lunedì 30 settembre 2013

INTERVISTA A PAMELA BOIOCCHI

Ciao Pamela, benvenuta nel mio blog. Raccontaci qualcosa di te.

Ciao, e grazie a te per l’ospitalità. Mi presento brevemente se sei d'accordo, ho imparato, credo, il dono della sintesi per tenere a bada la tendenza ad essere prolissa! Quindi eccomi qui, sono nata a Milano e mi sono poi trasferita in una ridente cittadina del varesotto dove ho coltivato le mie passioni per la danza e la scrittura fino a farne una professione, alla quale si é inoltre aggiunta la magia. Se tu leggessi il mio cv artistico ci troveresti 3 parole: ballerina, illusionista, scrittrice. Ecco cosa sono in breve....

Nel 2012 ottieni il diploma di ‘performer di 1° livello di Danze Orientali’, seguendo il corso di formazione professionale con la Campionessa italiana Sarah Shahine, classe Master. E  ora insegni ‘danza orientale’. Raccontaci qualcosa di più di questa passione che si è trasformata in professione.

Sono sempre stata affascinata dal mondo della danza. Ho ballato il tango e i balli da sala, poi mi sono avvicinata alle danze folcloristiche irlandesi con l’accademia dei Gens d’Ys e infine sono approdata alla danza orientale che ho iniziato prima per curiosità e poi sempre più approfonditamente, completando la mia formazione ( che non è mai completa! Perché si deve restare sempre aggiornate e continuare a studiare) con maestre di alto livello come Sarah Shahine, campionessa italiana classe master. Ho seguito un corso per insegnanti e alla fine ho deciso di dedicare parte della mia attività proprio all’insegnamento, perché mi da estrema soddisfazione e mi riempie di orgoglio vedere le mie ragazze nei loro bei costumi che si esibiscono sorridenti al saggio di fine anno! 

Ti esibisci come illusionista e danzatrice nella compagnia ‘13Viole’, insieme al direttore artistico Fabio Groppo. Parlaci di questa esperienza.
 
13Viole è nata come compagnia teatrale proprio da Fabio Groppo, attore professionista diplomatosi all’accademia Paolo Grassi di Milano e attualmente nell’organico mimi e danzatori del Teatro Alla Scala di Milano. La svolta verso la magia si è presentata prima con quella dedicata ai bambini e, unendosi poi alla mia esperienza di ballerina, rivolgendosi ai grandi. Come per ogni professione la magia richiede studio costante, preparazione e impegno. Non si può pensare di essere illusionisti solo perché si è acquistato un trucco magico e lo si esegue agli amici. Quando si sceglie di farne una professione ci si dedica ogni momento, e questo fa la differenza. 

Gli illusionisti mi hanno sempre affascinato. Quali sono i requisiti fondamentali per diventarlo e cosa provi esibendoti sul palco di fronte a tante persone in attesa?

Ballare, scrivere, fare magia sono tre aspetti di una stessa passione, quella di poter regalare a chi guarda, o a chi legge, un momento di sospensione dalla routine quotidiana, un momento in cui immergersi nelle storie che raccontiamo e pensare che davvero tutto sia possibile. Far vivere un sogno è quello che mi piace maggiormente e quello che desidero essere in grado di fare con il mio lavoro. Ci sono attorno a noi tante cose belle che spesso dimentichiamo di guardare perché persi nei nostri impegno quotidiani. L’illusione, la danza, un libro ti regalano il potere di accorgerti che vale la pena sognare, che vale la pena alzare gli occhi al cielo e guardare le stelle.

Conduci, insieme a Groppo,  anche la trasmissione "Magika" in onda in prima serata su One TV Nbc. Di cosa si tratta?

“Magika” fa parte del palinsesto di One Tv Nbc, canale 112 del digitale terrestre. Nasce da un’idea di Fabio Groppo che ha pensato di far conoscere alle persone il lato umano e i retroscena della magia, approfondendo le tematiche storiche, culturali e anche spettacolari di questa arte, con esibizioni dal vivo, interviste e chiacchierate in studio con grandi personaggi del mondo magico che si sono ben prestati ad intervenire in trasmissione, come il campione del mondo Aurelio Paviato o Carlo Faggi presente più volte nel Guinnes dei primati. Inoltre in ogni puntata saranno presenti diversi interventi dedicati alla danza del ventre, per mostrare le diverse sfaccettature di questo mondo e tante meravigliose ballerine.

Cosa ti stimola di più: teatro o televisione?

Teatro, senza ombra di dubbio. Non c’è magia più grande del sipario che si apre, delle luci che si accendono e delle reazioni della gente in sala.

Nell’Aprile 2012, assieme a Fabio Groppo, partecipi al Concorso  ‘Masters Of Web’, in occasione del congresso magico di Saint Vincent - Masters Of Magic 2012. E con il video "Amore Maledetto" vi classificate al Secondo posto. Cosa ricordi di questa esperienza?

Un video girato a notte fonda! Eheh! No, scherzo, è stata una bella esperienza, nel senso che noi di solito non partecipiamo a concorsi per maghi perché preferiamo dedicarci al pubblico ma la soddisfazione di arrivare secondi al premio della giuria tecnica è stata positiva.

Tirando le somme: sei ballerina, illusionista e ami cucinare. Dove trovi il tempo per dedicarti alla scrittura?

Sempre! La mia giornata è divisa in parti per ognuna della mie attività, anche se spesso il tempo sembra non essere mai sufficiente, così mi trovo a fare cose a notte fonda, come sfornare croissant, e mentre l’impasto lievita io sono a pc a scrivere. Ma sai una cosa? Di notte c’è più tranquillità quindi va bene così. Poi devo confessare una cosa: con questo lavoro gli orari sono un po’ sfasati rispetto al ‘normale’ (normale è una parola che non mi piace tanto, perché si tende a considerare normale solo ciò che è frutto di abitudine) quindi si va a letto tardi perché gli spettacoli ( e il dopo spettacolo, smontaggi, ecc) durano a lungo; i corsi si tengono di sera, spesso anche le prove e quindi la giornata per me inizia tardi la mattina. 

Nel 2009 ti confronti per la prima volta con la stesura di un testo teatrale “L’amore, il mare e una calza di lana”. Parlacene.
Sono molto affezionata a quel testo, è stato bello scriverlo, correggerlo, pensarlo e riscriverlo… Mi ha fatto imparare tanto, soprattutto perché per la prima volta mi sono avvicinata ad un testo pensato non per essere letto, ma per essere ascoltato, recitato in un teatro. La differenza è grandissima: quando leggi un libro puoi soffermarti sulle parole più volte, tornare indietro e rileggere se serve, mentre a teatro hai una sola occasione per far capire al pubblico quello che stai dicendo, non si può ripetere, e si ha quindi la necessità di essere ancora più incisivi.

E, nel 2012, vinci il Concorso letterario internazionale “Parole di carta” indetto dalla casa editrice Butterfly Edizioni, che ti vale la pubblicazione de "Il Cuore Insanguinato", tuo romanzo d’esordio. Ricordi ancora le tue emozioni di fronte a quella vincita?

Be’ sono stata felicissima naturalmente! Anche perché avevo grande stima di Butterfly Edizioni e di Argeta Brozi, quindi entrare nel team Butterfly mi ha dato grande soddisfazione.





Cosa troveranno i lettori all’interno del tuo libro?

Avventura, amore, navi maestose che solcano gli oceani e pirati. Intrighi, balli, seduzione e passioni e un tocco di magia. Direi che non ci facciamo mancare proprio niente!

Come è nata l’idea per “Il cuore insanguinato”?

E’ nato un po’ per gioco e un po’ perché nonostante io sia nata in una città, e tuttora ci vivo, ho sempre avuto un’attrazione irresistibile per il mare: i profumi, la sabbia sulla pelle, le storie lontane che il vento ci sussurra quando si cammina sulla costa…
Inoltre tempo fa avevo iniziato a scrivere un racconto piratesco, pubblicandolo  a puntate sul mio blog. Da lì la passione mi ha presa e poco alla volta sono nati tutti i personaggi del romanzo e la sua protagonista Isabelle che come ognuno di noi è alla ricerca della felicità e della sua strada e che molto spesso sembra essere a grandi distanze da dove ci troviamo. Sai come si dice, no? Che l’erba del vicino è sempre più verde… A volte ci troviamo a perdere di vista le cose importanti e non ci rendiamo più conto che attorno a noi esistono cose meravigliose che val la pena di riscoprire. Isabelle crede che la sua vita a Saint Christophe non possa offrirle nulla e cerca altrove una felicità che alla fine non trova in quel mondo fatto di bugie e lustrini. Imparerà che la felicità si può trovare cercandola in noi stessi, inseguendo i nostri sogni per realizzarli e amando le persone che ci stanno accanto.

Quest’estate, tu e Michela Piazza, autrice de “Mary Read – di guerra e di mare”, avete affrontato un tour estivo di presentazioni in giro per l’Italia. Com’è andata?

E’ andata benissimo, è stato emozionante e divertente. Michela è una meravigliosa compagna di avventure e insieme ci siamo trovate molto bene da subito. Siamo perfettamente organizzate e in ottima sintonia, sono fortunata ad aver trovato una collega, e un’amica, come lei. Abbiamo tante idee e ogni volta siamo riuscite a trovare la formula giusta per rendere la presentazione un incontro piacevole con i lettori.

C’è qualche consiglio che daresti agli emergenti che ci leggono?

Se dovessi dare dei consigli di scrittura direi che è fondamentale leggere molto innanzitutto! Non si può essere un buon scrittore senza prima essere stato un lettore appassionato, e senza continuare ad esserlo!
Poi lasciarsi andare e seguire tutte le strade che la nostra fantasia ci suggerisce. Cercare il bello attorno a noi. Ed essere curiosi. Diffidate di chi vi chiede denaro per pubblicare i vostri scritti, c’è sempre del marcio sotto. In tutta franchezza, meglio aspettare e continuare a cercare piuttosto che doversi poi pentire e vedersi spedire a casa un bello scatolone contenente tutte le copie che i vostri soldi hanno pagato.

Hai qualche progetto futuro di cui vuoi metterci a parte?

Sono fermamente convinta che non ci si debba mai fermare. Voglio continuare a credere che, come dice Walt Disney, “Se puoi sognarlo puoi farlo” e fino ad ora per me è stato così. Ho tanti progetti in cantiere che presto vedranno la luce: il seguito de “Il Cuore Insanguinato”, un nuovo spettacolo con 13Viole, una nuova trasmissione in tv tutta dedicata alle donne e alla scrittura!

E’ stato un piacere ospitarti nel mio blog. In bocca al lupo per il tuo lavoro e attendo con ansia il sequel del tuo romanzo!

Ti ringrazio davvero, è stato un piacere essere tua ospite!

Per seguire Pamela    IL CUORE INSANGUINATO



lunedì 23 settembre 2013

INTERVISTA A CRISTINA BIOLCATI

Ciao Cristina, benvenuta nel mio blog. Raccontaci qualcosa di te.

Ciao Linda e grazie per avermi ospitata. Beh, che dire di me? Ho origini ferraresi anche se vivo a Padova ormai da più di diciotto anni. Ho sempre letto tantissimo, fin da piccola, e amato scrivere. Quest’ultima mia passione però si sta concretizzando soltanto in questi ultimi anni.

Laureata in ‘Materie letterarie’, hai svolto parecchi lavori nella vita sino a realizzarti con ciò che ami più fare: scrivere. Qual è stato l’input che ti ha convinto a prendere in mano la penna?

La penna io l’ho sempre conservata nel cassetto! Nel senso che ho sempre amato scrivere proprio a mano e, soltanto in un secondo tempo, trasferire tutto sul computer. Però erano soltanto pensieri miei, privati, che non avevo il coraggio di far leggere a nessuno. Poi, due anni fa, mi sono iscritta a Facebook e ho iniziato a fare leggere qualcosa di mio, magari fingendo fossero citazioni di altri. Ho notato i primi consensi, riscontri positivi che mi hanno incoraggiata a partecipare ad alcuni concorsi. Così sono iniziate le prime pubblicazioni, i primi successi e, poiché i lavori che avevo sempre svolto non mi davano soddisfazione, ho pensato di fare della scrittura la mia “professione” a tempo pieno.

Scrivi poesie e racconti brevi, quale dei due generi più ti rappresenta?

Credo entrambi, perché esprimono un’emozione nell’immediato. Io aborro le lungaggini, infatti, al momento non mi ci vedrei a scrivere un romanzo, o forse non ne sarei nemmeno in grado. Avrei paura di annoiarmi. In particolare, concepisco la poesia come un fuoco d’artificio: deve avere un incipit che “agganci” il lettore, una fluidità nell’evolversi, e un finale col botto! Il massimo è quando si riesce a fare questo senza pensarci troppo e le parole fluiscono da sé, all’improvviso. 

I tuoi racconti vengono sovente pubblicati sulla ‘home page’ di Aphorism.it. Di cosa si tratta?

Aphorism.it è forse, ad oggi, uno dei siti di neo-letteratura più visitati della Rete. Raccoglie migliaia di aforismi, poesie, racconti e libri. I più meritevoli vengono pubblicati nella home page, e per me è sempre un grande onore quando capita, perché è un’ulteriore conferma che quello che scrivo piace.

Collabori sul web con ‘Oubliette Magazine’, con ‘Scritturati’ di Vincenzo Monfregola  e, saltuariamente, a ‘Il libro del martedì’  e ‘Gli spaccia lezioni’ dove pubblichi recensioni e articoli di attualità. Parlacene.

Quella con "Oubliette Magazine" è una collaborazione, nata per caso, nell’aprile di quest’anno. Adesso scrivo quotidianamente per loro articoli di attualità, a volte faccio delle interviste e delle recensioni. Per me è stato il massimo poter arrivare finalmente a svolgere l’attività che ho sempre sognato. Quella con “Scritturati” è una collaborazione nata da poco, nell’estate.  Qui scrivo recensioni e redigo interviste per gli autori emergenti che vogliono far conoscere le loro opere. Quelle con “Il libro del martedì” e “Gli spaccia lezioni” sono collaborazioni saltuarie, che mi danno la possibilità di occuparmi della mia passione segreta, ormai non più così segreta: recensire libri di poesia, anche se a volte capita anche la  prosa.

Le tue opere compaiono in parecchie antologie, per esserti distinta negli omonimi concorsi letterari, e nel 2013 vieni inserita ne “Poeti contemporanei” e “Il parnaso”. Cosa ricordi di queste esperienze?

Mi hanno proposto di pubblicare le mie poesie e per me è stata una grande emozione. Nella prima raccolta eravamo in tredici autori con otto poesie a testa. Poi hanno continuato a propormi di andare avanti, quindi siamo stati in sette autori con tredici poesie ciascuno, fino ad arrivare a “Il Parnaso” dove siamo solo in 4 autori e ognuno ha pubblicate ventitré poesie, che sono, se ci pensiamo, quasi una silloge.

E sempre nel 2013, Elio Pecora ti sceglie tra migliaia di poeti e ti inserisce in un'antologia omaggio  dal titolo “Il cammino della poesia” che racchiude le voci di cinquanta autori. Parlacene.

Ricevere la telefonata dove mi dicevano che ero stata scelta fra i cinquanta autori più meritevoli è stata una piacevolissima sorpresa. Elio Pecora ha voluto omaggiarmi con un’Antologia, che raccoglie le poesie che, a suo dire, lo hanno toccato di più. Una bella soddisfazione!

Nel marzo 2013 pubblichi il tuo saggio breve “Nessuno è al sicuro”. Cosa troveranno i lettori al suo interno?

Nel mio saggio, con grande sorpresa, i lettori troveranno la conferma che lo squalo non è presente soltanto nei mari di paesi lontani, bensì ha colpito anche in Italia. Attraverso le testimonianze di chi ha subito gli attacchi (alcuni purtroppo non possono più raccontarlo e quindi rimangono i testimoni), ho cercato di spiegare che lo squalo non è un mostro come lo descrisse Spielberg nel suo film del 1975, ma un essere vivente degno di rispetto e che necessita protezione. Non esistono squali che attaccano con premeditazione o desiderio di vendetta. Siamo noi che, entrando in acqua, invadiamo il loro territorio, e dobbiamo essere ben consapevoli dei pericoli che possono esserci in agguato. Un motivo c’è sempre, quando uno squalo attacca. Senza contare che si tratta di una specie molto curiosa, che non ha altro mezzo per “esplorare” gli oggetti e talvolta purtroppo anche l’uomo, se non la bocca. Si tratta quindi di semplici fatalità. Subire una attacco di uno squalo significa trovarsi nel posto sbagliato al momento sbagliato.





Qual è stata l’idea per “Nessuno è al sicuro”?

Da piccola mi faceva paura l’idea di uno squalo che sbucasse all’improvviso mentre io facevo il bagno in mare. E mi dicevo sempre: “Tranquilla, tanto queste cose capitano solo in America!”. Crescendo, ho scoperto che invece è presente anche nei nostri mari. Ho iniziato a studiarlo per esorcizzarne la paura. E, attraverso il saggio, desideravo che tutti fossero al corrente che possiamo incontrare uno squalo anche nei mari italiani, per quanto raro, al fine di evitare di commettere inutili imprudenze.

Quali argomenti tratti nello specifico nel tuo libro?

Il libro fornisce molte nozioni circa le caratteristiche, la vita e le abitudini di questi animali. Principalmente ho dato spazio allo squalo bianco, la specie più pericolosa per l’uomo, che è anche quello di Spielberg, nonché la specie che mi affascina di più. Una grande soddisfazione per me, è quando qualcuno mi dice che non sapeva nulla di questi pesci, e che ora, grazie al mio saggio, ha avuto la possibilità di avvicinarsi al loro mondo.

C’è qualcosa di autobiografico o legato a un’esperienza particolare  all’interno del saggio?

Quando è uscito "Lo Squalo" di Spielberg, io ero molto piccola. Passavo davanti al cartellone pubblicitario. Le fauci aperte che mi facevano paura! Non so, è come fosse rimasto un conto aperto, fra me e quel pesce. Del tipo: “ti incontrerò un giorno, cercherò di capire”. Ecco, credo che la chiave di tutto sia questa: ho voluto cercare di capire.

Progetti letterari di cui vuoi metterci a parte?

Sta per uscire la mia silloge intitolata “Ritorna mentre dormo”, edita da DrawUp Edizioni.  E’ una raccolta che comprende circa un centinaio delle mie poesie, alcune già edite in antologie, altre inedite, di cui vado molto fiera.

E’ stato un piacere ospitarti nel mio blog e chissà che non ci si incontri prima o poi, essendo entrambe emiliane. In bocca al lupo per il tuo lavoro!

Il piacere è stato tutto mio, Linda! In bocca al lupo anche a te e complimenti per tutto quello che fai.


Per seguire Cristina   CRISTINA BIOLCATI


giovedì 19 settembre 2013

WAITING ROOM di Bianca Rita Cataldi

Oggi voglio parlarvi di un'altra lettura Butterfly che mi ha conquistato e ipnotizzato. "Waiting Room", questo il titolo del meraviglioso libro di Bianca Rita Cataldi, autrice che presto ospiterò nel mio blog.
Ho letto questo romanzo in pochissimi giorni, incapace di staccarmi dalle sue pagine, lo leggevo in ogni momento disponibile, lo portavo sempre con me e l'ho letteralmente divorato.




QUARTA: E' il 1942. In una Puglia bruciata dal sole, Emilia e Angelo condividono la passione per il sapere, il desiderio di libertà e il tempo della loro giovinezza. Settant'anni dopo, seduta nella sala d'attesa di un dentista, Emilia rivela a se stessa la verità negata di una giovinezza che adesso, per la prima volta, ha il coraggio di riportare alla luce. Con una scrittura che è poesia del ricordo e caleidoscopio di emozioni, Bianca Rita Cataldi accompagna il lettore tra umi sorrisi e le lacrime di una donna come noi, raccontando la storia di un amore mancato, di una generazione nell'età dell'incertezza, di un'attesa che attraversa tutta una vita.










Il libro si apre in una sala di attesa di un dentista, la 'waiting room' che dona il titolo al romanzo. Qui conosciamo Emilia, una vecchia signora che, in attesa del proprio turno, scorge una ragazzina scribacchiare incessantemente al suo fianco e la sua vista risveglia in lei i ricordi di tutta una vita.
Assieme a lei rivivremo la sua infanzia e la sua adolescenza, ogni tappa fondamentale del suo viaggio per capire e condividere i moti che scuotono il suo animo.






'La scritta, Waiting Room, mi mette soggezione. Mi fissa, in quell'inglese che non so parlare né scrivere ed è lì appositamente per ricordarmi "stai aspettando. Tutta la tua vita si è ridotta nell'attesa di qualcosa, di qualcuno. I tempi gloriosi della tua giovinezza sono finiti mia cara."







L'incontro con la scrittura di Bianca mi ha lasciata incantata e commossa, l'autrice è dotata di una rara poetica che emoziona e sconvolge. Ogni parola è una vivida immagine, ogni sensazione della protagonista, ogni suo pensiero, vengono raccontati con una semplicità e una verità disarmanti.

In "Waiting Romm" vi troverete di fronte a una straordinaria voce narrante, vi sembrerà di conoscere Emilia, di vivere e vedere con i vostri stessi occhi il suo passato come una cartolina sbiadita che prende improvvisamente vita. Riuscivo a percepire la polvere sulle scarpe di Emilia, le foglie di basilico sul suo balcone, il suono del pianoforte di Angelo. L'autrice ci fa compiere un vero e proprio viaggio nel passato, il nostro passato, il passato della nostra Italia, facendoci riscoprire particolari che, forse, abbiamo dimenticato.
Non leggiamo del 1942, noi siamo in quell'epoca! Questo è un aspetto che ho apprezzato tantissimo: Bianca non si limita a 'dire' al lettore che siamo in un determinato anno e poi si concentra solo sulla storia da raccontare, ma ci fa vivere questo periodo condendolo di particolari, profumi, costumi e usanze che colorano il tempo restituendoci l'atmosfera che si respirava allora nel Sud dell'Italia. Pone un' occhio di riguardo anche alla politica dell'epoca, particolare che, da appassionata di storia, ho particolarmente apprezzato. Qui, niente è lasciato al caso, persino le letture e le musiche in voga che l'autrice cita nel testo, sono perfettamente inserite nel periodo storico rappresentato, segno che Bianca si è  documentata o ha avuto una fonte attendibilissima per il suo scritto.





'E ogni 24 maggio, noi - che la Grande Guerra non l'avevamo vista neanche da lontano, ma i nostri genitori ce la raccontavano la sera prima di andare a letto al posto di "Cappuccetto rosso"- ci esibivamo in stupidi saggi ginnici per festeggiare proprio quella guerra. Dietro quella data ci sono settecentomila morti e una canzoncina che ci ha insegnato il nome di un fiume con la P ... Settecentomila morti. E noi festeggiavamo.'







Una menzione di riguardo và anche alle sensazioni che prova la protagonista. Bianca è riuscita a entrare perfettamente nella mente e nel cuore di un'anziana e spiegare ogni sua più piccola emozione sulla vita che sfugge dalle mani, sugli interrogativi che ti pongono passato e futuro. E lo fa, smuovendo nel lettore una profonda commozione.

I rapporti tra i personaggi e la loro caratterizzazione sono perfetti. Il sentimento per Angelo e l'amore che nascerà tra i due è qualcosa di vero, di autentico. I due innamorati sono vivi come possiamo esserlo noi o possono esserlo stati i nostri genitori con le loro ansie, paure e istinti che solo la gioventù dona.

Un personaggio a me molto caro è la figura della madre di Emilia. Lei è un rifugio, un àncora per la protagonista e rappresenta perfettamente lo stereotipo della 'mamma italiana' di quell'epoca, con i suoi pregiudizi, le sue convinzioni, il suo essere madre chioccia e allo stesso tempo rispettosa dell'uomo che ha accanto. E' bellissimo il rapporto tra le due e le riflessioni che suscita in Emilia.




'Ma come diavolo faceva? Come faceva a leggermi dentro, a sapere tutto senza che io le dicessi nulla, a sorvegliare la mia vita come un dolce angelo custode? Come facevi, mamma, come?'








"Waiting Room"  descrive una storia emozionante che ti porta a tremare con Emilia, a soffrire, ad aspettare con la protagonista, ad arrabbiarti con lei e rimanere incredula, di fronte allo svolgersi degli eventi, e un minuto dopo ritrovare il fiato che avevi trattenuto. Non vedi l'ora di voltare pagina per scoprire come finirà e, allo stesso tempo, temi di leggere la parola 'FINE'.




'Amore, rimedio per futili malattie che collezioniamo ignari. Amore, finestra spalancata sulle nostre stanze interiori a far entrare il vento, a far volare i nostri fogli di appunti, le tende, i pensieri.'







Questa recensione mi ha molto emozionato e ne avrei avuto ancora da dire, ma non voglio togliere o rovinare il piacere della lettura. Vi consiglio questo romanzo perché è una storia bellissima con picchi poetici altissimi. La storia di una donna, di un'attesa e di un'epoca forse un po' dimenticata, con una sorpresa finale che mi ha fatto sorridere e che dona originalità al testo.



' Scrivi, bambina mia, scrivi, ché la vita è troppo breve, ma se inventi storie l'allarghi, vivi tante vite nell'estensione di una sola. Scrivi, piccola, E chissà, magari in quel libro ci sarò anch'io, Emilieacon tutti i miei anni che premono sulle spalle e mi fanno camminare lenta. Chissà.'









Se non vi ho ancora convinto a leggere questo romanzo, depongo le armi, ma non mi rassegno perché Bianca Rita Cataldi è un' autrice che merita assolutamente di essere notata e apprezzata!



martedì 17 settembre 2013

BIANCO E NERO di Emanuela Rocca

Ho appena terminato la lettura di "Bianco e nero", ultima fatica di Emanuela Rocca che ho avuto il piacere di ospitare nel mio blog.

PARTE DEL RICAVATO SULLE VENDITE DI QUESTO LIBRO SARA' DEVOLUTO ALL'ASSOCIAZIONE 'ONLUS UILDM'(UNIONE ITALIANA LOTTA ALLA DISTROFIA MUSCOLARE).


QUARTA: Andrew è un bellissimo ragazzo, con un viso particolarmente bello e due espressivi occhi grigi. Ama pettinare i suoi capelli a spazzola, alzati sulla nuca che gli danno un tono diverso. Ha due splendide gambe, cosa rara in un uomo, e il suo corpo sembra scolpito nel marmo. E' un grande amatore e adora le belle donne preferibilmente scure di capelli ....
... La ragazza si sedette di fronte al ragazzo e iniziò a cercare nella borsa dei fazzoletti per asciugarsi, mentre l'autista, ogni tanto dallo specchietto, guardava la scena ....
... - Ha prenotato? -
-No, sono partito all' avventura- rispose lui sorridendole.
-Nessun problema. Vediamo se possa inserirla tra gli appuntamenti.-
-Bene- aggiunse lui sereno - Io sono qui aspetterò.- ....
...Andrea era un ragazzo meraviglioso, sembrava scolpito nel marmo, ma la sua bellezza era negli occhi, due grandi occhi grigi in un volto bellissimo, dai lineamenti duri, ma perfetti. Anche lei aveva due magnifici occhi verdi, un viso ovale con un nasino perfetto, due labbra carnose, rosse come i di una rosa ...
...Da un anno si era lasciato con la sua donna e un suo amico gli aveva consigliato di entrare in chat: lì avrebbe avuto l' opportunità di conoscere tante persone che in un altro modo non avrebbe mai potuto incontrare...




Il libro consiste in una raccolta di racconti erotici. Mi sono avvicinata in punta di piedi al nuovo edito della mia amica, in quanto non è un genere che mi stimola particolarmente, ma sono rimasta piacevolmente colpita dal contenuto.

Avevo già avuto modo di conoscere Emanuela con il suo "Il sole e la luna", di imminente pubblicazione, per cui ho curato anche la prefazione. Conscevo il suo talento letterario, la sua delicatezza nel toccare certi argomenti e la sua attenzione nel rappresentare ambienti e personaggi, ma questa raccolta mi ha letteralmente spiazzato. La scrittura è scorrevole, colorata, vivida. Emanuela non si attiene solo a descrivere l'atto sessuale ma lo condisce di dettagli e particolari legati all'ambiente e alla natura dei protagonisti, ti senti catapultato nella storia, immerso nel verde di un parco o in una piscina scavata nella roccia. Ed è anche una buona occasione per conoscere luoghi, rigorosamente esistenti e visitabili, fatta eccezione per le storie ivi narrate.




'Persino il profumo della legna nella cucina aveva un suo fascino per lei, era il profumo della casa, del focolare che non aveva mai avuto e quello squisito miele che assaporava tutte le mattine dava un gusto nuovo anche alla sua vita.'









Sin dalle prime pagine ho trovato uno stile fluido che ti entra nella pelle e ti conduce con sé per le vie dell'eros e del 'proibito'. La caratteristica che più mi ha colpito è la velocità con cui il libro ti sfugge dalla mani e arrivi alla parola 'fine' senza neppure essertene accorto. 

"Bianco e nero" è un viaggio che compiamo insieme all'autrice nei meandri dell'animo umano alla scoperta del sesso e dei molteplici modi di interpretarlo nella vita di tutti i giorni. I personaggi che incontriamo sono molteplici e le sfumature che li contraddistinguono spesso li collocano agli antipodi. Ce n'è per tutti i gusti: dalla coppia timorata, alla donna che usa il proprio corpo per raggiungere i propri obiettivi, dalla donna sola, al ragazzo 'gigolò'.





'Lei, a leggere quei messaggi e a guardarlo mentre li scriveva, si sentiva invasa da una strana, nuova emozione. Si sentiva quasi persa, aveva paura di rispondere, paura che questa specie di sogno finisse all'improvviso, Lo guardava incredula, vedeva l'emozione sul suo viso e sul suo corpo, vedeva il suo cuore battere più veloce e il respiro di lui che si faceva più rallentato.'








Il sesso ci viene mostrato in tanti scenari diversi e mai noiosi che stimolano il lettore e, a volte, lo scioccano. Si passa dall'avventura, vissuta come distrazione o come la follia di una notte, al sesso vissuto come condanna. A volte è inteso come risorsa contro le brutture del mondo, a volte come puro istinto primordiale, altre come violenza cruda e semplice. Dal sesso occasionale al sesso di gruppo, il sesso per dimenticare o per guadagnare, il sesso virtuale o il sesso per amore, sino a raggiungere il punto più estremo e ci ritroviamo tra le lenziola con il Diavolo in persona.



'Pensieri peccaminosi nelle loro menti, voglia di evasione, di vivere, sentendosi prigioniere in un posto che, anziché le sbarre, ha solo portoni e tanta solitudine.
Una sera, durante un temporale, si strinsero forte, i tuoni erano minacciosi e loro si sentivano in balia di qualcosa che le avrebbe distrutte. Quell'abbraccio fu l'inizio del loro amore, una amore viscerale ...'







Tanti punti di vista, tante diverse sfacettature, tanti personaggi per ogni tipo di lettore. Questa prova letteraria rappresenta una grande prova di coraggio di Emanuela, almeno dal mio punto di vista, ed è, come tutti i suoi scritti, di un forte impatto emotivo sociale e culturale, dotato di un'attualità che sconcerta e arricchisce.
Non tutti, al giorno d'oggi, sono disposti a parlare di sesso e, in un certo senso, mettersi a nudo di fronte all'opinione pbblica.

Personalmnte, rispetto enormemente quest'autrice e resto in attesa del suo ultimo romanzo che sarà di un genere totalmente opposto ma, sono certa, ugualmente affascinante.

Una menzione, non da ultimo, và fatta all'autrice della copertina di "Bianco e nero", Francesca, la figlia di Emanuela, per la bellissima idea grafica.

Buona lettura! Non vi annoierete di certo!

lunedì 16 settembre 2013

LAURA BELLINI e il suo ultimo romanzo IL GIOCO DEI RICORDI

Oggi ho il piacere di ospitare un’autrice che è tornata a trovarmi in occasione dell’uscita del suo ultimo romanzo “Il gioco dei ricordi”, per il quale ho curato la prefazione.


Ciao Laura, bentornata nel mio blog. Sono davvero contenta di poter nuovamente parlare con te, non ti nascondo che sono emozionata. Cos’è cambiato nella tua vita dall’ultima intervista?

Ciao Linda! Per me è un piacere enorme chiacchierare con te!!! Cos’è cambiato? Un sacco di cose a dire la verità, ma vorrei raccontartene solo una…
Finalmente, dopo tanti anni e anni di conoscenza virtuale, sono riuscita ad abbracciare una persona straordinaria. Di chi si tratta? Ma di te!!!
Conoscerti di persona è stata una bellissima emozione che mi ha riempito il cuore di gioia. Ѐ bello sapere di avere accanto una vera amica come lo sei tu!


Sei stata mia ospite in occasione dell’uscita del tuo quinto romanzo “Il mondo dopo te”, edito da Butterfly Edizioni, e ora torni con un’altra pubblicazione del medesimo editore. Devo pensare che ti trovi bene con Argeta Brozi e il suo team. Perché? Quali i pregi che i lettori e, perché no, gli emergenti in cerca di editore dovrebbero conoscere?
E pensi benissimo! Io adoro Argeta, come amica e come direttrice editoriale della Butterfly Edizioni. Ha avuto coraggio a intraprendere una strada impervia come l’editoria italiana e l’ha fatto con le sue sole forze e la sua volontà. Nel suo lavoro ci mette l’anima e questo traspare dai libri che pubblica.
Essere parte di questo team è un onore e un privilegio per me. Consiglierei a tutti di scegliere Butterfly perché qui si è come in una grande famiglia, c’è stima e collaborazione reciproca. E, soprattutto, perché è una casa editrice seria che mantiene ciò che promette e che sa anche sorprenderti!

 Ma veniamo alla tua ultima fatica. Cosa troveranno i lettori al suo interno?
All’interno del mio ultimo romanzo troverete un viaggio che non sarà solo quello che affronterete visitando l’antica Roma o la Scozia ai tempi di Wallace, ma più che altro sarà un vero viaggio attraverso la vita.
La vita raccontata da personaggi molto particolari che, sono sicura, riusciranno a stupirvi perché nessuno sarà immune al cambiamento!




 Come è nata l’idea per “Il gioco dei ricordi”?
A dire la verità, non ne ho idea! :D Non c’è stato qualcosa in particolare che abbia fatto nascere in me la voglia di scrivere questa storia. Nathan si è presentato nei miei sogni e io l’ho ascoltato…

Quali tematiche affronti nel tuo romanzo?
Le tematiche sono molteplici così come il loro evolversi. Penso che questo romanzo sia molto incentrato sulle scelte e sull’effetto che queste hanno sulla vita dei personaggi, ma non solo. Si parla di libero arbitrio…
Siamo davvero certi di essere liberi di scegliere il nostro destino o c’è una forza superiore che, in ogni modo, governa le nostre decisioni, conducendoci là dove dobbiamo arrivare.?
Ѐ vero che le nostre scelte potrebbero cambiare il corso della nostra vita oppure è solo una piccola deviazione per condurci comunque allo stesso esito?
Si parla anche di amore, questo tema è ricorrente e, come sempre, voglio sottolineare che quando uso questo termine non mi riferisco solo all’amore fra una coppia, ma il suo significato è globale. Amore per la vita, per se stessi, per le persone che ci circondano… E l’amore non è una cosa semplice, porta con sé gioie e dolori…
Parlo anche del bene e del male e di quanto sia flebile il loro confine. Nathan e Gabriel ne sono la conferma! Ma ora basta raccontare, vorrei che ogni lettore estrapolasse da solo i messaggi contenuti in questo romanzo.

C’è qualcosa di autobiografico?
No, assolutamente niente anche se…
Beh…la mia migliore amica dice che è impossibile non ritrovare una parte di me in questa protagonista. Credo che sia normale trasmettere ai nostri personaggi qualcosa di noi, tu che dici?

Assolutamente d'accordo! Nel tuo libro la protagonista, Ayleen, affronta una sorta di viaggio attraverso il tempo e dalle pagine si evince la tua passione per la storia. Qual è il periodo a te più congeniale e, se potessi fare tu stessa un viaggio nel tempo, quale epoca sceglieresti?
Mi piace la storia, è vero. Mi piace tutto ciò che è antico e che mi fa provare una sorta di nostalgia per le cose perdute… Sono nata nell’epoca sbagliata, lo ammetto! Ma anche tu mi fai compagnia in questo ;)
Quale epoca sceglierei? Ѐ difficile dare una risposta a questa domanda perché sono combattuta fra una marea di sogni…però in questo periodo ti direi che sceglierei di visitare l’Inghilterra ai tempi di Edoardo di York e della sua bellissima Elisabetta. Ma non sarei una brava viaggiatrice del tempo, non riuscirei a comportarmi come Nathan e Ayleen e a non interferire con il corso degli eventi.
Quindi forse sarebbe meglio continuare a sognare epoche passate senza metterci piede!
Però la soddisfazione di indossare uno di quei meravigliosi e vaporosi abiti vorrei proprio togliermela!

A chi lo dici!! Nella tua storia, la lotta tra Bene e Male, tra Angeli e Demoni è perno e fulcro della vicenda. Perché questa scelta?
Perché alla fine Bene e Male si fondono. Se all’inizio appaiono come due entità distinte, proseguendo con la lettura non si ha più ben chiara l’idea di chi rappresenti 'chi'. E questo credo accada anche nella vita di tutti i giorni. E penso anche che non potremmo mai vivere in un mondo in cui una delle due forze prevaricherà l’altra…

E tu? Cosa sceglieresti tra i due, chi sceglieresti tra Gabriel e Nathan?
Questa è una domanda trabocchetto! :D Senza ombra di dubbio io sceglierei Nathan perché sua è la crescita maggiore, suoi i sacrifici più grandi e suo l’amore più incondizionato!

Oltre al sito della casa editrice, vuoi lasciare qualche altro link utile ai lettori per acquistare il tuo libro?

Potete trovarlo su IBS o su Amazon (al momento è anche scontato!)
IBS

Oppure potete ordinarlo in qualsiasi libreria nazionale!

Qualche progetto futuro di cui vuoi metterci a parte?

Di certo manderò un nuovo manoscritto a Argeta perché, lei lo sa, difficilmente si libererà di me!
In questo momento sto lavorando a un romanzo storico, una nuova avventura dato che non mi ero mai cimentata in questo genere, ma che, oltre a grandi sacrifici, mi sta regalando emozioni impareggiabili!
Non vedo l’ora di scoprire dove mi condurrà questa storia perché, per la prima volta in assoluto, non ho alcun potere sui miei personaggi…

Il tuo consiglio agli emergenti che ci seguono?
Uno solo…siate umili. Pubblicare un romanzo non significa essere diventati degli scrittori affermati. Tenete i piedi ben saldati al terreno perché questo è un mondo in cui si inciampa facilmente in persone disoneste o errori banali. E leggete, non dimenticatelo. Leggete tanto e non solo autori affermati, ma soprattutto emergenti come voi!

Concordo pienamente! Grazie per aver accettato nuovamente il mio invito. E’ sempre un piacere per me. In bocca al lupo!
Grazie a te, amica mia. Sei un tesoro prezioso per me!!!

Per seguire Laura     IL VOLO DELLA FANTASIA




 

martedì 10 settembre 2013

IL CUORE INSANGUINATO di Pamela Boiocchi

Oggi voglio parlarvi della mia ultima lettura "Il cuore insanguinato" di Pamela Boiocchi che prossimamente avrò il piacere di ospitare nel mio blog.


QUARTA: Isola di Saint-Christophe, XVII secolo. La giovane e coraggiosa Isabelle, figlia illegittima di un pirata e dell’ormai defunta lady Justine Ravenau, gestisce con la sua domestica Marjorie una locanda, Il cuore insanguinato, meta privilegiata di pirati e criminali. Con un pugnale nascosto sotto la gonna e una straordinaria forza interiore, Isabelle è in grado di vivere e di essere felice in un’isola così pericolosa; tuttavia, la sua quiete viene improvvisamente spezzata dall’arrivo dell’Oblivion, nave inglese comandata da lord Taylor Harriss Moore, l’uomo che sua madre aveva tradito innamorandosi del pirata e dando alla luce proprio lei, Isabelle. L’uomo propone alla giovane di allontanarsi da Saint-Christophe e di vivere a St. James of the Plain con lui. Isabelle accetta, e un nuovo mondo si apre dinanzi ai suoi occhi: abiti lussuosi, gioielli, feste. Tuttavia, la giovane donna sarà presto costretta a fronteggiare l’ipocrisia dell’alta società, che sa essere anche più pericolosa di un’isola abitata da pirati. Intanto, una guerra si profila all’orizzonte: l’isola nella quale è cresciuta e Il cuore insanguinato sono in pericolo. Sarà l’aiuto del misterioso e affascinante Tristan Storm a riportarla a Saint-Christophe per tentare di salvare ciò che ama e, soprattutto, a farle scoprire la passione. Un romanzo che ha il sapore antico dei più grandi libri d’avventure, e il fascino di una scrittura che sa parlare dritto al cuore con sensualità ed eleganza.


Un romanzo che alterna pizzi e passamanerie a pirati e navi ammiraglie, identità segrete a passioni prorompenti.
Il libro si apre sull'isola di Saint-Cristophe, dove la protagonista, Isabelle, gestisce assieme all'amica Marjorie, 'il Cuore insanguinato', la taverna che dà il titolo al romanzo. Ma questa non è un'isola come tutte le altre, qui i pirati sono i principali avventori e Isabelle, un' orfana che serve ai tavoli celando sotto le gonne un pugnale per le evenienze. Ha imparato a contare solo sulle proprie forze dopo la morte della madre e l'assenza del padre, anch'egli un pirata. '
Ma la fortuna o sfortuna, questo lo lascerò decidere a voi, non tarderà a bussare alla sua porta e, presto, Isabelle si ritroverà in viaggio per St James of The Plain, in Giamaica, per raggiungere la lussuosa dimora dell'Ammiraglio, marito della madre adultera, che vuole offrirle protezione e l'affetto di una vera famiglia.



'Per un istante ebbe la sensazione che anche respirare fosse diventato difficoltoso, assalita da mille immagini di quella sua vita che tanto detestava ma alla quale era davvero pronta a rinunciare per imbarcarsi verso l'ignoto, sola con un uomo che non conosceva affatto ma che diceva l'avrebbe trattata come una figlia?'









Quello che troverete all'interno del romanzo è un'ambientazione storica, siamo nel XVII secolo, coinvolgente, tra merletti e corsetti, bagni in tinozze profumate e serve complici. Una vita bennata che si scontrerà con le atmosfere cupe e avventurose che si respirano a bordo di una nave pirata come la Strega Rossa, capitanata dall'impavido e spavaldo Tristan Storm.

Tra Isabelle e Tristan la passione divamperà all'istante, condita di malintesi, scaramucce e scene grottesche.





'Isabelle si strinse a Tristan, un uomo che non riusciva a capire, al cui umore rispondeva il mare e che le faceva ribollire il sangue nelle vene, di rabbia e di passione.'









Isabelle è un personaggio che ho amato dalle prime pagine e che subisce una profonda trasformazione. Una sorta di viaggio interiore. La conosciamo come una ragazzina sprovveduta, dolce e ingenua e, con l'evolversi della storia, vediamo affiorare il suo carattere indomito, quello che la figlia di un pirata immancabilmente possiede. Le digressioni di Isabelle, le sue riflessioni a ogni accadimento, a ogni personaggio con cui interagisce, fanno sorridere e la rendono moderna e contemporanea.

Naturalmente non possiamo restare impassibili di fronte a Tristan, al suo corpo statuario e al suo charme, un pirata che, credo, tutte le lettrici ameranno, ma la cosa che più mi è piaciuta è la caratterizzazione dei personaggi su cui punto sempre un occhio di riguardo. Qui, anche i personaggi secondari acquistano valore. Una figura a me cara, per esempio, è il patrigno di Isabelle, l'Ammiraglio, uomo duro e intransigente ma che sotto la ruvida scorza nasconde un animo morbido e malleabile.

Un altro particolare che non può passare inosservato è la mancanza di capitoli all'interno del libro. La storia è tutta un proseguo, non c'è un attimo di tregua, né un'interruzione e questo rende la lettura particolarmente avvincente, ipnotizza il lettore rendendolo incapace di separarsi da Isabelle e dalle sue vicissitudini.

Preparatevi a viaggiare a bordo di una nave le cui vele spiegate sono del colore del sangue, dove non tutto è come sembra, e dove persino una tempesta può assumere connotati che sfociano nel sovrannaturale.





'La sensazione che provò fu orrenda, un' energia forte, devastante, e perfida. La poteva sentire, strisciarle addosso come qualcosa di viscido, mille lombrichi umidicci che percorrevano la sua pelle poi il freddo, un freddo che le penetrava nelle ossa, nero e malvagio, e il forte odore dello zolfo.'








La sola cosa che non perdono a Pamela e, credo anche voi se leggerete il libro, è di aver lasciato un punto interrogativo alla fine. Ed eccomi qui in attesa del seguito di questo bellissimo romanzo che mescola amore e avventura, tutto il sapore del XVII secolo alla sensualità di un Capitano ed al richiamo del mare. Difficile restarne indifferenti.

lunedì 9 settembre 2013

INTERVISTA A MIRIAM PELUSO

Ciao Miriam, benvenuta nel mio blog. Raccontaci qualcosa di te.

Ciao a te a tutti gli amici del blog e grazie per avermi ospitata tra le tue “pagine virtuali”. Raccontare di me in poche parole è un'ardua impresa, sono una ragazza di 28 anni, con un piccolo lavoretto precario, sposata e che vive la vita di tutti i giorni intensamente. Sono un'appassionata di musica e lettura, non viaggio mai senza il mio Ipod e un buon libro. Ho una passione per il fitness e la palestra e spero di prendere presto qualche attestato a riguardo, oltre a questi aspetti più o meno semplici della mia vita, adoro le culture altre, amo parlare lingue diverse, assaporare sensazioni di posti nuovi e mai visti, scontrarmi con realtà diverse dalla mia e soprattutto apprendere il rispetto e compenetrarmi con chi è “differente” da me. Sono una tipa semplice, amo le piccole cose, non ho grandi pretese, solo tantissimi sogni :)

Una laurea in Comunicazione Interculturale e una profonda passione per la letteratura. Come è stato il tuo primo approccio con questo mondo?

Beh devo dirti che ho iniziato a scrivere da grande, non sono sempre stata così appassionata, né ho seguito da subito il mondo dei grandi scrittori, la passione è nata per puro caso, collaborando ad un progetto con la mia migliore amica, che mi ha fatto aprire gli occhi su questa realtà, la quale poi mi è calzata a pennello.
 
Nella tua biografia racconti come 'il mondo editoriale sia arduo e chiuso per un emergente'. Raccontaci la tua esperienza.

È' così, ormai non è più un segreto, emergere in Italia non è per niente facile, sono alquanto delusa dal mio paese e non solo dal punto di vista editoriale. Ho mandato il mio libro quasi a chiunque e chi più, chi meno mi ha fatto percepire a pelle cosa significa “scrivere” in un paese come il nostro, l'ASE è un gruppo molto speciale, loro mi hanno accolto come in una famiglia e per certi versi mi hanno permesso di sognare, è vero scrivere un solo romanzo e pubblicarlo, non è arrivare, ma è un piccolo inizio. Ho già ultimato il sequel del mio primo romanzo, “Rivincita d'amore” e sto lavorando ad un altro progetto, come vedi è complicato, ma l'Arduino Sacco Editore, mi ha dato la speranza, “si può fare”.
 
Nel settembre 2011 pubblichi il tuo primo romanzo “Rivincita d’amore”. Cosa troveranno i lettori al suo interno?

Il romanzo non è la solita storia d'amore vista e rivista, va un po' più nel profondo. Narra le vicende di Hayley, una ragazza comune, che incontrerà il “vero” amore, seppur già fidanzata da 10 anni. La sua vita si intreccia con simpatici personaggi come Nathan, Debbie e Brad e tratta tematiche giovanili, che io per prima ho dovuto affrontare e che in un certo qual modo mi hanno segnata, spesso mi è stato chiesto se lei, fosse “me”, ed ho sempre risposto al 50/50, oggi rileggendo il mio libro, sono sempre più convinta che lei sia un'altra Miriam.


 
 
 
 
Quali temi affronti nel tuo libro?

Svariati, di certo si parla d'amore e se ne parla tanto, ma si parla di amore vero, quello che ti fa venire la pelle d'oca e ti fa battere il cuore, si parla di amore tradito, di amore falso, di amicizia e rispetto, di mancanza e dolore. Come vedi spazio molto, chi legge “Rivincita d'amore”, non avrà modo di stancarsi, ogni capitolo è un colpo di scena ed affronta qualcosa di diverso rispetto al precedente.
 
Qual è stato l’input per “Rivincita d’amore”?

Un giorno ascoltavo musica come mio solito e partì l'idea di aprire un file “word”, mi ero messa alla prova, volevo vedere dove potevo arrivare, Rivincita è nato così, per puro caso, non era calcolato, non era in programma.
 
Definisci il tuo primo romanzo ‘una rivincita nella vita’. Perché?

Come tutti ho avuto le mie delusioni e le mie difficoltà, sapere di avercela fatta, per me, per merito mio, mi inorgoglisce e quindi è una vittoria, vorrei che ognuno provasse la sensazione di poter dire alla fine di un lungo progetto: “a volte i sogni diventano realtà”, perchè può succedere, sebbene sembri complicato ed impossibile.

Tre consigli per gli emergenti che ci seguono?

Mai scoraggiarsi.
Scrivere per il pubblico va bene, ma fatelo prima per voi stessi.
Mai scrivere per dovere, ma per puro piacere.


Hai qualche progetto che vuoi anticiparci?

Certo, è in giro il sequel di “Rivincita d'amore” che reca un titolo provvisorio, poiché ancora non so se e con chi sarà editato, di “Conquista d'amore”, spero presto di ricevere qualche proposta editoriale non a pagamento, perché a pagamento ne ho ricevute fin troppe. Poi sto lavorando ad un terzo progetto, simpatico e brioso e spero magari di ultimarlo e pubblicarlo quanto prima, in quello c'è un lato di me scrittrice davvero inaspettato.

E’ stato un piacere ospitarti nel mio blog. In bocca al lupo!
 

Crepi, un saluto a tutti ed un grazie speciale a te :)

Per seguire Miriam   RIVINCITA D' AMORE




 

martedì 3 settembre 2013

L' ARTISTA CHE C'E' IN TE!

Salve amici, il blog sta per inaugurare una nuova rubrica che vi terrà compagnia una volta al mese e vi permetterà di scoprire e conoscere più da vicino alcuni artisti in erba!
Naturalmente l'iniziativa è sempre relativa al magico mondo dei libri che mi accompagnano ormai da anni.
Prestate attenzione, magari potreste essere proprio voi L' ARTISTA che cerco!!

Sei un appassionato di VIDEO-MAKER ma non lo fai di professione? Possiedi un canale YOUTUBE in cui ti diletti a pubblicare BOOKTRAILER dei tuoi romanzi preferiti o di emergenti meritevoli?

Sei un appassionato di digital-art ma non lo fai di professione? Ti diletti a realizzare cover di romanzi che sono stati pubblicati proprio con la tua immagine di copertina?

QUESTA E' LA RUBRICA CHE FA AL CASO TUO! PRENOTA LA TUA INTERVISTA, MOSTREREMO I TUOI LAVORI, I TUOI CONTATTI E TI CONOSCEREMO MEGLIO IN UNA PIACEVOLE CHIACCHIERATA!!

Se vi siete ritrovati nelle descrizione dei requisiti richiesti non esitate a contattarmi, ma ricordate: NON DEVE ESSERE LA VOSTRA ATTUALE PROFESSIONE NELLA VITA!!

Vi aspetto numerosi!!!


lunedì 2 settembre 2013

INTERVISTA A PEE GEE DANIEL

Ciao Pee Gee, benvenuto nel mio blog. Raccontaci qualcosa di te.

Sono alto 186 cm di statura e mezzo metro all’incirca al garrese, ho gli occhi verdi, i baffi bruno-biondicci, porto il 45 di scarpe, su una spalla ho un tatuaggio tribale che raffigura uno squalo, il mio soprannome di battaglia era “Il Tigre” (perlomeno sino a prima della paternità). Sono padre di un bambino di cinque anni e mezzo che si chiama Michelangelo e marito di una mia quasi coetanea che si chiama Daniela. Ho fatto le scuole pre-ginnasiali da salesiane e gesuiti e, di conseguenza, ho perso irrevocabilmente ogni fede. Il mio piatto preferito sono le frattaglie. Il mio film preferito è Novecento di Bernardo Bertolucci. Il mio romanzo “totemico” è Moby Dick. Il mio autore di riferimento è C.E. Gadda. Alimento un culto personale quasi omoerotico verso Elvis Presley. Odio tutti gli sport tranne il pugilato.

Una laurea in filosofia e una collezione notevole di lavori: da impiegato a magazziniere, da poliziotto a bibliotecario, aiuto-camionista, copywriter, addetto a ufficio-stampa, responsabile di sale-slot sala-giochi e agenzie di scommesse. Un bagaglio di esperienze che incuriosisce. Parlacene.

Mi è sempre piaciuto farmi trascinare, in qualche modo, dalla vita: “perinde ac cadaver”, come mi insegnavano i gesuiti, coi toni drammatici che amano spesso sfoggiare. Nutro un’adorazione para-religiosa verso la vita, intesa quale forza sovrastante e dominante cui, volenti o nolenti, comunque vada soggiacciamo. È quindi capitato quasi sempre che rispondessi alle chance che la situazione mi proponeva, avendo così l’opportunità di sperimentare, conoscere e afferrare il più possibile della realtà contingente che, nei suoi più disparati aspetti, questa mai esausta ricerca di cambiamenti mi consentiva. Peraltro quello che mi sono sempre, più o meno segretamente, prefisso di fare nella vita era scrivere, per l’appunto. Averne fatte tante, come si suol dire, mi ha consentito di mettere insieme materiale, umano e non, sufficiente a tal proposito per i prossimi quattro decenni…
La mia seconda passione, oltre alla letteratura, è la filosofia, che cerco di coltivare di pari passo, con diversi e frequenti crossover interdisciplinari. L’utilità principale di quest’ultima rispetto all’attività di scrittore sta principalmente nel fatto che gli studi filosofici ti informano di tutto quello che le migliori menti scaldate da questo stesso sole che ora abbronza noi abbiano precedentemente postulato, tanto da dare la giusta modestia indispensabile, ogni qual volta ci percorra la mente qualche nuova idea magari particolarmente allettante, per sapere che essa è già stata quasi sempre pensata e strutturata da qualche illustre predecessore, nella maggior parte dei casi senz’altro meglio di come faremmo noi…

Sposato e con un figlio, sei anche sceneggiatore, commediografo e articolista. Dove trovi il tempo per scrivere?

Il mio tempo è tutto dedicato alla scrittura. In primis perché il ben noto periodo congiunturale che stiamo attraversando, e la conseguente difficoltà a rintracciare una mensilità fissa, mi ha infine incoraggiato a tentare il lavoro dello scrittore tout cour. Secondariamente perché uno scrittore scrive anche quando non sta scrivendo. Quando sembra fare tutt’altro, quasi senza volerlo sta in realtà incamerando esperienze, sensazioni e intuizioni che lavoreranno lentamente in lui ed emergeranno, alla fine, sotto forma di una storia pronta da essere narrata. C’è quella celebre frase di Joseph Conrad, che spiega bene questa fase di “assorbimento” propria della scrittura: «Come faccio a spiegare a mia moglie che quando guardo fuori dalla finestra sto lavorando?»

Raccontaci del tuo primo approccio con la penna?

Il mio primissimo approccio fu con una matita, a dire la verità. Sin da bambino adoravo riempire quadernoni a quadretti di storie a fumetti. Questa voglia di reinterpretare, ovvero di rielaborare l’esperienza del mondo si “traslitterò”, durante gli anni del liceo, in un nuovo mezzo espressivo. Partii, come quasi tutti, dalla poesia, che poi, come quasi tutti, abbandonai precocemente, dopo aver collezionato una serie di premi e segnalazioni letterarie anche di un qualche prestigio, in favore della narrativa, più confacente a ciò che mi preme dire.

E’ doveroso dire ai lettori che scrivi sotto pseudonimo. Perché questa scelta?

Sin da subito capii che mi serviva un 'nom de plume'. Questo innanzitutto per rendere più chiara possibile la distinzione tra lo scrittore e la persona. Ritengo infatti che nella scrittura un autore dia di sé molto spesso il meglio, altre volte il peggio, comunque sempre la parte più profonda e meditata della propria personalità. Era dunque per me molto importante mostrare sin dall’inizio questa distanza ontologica tra i due diversi aspetti che mi contraddistinguono: l’uomo qualunque, nella sua feriale mediocrità, da un lato, contrapposto allo stato di eccezionalità dello scrittore. Quanto all’origine per così dire “tecnica”, Pee Gee non è che la versione inglesizzata del nomignolo ipocoristico che da sempre mi accompagna (facendo io, all’anagrafe, Pierluigi), mentre, per quanto riguarda il cognome, la scelta fu più complicata. Quando mi dovevo scegliere uno pseudonimo a un certo punto mi dissi: se ci sono Eros Ramazzotti e Mia Martini perché non posso omaggiare anch’io il mio drink preferito? Il mio pseudocognome, quindi, non è altro che un grato riferimento al Jack Daniel’s, che tanti ispirazioni mi diede (anche questo sempre prima della paternità…).

Partecipi a diversi concorsi letterari ed è proprio in uno di questi che il tuo racconto “Anzelmius” viene premiato e inserito in una rivista e in un’antologia edita da Marcos y Marcos. Di cosa si tratta?

È un racconto svolto in prima persona da un imbonitore di piazza, che deve convincere il pubblico astante ad accaparrarsi un biglietto cadauno per assistere allo spettacolo di quel “Superbo Anzelmius” che dà titolo al racconto stesso. Anzelmius, nelle parole dell’imbonitore, è un prestigiatore prodigioso, capace di magie mai prima tentate, che spesso sfociano nel più oscuro occultismo. Al termine della storia sorge il sospetto che in verità questo personaggio tanto pomposamente enarrato sia più leggendario che reale e che le vere facoltà magiche risiedano tutte nella facondia e nella magniloquenza dell’imbonitore.
Ho sempre amato le manifestazioni spettacolari, come i numeri di macromagia appunto, ma questo racconto, come forse si intuisce, viene anche a costituire una sorta di riflessione metanarrativa su quale sia l’effettivo ruolo di chi narra e su quale valore assuma mai il suo stile qualora non serva che a nascondere una completa vacuità di contenuti.

Nel novembre 2010 un tuo monologo viene segnalato al concorso ‘Pervocesola’ e pubblicato in un’antologia edita da ‘Nerosubianco’. Parlacene.

Si tratta della versione drammatizzata del racconto di cui vi dicevo poco fa. Probabilmente questo breve monologo verrà prima o poi ripresentato in scena dalla compagnia teatrale romana che sta anche curando la messinscena di una mia commedia intitolata "Guerra lampo" .

E nel 2012 un tuo saggio di critica letteraria viene segnalato al ‘Concorso Letterario Nazionale Bel-Ami 2012 – Festival Dieci Lune’ e premiato presso la ‘Domus Ars’ di Napoli. Cosa ricordi di questa esperienza?

È un saggio che cerca di investigare quanta parte abbia avuto sulla composizione del Moby Dick l’influenza esercitata su Melville dalla contemporanea lettura delle opere del proto-illuminista Pierre Bayle. Il suo titolo è la testuale citazione di una frase di Ahab quanto mai rivelatrice: «Sometimes I think there’s naught beyond» (trad.: a volte penso che al di là non ci sia alcunché). Entro fine anno questo stesso saggio, rimaneggiato in chiave un tantino più filosofica, avrà l’onore di apparire sulla rivista di filosofia, organo ufficiale della Facoltà di Trieste.

Sempre nel 2012 pubblichi il tuo primo romanzo “Gigi il bastardo (e le sue 5 morti)” che ti vale la segnalazione al ‘Concorso Nazionale Alexandria Scriptori Festival’. Quali contenuti tratti in questo esordio?

"Gigi il bastardo" è un romanzo che definirei “testosteronico”: progettato e impostato intorno ai 21 anni (anche se mi è poi capitato di rivederlo anche in anni successivi), rappresenta un debutto letteralmente esplosivo. È infatti un testo fortemente sperimentale (spesso ai limiti dell’avanguardia letteraria) che vuole romanzare le mie esperienze di allora, non di rado estreme, in gran parte frutto dei miei anni trascorsi come poliziotto a Torino, attraverso una mescola di slang, gerghi tecnici, forestierismi, neologismi, forme dialettali, obsolescenze, onomatopee, citazionismi eruditi, errori marchiani, tic linguistici, etc.
La storia è delle più semplici: Gigi Strapiù una mattina si risveglia e scopre di essere stato abbandonato da Lisa. Per l’intero evolversi del romanzo suo compito sarà ritrovarla, sino alla riuscita finale che, tuttavia, presenterà un ulteriore, inaspettato colpo di scena. Quel che importa maggiormente è però quel che Gigi vive ed esperisce in questa sua folle ricerca, in una Torino quasi sempre notturna, tra locali ambigui, personaggi incubatici, viaggi allucinati, falsi messia, pusher, orge tragicomiche e peripezie varie.
È un peccato che la sua diffusione sia un parecchio sacrificata dal tipo di scelte gestionali operate dall’editore. Comunque, se vi venisse difficile rintracciarlo, almeno per farvene un’idea è stato interamente pubblicato, a puntate, anche sul blog dello scrittore Marco Candida.

Nel 2013 pubblichi il romanzo e-book “Phenomenorama”. Vuoi darcene un assaggio?

"Phenomenorama" parla di una mia annosa passione: i freaks, ossia quegli sventurati che, segnati sin dalla nascita da incredibili deformità, se qui da noi venivano rinchiusi nel Cottolengo, in gran parte d’Europa e soprattutto in America venivano esposti al pubblico come una sorta di “artisti naturali” e prendevano appunto nome di fenomeni da baraccone. La storia è quella di un freakshow itinerante per l’America più profonda, durante gli anni della Grande Depressione, il direttore del quale, Monsieur Korallo (un altro imbonitore da piazza!), si vede scomparire nottetempo, uno dietro l’altro, tutti i suoi artisti, a detta loro rapiti dal messia dei freaks Cincio Ciancio, che li preleverebbe onde recarli alla terra promessa dei fenomeni umani. Forse però le cose stanno un po’ diversamente… Ho inventato Phenomenorama per sfruttare un nuovo software per tablet e smartphone sviluppato da un giovane team di Modena. Il sistema rassomiglia a quelli che erano i libri-game, ma dà l’opportunità allo scrittore, e di conserva anche ai lettori, di perdersi tra infiniti meandri, approfondimenti, vicoli ciechi, diversi punti di vista circa una stessa scena, musica, illustrazioni, capitoli consultabili solo a certe ore del giorno e solo con certe condizioni atmosferiche (in accordo con lo svolgimento della scena narrata), etc.
Ne volete un breve assaggio? Comincia così: «A partire dall'agorà ateniese, giù attraverso i secoli, dalle fiere medievali alle feste di piazza vittoriane, mai è mancato un momento di evasione collettiva, durante il quale qualche impresario spregiudicato non credesse opportuno alzare un po' di soldi esibendo di fronte a un pubblico pagante i rappresentanti più sfortunati della società umana: esemplari deformi alla nascita, dalle sembianze animalesche o mostruose, portatori di handicap rarissimi e a loro modo speciali. Tuttavia non giudicate con eccessiva severità l'intraprendenza di questa sottospecie di agenti teatrali. Costoro non fanno che conciliare l'eterna legge commerciale della domanda e dell'offerta. Perché è la gente, prima di tutto, a esigere questo tipo di spettacoli. Padri timorati d'Iddio che si accalcano in interminabili code pur di munirsi del biglietto che permetta loro, insieme all'innocente prole, di assistere quanto più da vicino possibile ai tanti abomini raccolti sotto le apposite tensostrutture.»

E sempre quest’anno pubblichi il tuo terzo romanzo “Il politico”. Cosa troveranno i lettori al suo interno?

Prima di pubblicarlo l’editore mi chiese di compilare una breve scheda di presentazione per vedere se gli potesse tornare utile per la quarta di copertina. Dopo averla letta mi espresse testuali parole: «Mai far scrivere la quarta di copertina a uno scrittore: sono i peggiori venditori di se stessi!», e sono perfettamente d’accordo con lui. Lascio quindi la parola al testo poi redatto di suo pugno, che presenta egregiamente quanto il lettore si troverà davanti, una volta aperto il libro:
«Un uomo insulso, privo di una vera personalità, senza reazioni emotive e dalle scarse capacità. Il protagonista de “Il Politico” è un uomo mosso da bassi istinti, caratterizzato da un’indolenza quasi morbosa, capace di improvvisi atti di violenza: tutto questo lo farà diventare attivista del Movimento e, grazie all’amicizia dei suoi discutibili capi, si avvierà verso un’irresistibile, quanto inaspettata ascesa sociale. “Il politico” è un romanzo caustico, carico di straordinaria sagacia e di tragica ironia, in cui il dramma di un uomo chiuso in se stesso si trasforma nella fotografia di una società smarrita.»



http://associazionegolena.com/page.php?136




Quali tematiche affronti?

La trama coincide con la fortunosa costituzione sociale di un antieroe dei nostri tempi, per parafrasare Lermontov. Seguiamo questo idiota integrale, protagonista del romanzo, sin dalla più tenera infanzia e, attraverso le sue continue efferatezze, piccoli o grandi, lo vediamo crescere sia fisicamente che dal punto di vista del ruolo sociale. Quasi senza alcun contributo volontario da parte sua, lo pedineremo infatti progredire gradualmente, prima entrando in un movimento politico estremista non meglio identificato e quindi, sul finale, passando addirittura le elezioni e accedendo alla cosiddetta “casta”, come deputato della repubblica italiana. La tematica principale risponde perciò alla volontà di descrivere un personaggio completamente svuotato di ogni personalità. Calare un tipo di personaggio del genere all’interno delle dinamiche che reggono politica e società e dimostrare come verosimilmente risultino a costui favorevoli si trasforma poi, però, attraverso un processo quasi automatico, in un preciso quanto esplicito atto d’accusa verso il sistema e le strutture sociali in cui viviamo. Non per nulla lo slogan che lancia il romanzo recita: «È cattivo. È stupido. È incapace… E farà carriera»
Quello che mi prefiggevo, dunque, era una meditazione sui nostri tempi che travalicasse il più semplicistico sentimento dell’antipolitica, che comunque, in una nazione come la nostra, resta sempre e largamente legittima.

Come nasce l’idea per questo libro?

La psicogenesi del romanzo - chiamiamola così – nasce da un esperimento mentale, ovvero una specie di esperimento filosofico. Era infatti da tempo che volevo costruire un personaggio completamente privo di intelligenza, qui intesa sia come intelligenza logico-speculativa che come quella che si definisce intelligenza emotiva. Ci sono figure sostanzialmente deprivate di uno di questi aspetti, pur riuscendo a conservare l’altro.
In filosofia, ad esempio, si parla di “genio morale” per intendere qualcuno magari incapace delle più semplici operazioni intellettive, ma, d’altra parte, ricco di umanità, a tal punto da comprendere quel che gli altri provano per pura intuizione. Poi c’è il serial killer, cui viene riconosciuta un’intelligenza acutissima ma una pressoché totale mancanza di reazioni emotive, a tal punto da portarlo alle gesta che ben conosciamo. Ecco, volevo riunire i deficit interiori di questi due esempi umani per farne un personaggio che, nelle sue esagerazioni, rendesse al meglio il milieu che ci tocca vivere in un periodo come questo. Era il secondo aspetto a interessarmi maggiormente: l’assoluta assenza di empatia. Tutti conosciamo il celebre aforisma kantiano: «Il cielo stellato sopra di me, la legge morale dentro di me» Freud amava sbeffeggiarlo affermando che, mentre l’esistenza del cielo stellato gli era chiara, in tanti decenni consumati a investigare che cosa davvero albergasse dentro gli esseri umani, mai gli era capitato di imbattersi in qualche legge morale in essi innatamente inscritta.
Ebbene, se proprio vogliamo recuperare l’ottimismo dell’illuminista tedesco, questa legge altro non è che l’empatia, grazie alla quale sentiamo quel che l’altro prova e ci comportiamo di conseguenza, consentendo tra l’altro ogni convivenza sociale. Chi ne è privo o carente è il peggiore dei malvagi. Molto più dei villain da film western o degli arcinemici dei fumetti o, ancora, del baritono a cui nei melodrammi tocca la parte del perfido: quelli, al di là delle loro risatacce teatrali, perseguono uno scopo, per riprovevole che sia. Una volta raggiuntolo sono soddisfatti. Il cretino invece non conosce remore, né limiti, né traguardi. Va avanti come un panzer e macina quel che gli si para davanti senza neanche rendersene conto. È pericolosissimo!
Per tornare ora al romanzo, il problema è che un personaggio non basta a se stesso, ma perché lui e la sua storia siano credibili bisogna prima trovargli la giusta collocazione, o la giusta location, per dirla con una pisquanata; anche se in questo caso il termine più adatto sarebbe “il giusto habitat”. Quando scrissi "Il politico" lavoravo in una biblioteca civica che dà su quella stessa piazza principale su cui si affaccia anche il municipio. Un giorno, affacciandomi dal finestrone, mi capitò di assistere a una manifestazione politica che si stava svolgendo nella piazza sottostante, talmente pomposa e talmente stupida che quasi di riflesso mi fece finalmente decidere in che ambito inserire quel personaggio senza qualità che da tempo andavo formando nella mia mente.

Hai qualche progetto in cantiere di cui vuoi metterci a parte?

Attualmente sto ultimando il copione per un musical liberamente ispirato al film "L’attimo fuggente", che mi è stato commissionato da un’importante impresa teatrale. Entro breve dovrebbe essere pubblicato un mio romanzo giallo in formato digitale che si chiama "Il lungo sentiero dai mattoni dorati". Ho sottomano una raccolta di racconti e un romanzo tuttora inediti e una compagnia teatrale romana – ma questo già lo accennavo prima - si sta attrezzando per mettere in scena una mia commedia intitolata "Guerra lampo".

E’ stato un piacere ospitarti nel mio blog. In bocca al lupo per il tuo lavoro!

Piacere mio! Ti ringrazio dell’ospitalità e ti faccio i miei più sinceri complimenti per il tuo blog. Per richiamare la maggior botta di fortuna possibile ti rispondo: crepi Wolverine!

Per seguire Pee Gee    PEEGEEDANIELANDIA