricette, oltretutto l’apprezzamento dei piatti da parte dei bambini è un fattore incoraggiante. Sono un po’ solitaria e piuttosto introversa, preferisco stare dietro le quinte che sotto i riflettori.

La laurea in ‘Scienze della formazione’ e la passione per l'astronomia, l’arte a 360° e la ricerca storica. Come coniughi questi interessi con la tua quotidianità?

Ho conseguito la laurea nel 2010 con l’intento di diventare un’educatrice nel campo dell’immigrazione o del disagio minorile. Prima che potessi intraprendere una carriera sono diventata madre e così ho deciso di mettere momentaneamente da parte il lavoro per dedicarmi totalmente ai primi anni di vita dei miei figli. Tuttavia non ho smesso di tenermi informata sulle tematiche che ho incontrato e approfondito durante la formazione accademica: amo particolarmente studiare psicologia e, come dicevo prima, trovo di notte il tempo per farlo. La passione per l’astronomia è qualcosa che mi porto dietro sin da bambina, quando seguivo con interesse i programmi televisivi dedicati all’argomento. A otto anni pregai mio padre di comprare l’Enciclopedia dell’Universo – avendo già letto le informazioni sullo spazio presenti nell’enciclopedia tradizionale. Un evento significativo per me fu l’osservazione della cometa Hale-Bopp. Ora, nonostante gli impegni e la vita a volte frenetica, trovo sempre il tempo di fermarmi a osservare il cielo: quali che siano le mie preoccupazioni, mi tranquillizza e come sempre mi affascina. L’amore per l’arte è qualcosa di forte che è venuto fuori durante le scuole superiori, attraverso lo studio della storia dell’arte. Amo la pittura, soprattutto la corrente impressionista, e la scultura. C’è da dire che vivendo a Martina Franca, il cui centro storico è un inno all’arte barocca e rococò, non si può rimanere indifferenti, soprattutto se già si apprezzano l’arte e la storia di per sé. Appena mi è possibile faccio una passeggiata nel centro storico, fotografo i palazzotti del Settecento e le antiche porte della città. Visitare il Palazzo Ducale è ormai una consuetudine.
La ricerca storica è collegata all’amore per il mio paese. Non si tratta infatti di ricercare un argomento particolare e basta, ma di trovare, lentamente e con pazienza, pezzi di un passato lontano anche nella quotidianità moderna. Si può dire che la mia ricerca è sempre in atto, mai completa o definitiva: quando mi viene in mente qualcosa, un dubbio, cerco libri a riguardo, visito la biblioteca o interpello le persone anziane, che sono sempre ben disposte a sottoporsi ai miei piccoli interrogatori sulla loro gioventù.

“Amo trascorrere del tempo in biblioteca, sfogliando vecchi giornali, la sento quasi come una necessità.” Approfondiamo questa definizione.

La biblioteca è uno dei luoghi che amo di più. La biblioteca di Martina Franca si trova nel Palazzo Ducale, in una sala che di per sé è un’opera d’arte; è davvero ben fornita, tra l’altro vanta tra i suoi scaffali l’archivio storico dei duchi Caracciolo e l’archivio Grassi, contenente una miscellanea di articoli di giornale, riviste, manoscritti e manifesti dei primi decenni del Novecento. Non ricordo più quante ore ho trascorso sfogliando la carta ingiallita e friabile dei quotidiani degli anni Venti, Trenta e Quaranta, registrando i modi di pensare, di vestire e di vivere dell’epoca in generale e della mia città in particolare, per dipingere il quadro di una società lontana che però, non so bene per quale ragione, avverto incredibilmente vicina.

Sei una ‘ricercatrice indipendente’. Che ruolo occupa la storia nella tua vita e quale il romanzo storico che consideri con la R maiuscola?

La storia è in tutto ciò che facciamo, in tutto ciò che siamo, nel progresso che tanto vantiamo. Conoscere la storia è un modo per conoscere meglio la società attuale e le sue dinamiche, per progettare quelle future e agire in maniera adatta, senza ripetere gli errori che in passato hanno causato catastrofi e tragedie. Credo anche che la storia abbia un ruolo importante nell’educazione delle nuove generazioni, parlando in grande, e nella crescita di ogni bambino, nello specifico. Studiare la storia aiuta a sviluppare capacità diverse, da quelle mnemoniche a quelle di sintesi; incoraggia la creazione di un proprio senso critico; allarga gli orizzonti; insegna a essere tolleranti e comprensivi. 
I romanzi storici che ho apprezzato di più e che secondo me costituiscono le pietre miliari del genere sono "I promessi sposi" di Manzoni, "Guerra e pace" di Tolstoj, "Il nome della rosa" di Eco, "La storia" di Elsa Morante. 
Parlando di autori contemporanei, ho amato molto "Il cavaliere d’inverno" di Paullina Simons.

Gestisci personalmente il blog “Ispirazione” dedicato all’arte, alla storia e alla letteratura. Di cosa si tratta nello specifico? Offri anche servizi per gli emergenti?

Sul blog curo diverse rubriche che trattano di letteratura, in particolare di premi Nobel, letteratura italiana tra Ottocento e Novecento, classici, recensioni di libri contemporanei; storia, con personaggi storici e curiosità; arte, nello specifico l’arte barocca e rococò che si esplica nelle costruzioni della mia città; articoli vari che riguardano astronomia o psicologia. Essendo una sostenitrice dei giovani autori esordienti ed emergenti, mi offro per recensire romanzi e intervistare scrittori. Sono un’avida lettrice e devo ammettere che spesso ho trovato di maggior qualità gli scritti di autori sconosciuti che quelli pubblicati da grandi case editrici.

Partecipi e vinci diversi premi letterari per racconti e diari di viaggio. Qual è il premio che è rimasto nella tua memoria e perché?

Nel 2006 ho ricevuto il premio Pizzigallo, indetto nella mia città, per i miei diari di viaggio in Kenya. Non è stato il premio in sé a rendermi particolarmente felice, quanto il valore attribuito all’esperienza che avevo descritto e cioè il lavoro come volontaria in un Paese del Terzo Mondo.

Nel 2005, dopo vari impieghi in agenzie di viaggi e villaggi turistici che ti hanno portata a viaggiare per tutta l’Europa, ti rechi in Kenya dove lavori come volontaria in una scuola professionale di Malindi. Raccontaci di questa particolare esperienza di vita.

È stata l’esperienza più bella e sconvolgente che io abbia mai vissuto. Ho lavorato come insegnante di in una scuola professionale, ho visitato orfanotrofi e fabbriche, ho instaurato amicizie sincere che durano ancora oggi. Non è facile descrivere a parole ciò che ho provato quando sono stata in Africa perché è stato un processo talmente intimo e profondo da cambiarmi. La persona che ero prima – una ragazza normale, senza stravaganze né ambizioni eccessive – mi sembra ora molto lontana, diversa. Prima di andare in Kenya non avevo davvero compreso il valore dell’esistenza e delle piccole e semplici gioie quotidiane che in realtà costituiscono la vera essenza della vita. Ciò che vediamo in televisione – ciò che i media vogliono mostrarci – sui Paesi poveri non è minimamente paragonabile a ciò che si vede e si avverte sulla pelle andando in Africa. Se tutti compissero un viaggio del genere, il mondo sarebbe senz’altro un posto migliore. Il razzismo, i pregiudizi, l’intolleranza, l’indifferenza non possono convivere con la nostra civiltà “civile” poiché non esistono, non hanno base per essere e sta a noi tutti non dar loro motivi per vivere e prosperare.

Sei stata anche giurato ufficiale del concorso “Casa Sanremo Writers Edizione 2013”. Cosa ricordi di questo prestigioso incarico?

È stata una bella esperienza. Anch’io in passato ho partecipato a concorsi letterari, quindi stare per una volta dall’altra parte della barricata mi ha fatto un grande effetto. Tra le righe dei numerosi romanzi che ho letto e valutato, leggevo ansie e speranze, aspettative, ma anche determinazione e voglia di riuscire, di migliorare, di vincere. Avere la responsabilità di mandare avanti un romanzo o, all’opposto, scartarlo dalla competizione, è stata una cosa a cui ho dato massima importanza poiché, essendo anch’io autrice, so bene quanto impegno e forza di volontà siano necessari per scrivere un romanzo e quanto coraggio invece per sottoporlo al giudizio imparziale di sconosciuti.

Nel 2012, partecipi al Concorso Nazionale “Il mio esordio”, indetto dalla Feltrinelli e ti classifichi tra i finalisti con il romanzo “Tregua”. Raccontaci quest’esperienza. La consiglieresti agli emergenti?

Il primo premio del concorso "Il mio esordio" è la pubblicazione con Feltrinelli, che senz’altro fa gola a qualsiasi autore emergente. Si tratta di una buona opportunità ma la concorrenza è davvero numerosa: in media ogni anno partecipano al concorso tremila opere. Il sito ilmiolibro.it, su cui è necessario pubblicare l’opera per partecipare al concorso, è affollatissimo e per riuscire a farsi notare bisogna mettersi davvero d’impegno. La prima fase del concorso infatti viene superata solo dai libri che hanno ricevuto molti commenti positivi dagli utenti del sito. Nella seconda fase, in cui le opere rimaste in gara sono duecento, è la scuola di scrittura Scuola Holden a leggere per intero le opere ed esprimere il proprio giudizio selezionando trenta finalisti. Infine Feltrinelli legge le trenta opere rimaste e sceglie quale pubblicare. Uscire vincitori da una competizione come questa non è una passeggiata ma, come tutte le esperienze, porta con sé una buona lezione.

Il romanzo, ora, è disponibile in ebook per l’acquisto. Cosa troveranno i lettori al suo interno?

"Tregua" è un romanzo storico ambientato in Puglia durante la seconda guerra mondiale. La protagonista è una ragazza di diciotto anni che vive un’esistenza senza aspettative, piegata dalla volontà maschile e dalla dittatura fascista. Tuttavia, come l’esperienza ci insegna, i cambiamenti più importanti non sono quasi mai annunciati. La vita di Elisa, assieme alle sue convinzioni, viene sconvolta dall’incontro con un uomo particolare. È una storia di privazioni ma anche di coraggio, d’amore, il percorso di una giovane donna e di un Paese verso la libertà.

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Quali tematiche affronti nel tuo libro e quale il messaggio che hai voluto lanciare?

Nel libro ho trattato con attenzione e impegno un argomento importante, ossia la vita del popolo sotto la dittatura fascista: ancora oggi infatti ci sono persone che smentiscono le crudeltà del fascismo e del nazismo. Si parla delle donne e del ruolo marginale cui la società dell’epoca le relegava. Si racconta con dovizia di particolari la vita delle gente del sud all’inizio degli anni Quaranta, le privazioni in periodo di guerra e, di conseguenza, l’immediatezza delle sensazioni nei rapporti umani. In tempo di guerra non c’era spazio per incertezze e tentennamenti poiché ogni occasione poteva non tornare più. E tuttavia la protagonista, giovane e inesperta della vita, cerca e trova sempre la determinazione per andare avanti, combattere, sperare, persino innamorarsi ed amare, perché nonostante le sofferenze l’animo umano è forte, immortale.

Qual è stato l’input per “Tregua”?

L’amore per la storia e per la mia terra, un connubio che mi spinge sempre a cercare e ricercare, approfondire le tracce di un passato che non deve sparire sommerso dal tanto decantato progresso e le sue conseguenze.

L’ambientazione del tuo romanzo è la Puglia del 1943, è il ricordo di un’Italia che non c’è più. Un’Italia governata dalla dittatura e dalle Camicie Nere. Perché questa scelta particolare e di grande impegno sociale?

Gli spettri della povertà, della fame e della paura condizionavano la vita della popolazione e suscitavano reazioni anche molto differenti tra loro: tra tutti c’era chi aveva l’ardire di sfidare il regime e le sue brutture. Si legge spesso degli atti di coraggio di antifascisti o partigiani famosi, ma non bisogna dimenticare che gli eroi, gli uomini che si armavano di puro coraggio e buona volontà, ci sono stati dappertutto, anche nei centri minori. Un piccolo atto di ribellione gettava le basi per la speranza e, nonostante molti antifascisti non siano ricordati nei libri di storia, trovo giusto serbare loro riconoscenza. "Tregua" è anche questo.

Qual è il tuo pensiero in merito all’autopubblicazione e quale quello verso l’editoria.

L’autopubblicazione e la pubblicazione tradizionale, hanno entrambe pro e contro. Personalmente ho avuto modo di provare tutte e due. La questione non è semplice e trasparente, soprattutto qui in Italia. Esistono moltissimi editori che chiedono denaro agli autori per pubblicare il loro libro e questo è assolutamente un controsenso: è l’editore che deve sobbarcarsi il rischio d’impresa, e non l’autore che, anzi, deve essere pagato per il suo lavoro. Gli editori a pagamento sono quindi, a mio parere, assolutamente da evitare. Ci sono poi editori onesti ma piccoli, che non concedono nessun anticipo per i diritti d’autore ma assicurano una percentuale sulle copie vendute. Moltissimi esordienti si affidano a questa categoria di editori, il cui difetto principale è in genere l’incapacità di distribuire e promuovere l’opera a livello nazionale. I grandi editori invece sono il sogno di tutti gli scrittori, ma non è facile assicurarsi un contratto con uno di loro: se da una parte è comprensibile che essi non accettino proposte da autori sconosciuti, poiché ne arriverebbero troppe, dall’altra però in questo modo si privano dell’occasione di conoscere diversi autori che valgono come, se non di più, quelli famosi. Ci si può avvalere dell’intermediazione delle agenzie letterarie, ma anche qui non è facile incontrare le grazie degli agenti, senza contare che in genere sono richiesti quattrini. 
Ritengo il self publishing una buona opportunità per gli scrittori che vogliono disporre pienamente dei diritti della propria opera, che vogliono sondare il mercato e vedere come va o semplicemente fare un po’ d’esperienza prima di cercare la pubblicazione con un grande editore. Personalmente preferisco gestire da me i miei scritti e impostare il prezzo, le offerte e quant’altro, e avere la facoltà di cambiare percorso quando quello non mi soddisfa.

Hai qualche progetto in cantiere di cui vuoi metterci al corrente?

Per il momento impegno le energie per far conoscere "Tregua" a un ampio numero di lettori. Ho in mente diverse idee per nuovi romanzi ma sono ancora in fase di ricerca storica.

E’ stato un grande piacere ospitarti nel mio blog. In bocca al lupo per tutto!

Il piacere è stato mio. Crepi il lupo!


Per seguire Ilaria   ILARIA GOFFREDO - SCRITTRICE